I l mondo è pieno di persone, anche di provenienza agiata, che non possono seguire le proprie passioni e per tutta la vita fanno un mestiere che non amano, riducendo le vocazioni a degli hobby o puntando tutto sulla pensione, quando potranno fare una vita simile a quella immaginata nell’infanzia.

Quanti ne abbiamo visto di monacati per forza nello studio o nell’azienda di casa, immolati all’avvocatura o al giornalismo per tradizione familiare, vittime di un padre padrone o di una madre matrona che avrebbero preferito saperli rapinatori che iscritti al Dams o in psicologia.

Ora apprendiamo che è andata così pure ad Assad: ereditata una tirannia dal padre, non ha potuto che coltivarla. Ma ora che un rovescio militare lo costringe da un anno in esilio alla corte di Putin, si sta finalmente dedicando al suo vero amore professionale: l’oftalmologia. Chissà quanto gli sarà pesato strangolare la gente, gettare gas nervino sui bambini anziché collirio sulle cornee. Chissà quante sere sarà rincasato zuppo di sangue e di potere sospirando: «Io questo lavoro non lo sopporto più». E la moglie: «Dai, brontolone, mettiti le pantofole e rilassati: guarda qua: è arrivato The Lancet, c’è un inserto sull’orzaiolo». Ora però basta: al diavolo il patibolo e le urla, lui misura diottrie.

Viviamo in un brutto mondo, quando c’è un lieto fine è un peccato non raccontarlo.

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