E' battaglia nell'aula giudiziaria di Lanusei dove si celebra il processo sui cosiddetti "veleni di Quirra" contro i generali e i colonnelli che hanno guidato il poligono di Perdasdefogu dal 2002 al 2010: Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci, ed i comandanti del distaccamento dell'Aeronautica di Capo San Lorenzo, Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon. Per tutti l'accusa è di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri, perché non avrebbero recintato e interdetto l'accesso al pubblico delle zone militari dove ci sarebbero state sostanze nocive come l'uranio impoverito che avrebbero pregiudicato la salute dell'uomo e degli animali che in quell'area.

L'avvocato dello Stato Francesco Caput e i colleghi della difesa hanno contestato l'ammissibilità di tutte le nuove richieste di parte civile avvenuta nella scorsa udienza: 33 in tutto, a cui stamattina se ne sono aggiunte altre quattro, oltre alle 40 parti civili già ammesse dal Gup. Le nuove richieste secondo i difensori degli imputati - tra cui quella avanzata dalla Regione, dalle associazioni ambientaliste come il Wwf e il Gruppo di intervento giuridico, dalle associazioni antimilitariste e da privati cittadini - mancano a vario titolo di quel diritto soggettivo richiesto per la costituzione nel processo, o si presentano, come nel caso dell'associazione Gettiamo le Basi o del movimento indipendentista Sardigna Nazione e tante altre, sugli stessi presupposti per i quali sono state respinte in passato dal Gup. Anche la Regione, secondo Caput, non può avvalersi del diritto risarcitorio per i danni ambientali perché è il Ministero all'Ambiente titolare di quel diritto in quanto titolare della potestà esclusiva in materia legislativa, mentre non si contesta la richiesta per i danni al'immagine, i danni morali e patrimoniali da parte della Regione, causati dal poligono militare. La parola passa ora agli avvocati che hanno richiesto la costituzione di parte civile per i loro assistiti.

LA REPLICA DELLA REGIONE - "Il diritto di integrità e salubrità ambientale secondo gli art.2, 3, 9 e 32 della Costituzione spetta anche alle Regioni". Così l'avvocato della Regione Sardegna, Angela Serra, che intende costituirsi parte civile per i danni ambientali al processo sui cosiddetti "veleni di Quirra", ha replicato all'avv. Francesco Caput, difensore degli otto generali e colonnelli alla sbarra, secondo cui questo diritto spetta solo al Ministero all'Ambiente. "Fermo restando - ha aggiunto avvocato dello Stato - che le altre richieste avanzate dall'amministrazione regionale per i danni morali, all'immagine e al patrimonio non possono essere contestate". Nel tribunale di Lanusei, dove si è svolta la seconda udienza del processo, i legali che chiedono la costituzione di parte civile dei loro assistiti - 35 nuove richieste, che si aggiungono ad altre 40 già ammesse dal gup - si sono battuti fino alla fine contro le contestazioni dei difensori degli imputati: tra questi privati cittadini ammalati di tumore, o eredi di parenti deceduti, ma anche associazioni antimilitariste e ambientaliste. "Il diritto alla salute è di tutti", hanno replicato i legali che difendono le vittime, ritenendo legittime le richieste presentate da alcuni di loro "purché abbiano subito un danno diretto ed immediato dal poligono", hanno sottolineato. Non possono essere ammessi, invece, i cittadini sani dei paesi vicini al poligono e le associazioni ambientaliste o antimilitariste, perché non legittimati ad agire o perché si sono costituite in epoche successive ai fatti o ancora perché si presentano sugli stessi presupposti già respinti dal gup. Il giudice monocratico Nicola Caschili scioglierà la riserva sulle parti da ammettere al dibattimento nella prossima udienza, fissata per il 18 dicembre.
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