Dopo le intercettazioni choc ricomincia la caccia alla collinetta in cui sarebbero state nascoste le armi usate per abbattere Volpe 132.

«Alcuni miei amici, per paura di essere avvistati e arrestati, nella zona di Villasimius hanno abbattuto con un lancia razzi a testata termica un elicottero della Guardia di finanza».

E ancora: «Sono passati vent'anni». Un chiaro, inequivocabile riferimento al giallo dell'elicottero Agusta 109, nome in codice Volpe 132 esploso in volo il 2 marzo 1994.

Queste le parole che 22 anni dopo hanno rimesso in moto l'inchiesta.

Il passaggio spunta nell'ordinanza di custodia cautelare con cui ieri i carabinieri hanno sgominato una banda di trafficanti e spacciatori nel Cagliaritano arrestandone 14.

Venerdì gli arrestati compariranno davanti al giudice per l'interrogatorio di garanzia e, con ogni probabilità oltre al traffico di droga dovranno fornire spiegazioni in merito alla collina nella zona di Villasimius alla quale fanno riferimento nelle conversazioni intercettate.

I FATTI - La sera del 2 marzo del 1994 un elicottero della Guardia di Finanza in servizio sulla costa sud orientale della Sardegna, s'inabissa al largo di Capo Ferrato lasciando un fitto alone di mistero. I corpi dei due piloti, Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda, non sono stati mai ritrovati e del velivolo sono stati recuperati solo pochi rottami.

Mistero fitto su cui hanno svolto accertamenti sia la Procura militare sia la Procura ordinaria, senza però arrivare mai a una conclusione.
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