Un nuovo riconoscimento per il Brotzu di Cagliari e per il reparto di Neurologia e Stroke Unit guidati dal dottor Maurizio Melis: la struttura cagliaritana, secondo un'indagine condotta dal portale That Morning che incrocia dati ufficiali con il gradimento espresso online dagli utenti, è infatti nella top ten nazionale delle migliori strutture per l'intervento in urgenza di pazienti colpiti da Ictus, terza causa di morte e principale causa di disabilità nella popolazione.

Un risultato che premia l'impegno e la dedizione del reparto del Brotzu, che proprio di recente è stato inserito all'interno del Programma Nazionale Esiti realizzato dal Ministero della Salute come una delle strutture italiane a mortalità più bassa, a trenta giorni dalle cure, per questo tipo di patologia.

Dottor Melis, perché per i pazienti colpiti da ictus è fondamentale rivolgersi al centro giusto nel più breve tempo possibile?

"L’ictus, nella sua fase acuta, è una malattia che porta ad una vera e propria corsa contro il tempo: nei soggetti colpiti, quanto più le terapie sono tempestive tanto più si riducono le possibilità di danni conseguenti all'attacco. Fino a qualche anno fa si parlava di tre ore come limite massimo per il trattamento endovenoso con farmaci trombolitici, oggi questo limite grazie alle terapie disponibili si è allungato a quattro ore e mezza. Esiste poi un'altra possibilità: quando il paziente arriva entro sei ore dall'episodio acuto, con l'angiografia interventistica si va, con un catetere, dentro i vasi del cervello per portar via direttamente il trombo. Una metodica che proprio di recente si è dimostrata molto vantaggiosa, tanto che a volte affianca il normale trattamento endovenoso".

L'importanza di centri come questo del Brotzu è dunque fondamentale per indirizzare al meglio le operazioni di diagnosi e cura.

"Il trattamento di pazienti colpiti da ictus prevede un grosso sforzo organizzativo da parte di chi effettua la prima diagnosi, e dunque medici di base o personale del 118, e poi operatori del pronto soccorso. Avere una struttura capace di interfacciarsi al meglio con la macchina dei soccorsi e intervenire tempestivamente in questo tipo di pazienti ha un'incidenza significativa sia nel buon esito dell'intervento sia nel decorso che ne segue".

Da quanto tempo la Stroke Unit del Brotzu è operativa e qual è l'offerta al momento a disposizione dei pazienti sardi?

"La Stroke Unit, e dunque la parte del reparto di Neurologia dedicata al trattamento dell'ictus in fase acuta, è stata inaugurata, prima in Sardegna, l'11 settembre 2001. Una data, in realtà, che allora non sembrava essere nata sotto i migliori auspici: cadevano in America le torri gemelle, e fummo costretti ad inaugurare la nostra struttura in una giornata segnata dal lutto e da una profonda tragedia che sconvolse l'umanità. L'impegno, lo sforzo e la dedizione negli anni profusi dal nostro personale, e il gradimento riscontrato dai pazienti oltre agli attestati di fiducia e stima delle istituzioni, ci hanno poi fatto superare le difficoltà iniziali. Ad oggi in Sardegna esistono tre strutture di questo tipo: la nostra, una a Sassari, e una a Nuoro. Da noi arrivano tendenzialmente i pazienti provenienti da Oristano e da tutto il Sud Sardegna".

Quanto l'ictus colpisce in Sardegna e quali sono le tipologie di pazienti che trattate?

"L’incidenza dell'ictus, anche in considerazione dell'alta percentuale di persone anziane presenti nell'Isola e del fatto che si tratta di una malattia che colpisce per lo più la fascia di popolazione over 70, è molto alta: lo scorso anno la nostra struttura ha svolto 100 interventi in urgenza, e quest'anno al 30 settembre abbiamo più o meno lo stesso numero di casi trattati, aspetto che indica che il numero è in crescita. Attenzione, però, a interpretare correttamente i dati: l'ictus è una malattia che non sempre viene immediatamente riconosciuta e trattata e un aumento del numero di casi può dunque significare anche una maggiore attenzione nelle diagnosi e nella capacità di riconoscere i sintomi".

In questo senso, dunque, è anche importante un'attività preventiva di attenzione e sensibilizzazione al problema.

"Da tempo lavoriamo con Alice, associazione di volontari impegnati nella lotta all'ictus, con molte iniziative nelle piazze sarde per sottolineare l'importanza della prevenzione. Prevenzione che significa tenere sotto controllo il cuore, la pressione arteriosa, combattere abitudini alimentari scorrette e il fumo. Non solo: negli ultimi anni abbiamo riscontrato una sempre maggiore incidenza di ictus nelle fasce più giovani della popolazione, e questo come conseguenza di un abuso di sostanze fra cui, in prima posizione, si trova la cocaina. A questo proposito abbiamo anche recentemente creato il primo ambulatorio dedicato all'ictus giovanile, fra le poche strutture di questo tipo in Italia".

Quali sono i principali fattori di rischio che espongono un soggetto all'ictus?

"La prima causa, che dunque è importante tenere sotto controllo attraverso la medicina preventiva, è la fibrillazione atriale. È dunque importante che i pazienti che soffrono di questa patologia - che espone ad un rischio di ictus cinque volte maggiore rispetto a soggetti sani - si sottopongano a monitoraggi costanti, che oggi possono essere effettuati anche nelle farmacie. Importante poi è un'alimentazione equilibrata e che si eviti un eccesso di consumo di grassi, eliminare o limitare il fumo, tenere sotto controllo la pressione arteriosa ed eventuali patologie quali, ad esempio, il diabete, che ha un'incidenza significativa nell’Isola".

Nel trattamento del paziente colpito da ictus è importante anche la riabilitazione e la terapia che segue il trattamento d'urgenza.

"Assolutamente sì, e qui la situazione nell'Isola è un po' meno rosea: la nostra struttura dispone di 13 posti letto, che debbono quindi necessariamente essere riservati ai soli trattamenti d'urgenza. Superata questa fase i pazienti vengono poi trasferiti in strutture destinate alla riabilitazione, che in Sardegna sono soltanto due: una al Brotzu e una ad Oristano. Esistono molte strutture convenzionate e appositamente dedicate alla lungodegenza e alla riabilitazione, che però ancora non sono sufficienti: talvolta fatichiamo a liberare posti letto per le urgenze per la difficoltà di collocare i pazienti in strutture adeguate alle successive cure".

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La struttura guidata da Maurizio Melis oggi conta tredici infermieri dedicati e quattro medici, cui se ne aggiungono altri dieci del reparto di Neurologia, per consentire assistenza tempestiva e di qualità 24 ore su 24.

Uno sforzo notevole, realizzato da quell'ormai lontano 11 settembre 2001 "anche grazie agli amministratori", ricorda Melis, "che hanno creduto nel progetto e capito che non se ne poteva fare a meno. Una cosa fondamentale in sanità, così come anche il riconoscimento da parte dei pazienti, che è quanto più ci sta a cuore. I nostri pazienti ce li ricordiamo tutti, uno per uno, ed è per loro che ogni giorno combattiamo per fare sempre meglio e sempre di più".

Virginia Lodi
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