Q uando fu nominato capo delle teste di cuoio anti Covid di Palazzo Chigi, pochi sapevano chi è Vittorio Colao. I più spiritosi evocarono la Banda Arbore, quella del cacao, e fecero la rima: Colao meravigliao. Da lui, supermanager delle telecomunicazioni, dovevano venire soluzioni geniali per annichilire il coronavirus. Invece, dopo un lungo silenzio, che tutti credettero profondamente meditativo, la sua mente partorì soltanto un triciclo: «Non perdiamo l'occasione di questa crisi, andiamo in bicicletta». Lo disse serio calando la sua riflessione come una scala reale a poker. Una genialata da fare invidia a Massimo Zedda, il sindaco più ciclabile della storia di Cagliari. Il premier ha confidato di essere deluso: persino lui, il Conte dell'ovvio, ritiene banali i report del suo consulente. Qualcuno gli ha fatto notare che la task-force non è stata feconda perché composta solo di uomini. Da lì l'idea di fare copulare i cervelli dei rambo anti Covid con quelli di cinque “quote rosa”. Ma non c'è stata reazione chimica: accoppiamenti sterili, zero idee. Non si scoraggi Presidente: gli insuccessi sono il suo mestiere. Si ricordi piuttosto dell'aforisma, oggi attuale, di Aldous Huxley: «La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano». Nemmeno di mente, parlamentari compresi.

TACITUS
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