N omen omen: un nome un destino o il nome è un presagio o meglio il nome (è) augurio. Nell'antica Roma nel nome e nelle pratiche per attribuirlo, la comunità si riconosceva e definiva ruoli e funzioni. Solo così si diventava civitas ben prima che la parola significasse anche cittadinanza romana. La nominazione era gesto identitario e sanciva geografie antropologiche entro cui ciascuno agiva. Fino ai nostri giorni ha abitato potentemente le nostre comunità dove gli onomastici erano in gran conto insieme ai toponimi. Questi, declinati in una miriade di microtoponimi, hanno costruito spazi culturali le cui valenze diatopica e diacronica, ovvero le variazioni nella geografia e nel tempo, sono il dizionario dei palinsesti, materiali e immateriali, dei territori. Come non rammentare il termine “pesàre” che tra i significati nel Vocabolario Sardo-Logudorese/Italiano di Pietro Casu, si riferisce specialmente all'imposizione del nome di una persona cara. Meticolosi i dosaggi e le gerarchie nella selezione. Famiglia, vicinato, chiesa, erano i referenti della significazione sociale di tale pratica che oggi ha perso senso. Più complessa la nominazione dei luoghi. Un sofisticato meccanismo, affinatosi nei millenni, si materializzava in ritualità che sacralizzavano ogni passaggio che determinava un luogo. Quelli che vivono nell'eterno presente potrebbero stupirsi per la relazione tra significante cioè tra suoni generativi, dall'oralità alla scrittura, di consonanti, vocali, sillabe, metrica, e significato. I nomi fondano l'identità di uomini e luoghi ma pure “le opere e i giorni” come cantò Esiodo, dopo Omero il più antico dei poeti greci. Il glottologo Emidio De Felice propose per il poleonimo Cagliari la derivazione dal punico KRLY, in greco e in latino KARALIS, originati dal paleosardo. Formato dalla radice *kar(r)a “pietra, roccia” e dal suffisso ali, riferito alle “imponenti masse di rocce calcaree”, significa [luogo] delle rocce. I paleosardi del luogo Cagliari, nel nome tramandarono la sua essenza originaria. Parrebbe che i decisori di oggi, consumando suolo, vogliano solo occultarla.
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