Ogni giorno circa 65 mila italiani varcano il confine nei pressi di Varese e Como per andare in Svizzera, nel vicino Canton Ticino. Sono i frontalieri, lavoratori che trovano nella Confederazione elvetica condizioni di lavoro migliori rispetto all'Italia con il plusvalore di poter continuare a parlare italiano.

Giulia è una di questi 65mila. Quasi quotidianamente prende un treno e va a insegnare tedesco ai ragazzi ticinesi. Così, giorno dopo giorno, lezione dopo lezione, incontro dopo incontro, scopre che nonostante la vicinanza territoriale e l'uso della medesima lingua è capitata in un mondo diverso, un luogo per molti versi alieno, con le sue peculiarità e anche qualche difficoltà. Questo lo spunto da cui prende le mosse "Noi" (Armando Dadò editore, 2017, Euro 20,00, pp. 128), divertente e divertita raccolta di "racconti a due voci tra Italia e Canton Ticino" come recita il sottotitolo del libro. A due voci, perché a fare da contrappunto allo sguardo di Giulia, messo nero su bianco da Valentina Giuliani, ci sono le riflessioni di Marco Jeitziner, giornalista svizzero che prova a narrare il nostro Paese da un osservatorio particolare: quello di uno straniero di madrelingua italiana e a contatto da tutta una vita con la cultura e la società del Belpaese.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Il risultato è un bel dialogo a distanza in cui Giulia/Valentina e Marco offrono ai lettori molti spunti per provare a conoscere meglio le realtà dei due Paesi e alla fine ritrovarsi con la voglia di saperne di più di questo mondo di "frontiera" unico, un microcosmo unito dall'idioma e da tanta cultura ma anche separato dalla storia e dal fatto di appartenere a nazioni diverse. Valentina Giuliani, lei stessa una frontaliera che insegna da anni in Canton Ticino, così ci trasmette la strana impressione si essere in un luogo "italiano" ma nello stesso tempo estraneo, dove la scuola funziona in maniera diversa, dove il franco prende il posto dell'euro, dove si mangia alle 12 e anche prima e il telefonino si chiama natel, così come le offerte al supermercato sono denominate "azione". Marco Jeitziner consente a noi italiani di riflettere su come il nostro Paese viene visto dall'estero: con ammirazione, ma anche con qualche punta di disagio per come sappiamo complicarci la vita, con la burocrazia per esempio. Oppure ci invita al sorriso nel momento in cui ci descrive quanto curiamo il nostro abbigliamento, il nostro look a 360 gradi, raggiungendo punte di narcisismo tutto italico!

Il tutto condito con uno sguardo affettuoso e complice, che accomuna entrambi gli autori, che narrano la diversità con reciproca curiosità, come invito a considerarla come punto di partenza, come canale comunicativo per provare a incontrarsi e, perché no, apprezzarsi.
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