È interessante rilevare come anche la politica regionale abbia una grossa falla: dinanzi a questioni fondamentali come quello dello sviluppo economico, latita, si inceppa, rimanda, quasi sempre si astiene. E questo limite è riscontrabile proprio in presenza di una continua e pericolosa decrescita del nostro sistema produttivo. Con la responsabilità, equamente condivisa, tra le attuali forze politiche, sia di maggioranza che d'opposizione.

Per contro, sembrerebbero sempre più presenti nel confronto politico alcuni temi tanto marginali per l'economia quanto utili per l'acquisizione di consensi elettorali. Cioè, per essere chiari, ci si confronta magari, e ci si divide, sul numero ottimale delle Asl o delle province; o se sia meglio attribuire le concessioni marittime a Tirrenia od a Grimaldi o, magari, ad una nuova newco “4mori di navigazione”; ed ancora se l'energia rinnovabile debba essere d'origine eolica, solare o da biomasse, mentre ci si tiene ben lontani dal confrontarsi sul come rilevare e rimuovere i tanti vincoli che nell'ultimo decennio hanno fatto perdere al prodotto pro capite dei sardi circa il 20 per cento, portandolo sotto di quasi il 40 per cento rispetto a quello degli abitanti del Centronord.

C'è dunque, alle radici del problema, un deficit di competenze e di capacità da parte delle nostre classi dirigenti. E non solo - ahinoi! - di quella dei politici. Sembrerebbe di essere di fronte ad un trionfo sempre più diffuso e generalizzato dell'incompetenza e dell'ignoranza.

T anto da considerarle un valore ed una virtù. Lo ha ben rilevato Tom Nichols nel suo libro “La conoscenza e i suoi nemici: l'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia”, pubblicato da poco in Italia. Con le sue argomentazioni, il professore di Harvard ha descritto quella che definirà una sorta di «società degli ignoranti». Divenuta quasi egemone con le facilonerie di chi contrappone le approssimazioni degli orecchianti ai saperi dei tecnici e degli esperti. Dando così ragione a Leo Longanesi che paventava anch'egli l'ascesa pericolosa «dei buoni a nulla ma capaci di tutto».

Per la verità, sarebbe stata proprio quella new politica movimentista e populista, entrata prepotentemente in gioco qui da noi, ad impadronirsene ed a farsene vanto. Si è così assistito all'emergere, in ogni campo della società, di un ampio assortimento di persone poco preparate, assai poco “studiate”, in gran parte pressapochiste, quasi del tutto incompetenti e prive d'ogni utile esperienza.

Si ritiene quindi importante, analizzando questo problema proprio dal quadrante sardo, il domandarsi se i nostri politici attuali siano il risultato di questa autonoma emersione dell'ignoranza, oppure se essa vada attribuita, come lascito, alla precedente classe politica per via delle sue insufficienze ed i suoi molti errori commessi.

Non sarà facile rispondere, anche se la precedente classe politica ha una sua evidente e chiara responsabilità (non a caso, anche Sabino Cassese, studioso d'alta competenza, avrebbe rilevato, come concausa, «i troppi peccati delle élites intellettuali e politiche del recente passato»).

Quel che però stupisce, ed in un certo senso preoccupa, è che questa verginità nel sapere, evidente in tanti attuali politici, venga oggi premiata abbondantemente dal voto elettorale. Non ci si meraviglia più se qualcuno - forte in fantasia - inventerà degli improbabili minibot o se taluno riterrà di poter regolare per legge, come si è letto, il prezzo del latte ovino o del petrolio iraniano. Né ci si stupisce più se, pur di fronte ai tanti pesanti default del passato, c'è chi va reinventando una compagnia aerea tutta sarda, sulla scia dell'Airone e dell'Air Sardinia, già maldefunte per improvvisazioni ed impreparazioni varie.

Purtroppo, in questa Sardegna del disagio e dell'inquietudine, della montante miseria, dell'avvilente disoccupazione giovanile e di un precariato figlio dell'assistenzialismo, il modello dell'incompetente di successo continua a rassicurare ed a mietere voti. Le cronache regionali ne offrono, purtroppo, conferme quotidiane, tanto da dover auspicare che si predispongano senza indugio dei corsi accelerati di professionalizzazione intensiva, in modo che si attenui l'attuale prevalenza del codice delle cattive pratiche dell'incompetenza e dell'impreparazione su quello, virtuoso, del sapere e dell'esperienza.

PAOLO FADDA

STORICO E SCRITTORE
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