Riposa a 18 metri di profondità su un fondale marino roccioso a Punta la Francese, a poca distanza dalla riva del mare di Stintino. Un enorme carico di blocchi di marmo bianco di epoca romana imperiale sulle quali gli studiosi hanno appena depositato il primo rapporto sulla ricerca.

Indagini archeologiche subacquee avviate dall'università Cà Foscari di Venezia autorizzate dal docente di Archeologia marittima, Carlo Beltrame che per primo dette impulso alla ricerca svolta in collaborazione con Giovanni Antonio Chessa della Soprintendenza archeologia di Sassari e Nuoro, e il supporto del servizio per l'Archeologia subacquea diretto da Gabriella Gasperetti, mentre l'intervento tecnico-logistico è stato assicurato dal Rocca Ruja Diving Center.

Una squadra di esperti che ha lavorato su circa 275 tonnellate di blocchi di marmo ben allineato sul fondale, una distesa lunga quasi 18 metri e larga 8 per un'altezza di tre metri di materiale che potrebbe rappresentare uno dei carichi più antichi rinvenuti lungo le coste del Mediterraneo.

Tutto dipende dall'esito delle analisi dei campioni per stabilire se la provenienza è di origine lunense, ossia derivante dalle cave dell'odierna Carrara, "significherebbe datarlo nel periodo imperiale ovvero nel I secolo dopo cristo - spiega Gabriella Gasperetti - e le anfore parte dello stesso carico potrebbero appartenere proprio a quel periodo".

Non vi è traccia del relitto della nave lapidaria così come non è ancora possibile definire con esattezza la provenienza del carico ma il funzionario archeologo della soprintendenza precisa che "dopo la prima fase della documentazione ora si procederà con l'analisi dei campioni e la ricostruzione dei blocchi di carico, indagini che serviranno per capire la grandezza e il tonnellaggio della nave".

Mariangela Pala
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