Uno smartphone può avere pregiudizi di razza e di sesso? A domanda apparentemente ingenua, corrisponde una risposta inaspettata: sì, perché quei pregiudizi li ha - spesso, senza nemmeno saperlo - chi ha scritto il software. Ecco perché il riconoscimento facciale dei nostri telefonini ha un margine d'errore dello 0,8 per cento se chi lo usa è un maschio bianco, e addirittura del 34,7 se va in mano a una donna di colore. In pratica, per l'ultima categoria sbaglia una volta su tre.

L'esempio di Luigi Raffo, professore della facoltà di Ingegneria e referente per i progetti internazionali dell'Università di Cagliari, apre gli occhi sulle discriminazioni di genere. E li apre anche il rettore Maria Del Zompo: alla massima carica nei 96 Atenei statali italiani lei, donna, può contare soltanto su tre colleghe del suo stesso sesso.

Che cosa fare? Un progetto europeo, ad esempio: si chiama Supera, l'Università di Cagliari è una delle due vincitrici e, per questo, riceve 280mila euro di finanziamento.

Si parte con un questionario che sarà compilato da docenti, amministrativi e studenti per fotografare la situazione. Dopo aver compreso che cosa rallenta le donne nella carriera, l'Ateneo adotterà una politica per "pareggiare i conti" e, al termine del progetto quadriennale, distribuirà di nuovo il questionario per capire che cosa è stato fatto. E che cosa resta da fare.

"Un progetto per noi molto importante", spiega il prorettore Francesco Mola, "al quale collaborano, tra gli altri, Cristina Cabras ed Ester Cois. A proposito: le donne rettore sono poche perché le donne non si candidano. E perché le donne spesso non votano per le donne. Si sapeva, e ora l'Università scoprirà il perché".
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