Le scritte intimidatorie del Mas (Movimento Armato Sardo) contro il sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo. La testa di capretto con in bocca una cartuccia da fucile ancora carica ritrovata nei parcheggi dello stesso comune di Iglesias con un inquietante biglietto: "Auguri sindaco, Giunta e familiari". Il raid vandalico contro il frutteto del sindaco di Osini Tito Loi, a cui sono stati tagliati 80 alberi di ciliegio con la motosega. L'attentato incendiario contro il dirigente dell'ufficio tecnico di Ittiri Gian Giacomo Pisanu. E, più recentemente, l'ordigno che ha distrutto la casa di campagna del vicesindaco di Esporlatu, il carabiniere in pensione Giovanni Canu.

Sono solo alcuni degli atti intimidatori che nel 2018 hanno preso di mira amministratori locali e funzionari della pubblica amministrazione nell'Isola. Tanto che a gennaio in prefettura a Nuoro (una delle province più colpite in tutta Italia) è andato in visita anche il ministro dell'Interno Marco Minniti.

L'allarme riguarda tutta la Penisola, non solo la Sardegna. Gli atti intimidatori sono in aumento in tutte le regioni, eccezion fatta per il Lazio dove si mantengono stabili. Secondo il rapporto "Amministratori sotto tiro", curato dall'associazione Avviso Pubblico, sono 537 gli atti intimidatori del 2017, uno ogni 16 ore praticamente.

LA SARDEGNA, "CASO ATIPICO" - La stessa associazione definisce la nostra regione un "caso particolare", per la presenza di un elevato numero di minacce pur in mancanza di un locale crimine organizzato di stampo mafioso. I casi censiti nel 2017 sono 48, in aumento del 14% rispetto all'anno precedente. La provincia più colpita è quella Nuorese, con 15 casi. Raddoppiate le minacce nel Sud Sardegna: sono 12. Otto i casi nel Cagliaritano e nel Sassarese, cinque in provincia di Oristano.

Se la Sardegna si piazza in quinta posizione come numero assoluto di intimidazioni, è prima rapportando il numero di casi agli abitanti, facendo registrare 8,3 attentati intimidatori ogni 100mila cittadini. Il movente, spiega l'associazione, "è spesso riconducibile a questioni di natura personale di modesto rilievo, circoscritte all'ambito locale: mancate assunzioni, contravvenzioni subite, esproprio o mancata concessione di terreni".

Parla di "atipicità sarda" la Relazione annuale sull'Attività delle forze di Polizia: "Le condotte criminose contro i pubblici amministratori sono sostanzialmente ascrivibili a una distorta quanto consolidata interpretazione dei diritti del cittadino, ossia a un'impropria rappresentazione delle prerogative e delle attribuzioni dei gestori della res publica. È palese la continuità e la coerenza di tale rappresentazione con la volontà di risolvere dissidi privati ed esprimere il proprio malessere secondo l'esclusivo, isolano retaggio della balentìa - ossia dell'onore - e più in generale del codice barbaricino. Per i membri di tale comunità la vendetta era considerata un ordinamento giuridico che, pur non essendo formalizzato in alcun codice, risultava sancita da consuetudini e comportamenti rimasti cristallizzati nel tempo".

L'ITALIA - Lettere e telefonate intimidatorie, aggressioni fisiche, danneggiamenti di mezzi e strutture e, soprattutto, incendi dolosi. Per chiudere, i social, perché l'intimidazione 2.0 passa anche attraverso i commenti con minacce e auguri di morte sul Web.

Per la prima volta in ogni regione si è verificato almeno un caso, ma a fare la parte del leone è il Mezzogiorno, con la Sardegna che si colloca al quinto posto. Guida la classifica la Campania, con 89 minacce. Seguono Sicilia con 79, Calabria e Puglia con 70, e Sardegna con 48. In sesta posizione la prima regione del Nord, la Lombardia, con 28 casi, quindi il Lazio con 24.

Tre volte su quattro l'intimidazione è mafiosa, ma non ci sono solo le associazioni mafiose. Alcuni amministratori sono finiti nel mirino dei loro stessi cittadini a causa di decisioni difficili e controverse. È il caso di Enrico Ioculano, sindaco di Ventimiglia in prima linea nell'accoglienza ai migranti, che è sotto scorta dallo scorso marzo a causa delle reiterate minacce ricevute. L'invio di libri nazifascisti, le minacce di morte sui social, le continue lettere minatorie.

COME SI INTIMIDISCE - Al primo posto ci sono gli incendi dolosi (28%). Seguono lettere e messaggi minatori (13%), aggressioni fisiche (10,5%), danneggiamenti di strutture o mezzi (10%), minacce verbali o telefonate minatorie (9%), social network (9%).

CHI VIENE MINACCIATO - A farla da padrona sono i sindaci (61%), seguiti da consiglieri comunali (20%), assessori (10%) e vicesindaci (6%).

(Unioneonline/L)

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