"Cara Unione,

molti anni fa ebbi l'occasione di visitare le pinete costiere della Sardegna nord occidentale; era una giornata di aprile e il vento era solo una brezza; in quella di Platamona si respirava nell'aria il salmastro misto all'effluvio del 'pinene', l'essenza secreta dagli alberi di pino, nel sottobosco, soprattutto negli spazi aperti, c'erano tappeti di fiori e marginalmente cespugli di piante aromatiche. Agli amici venuti con me dissi 'Questo è l'Eden'. Erano presenti in piena fioritura molte orchidee spontanee tra cui decine di Gennaria diphylla, un'orchidea definita 'vulnerabile' nella lista rossa della flora italiana afferente al 'Ministero dell'ambiente e del territorio' e redatta su indicazione degli esperti di botanica, e quindi da proteggere; ad essa si univano centinaia di un'altra specie l'Ophrys liveranii, endemica sarda, cioè un'orchidea nostra esclusiva ed oggetto di studi di Orchidologi francesi, belgi e tedeschi, per motivi su cui qui non possiamo prolungarci.

Detto ciò, ho appreso con amarezza che dieci ettari di pineta sono stati devastati ed inoltre, nel 2015, sette ettari della stessa sono stati messi in vendita.

Dalle foto che ho visionato ho visto in atto uno scempio ambientale: il terreno è devastato e danni incalcolabili sono stati apportati all'integrità dell'ecosistema ed alle specie ad esso legate; pertanto mi chiedo se c'era la presenza di piante malate, come è stato detto, perché non si è agito razionalmente monitorandole con l'aiuto di esperti ed agendo in maniera adeguata senza arrivare alla deforestazione selvaggia di ben 10 ettari.

Le orchidee, oltretutto, sono tutelate dalla Convenzione di Washington (1973) e per quelle menzionate si aggiungono ulteriori elementi mirati alla tutela quali la loro vulnerabilità e il fattore endemico.

A quanto mi risulta queste zona è in area SIC (siti di interesse comunitario), si tratta quindi di una zona dove la 'Direttiva europea Habitat' tramite 'La rete natura 2000' vuole garantire la protezione degli habitat naturali e della biodiversità nell'area, ma non si escludono del tutto le attività umane e le esigenze economiche purché ci sia una gestione sostenibile sia dal punto di vista ecologico che economico.

Nelle zone delle pinete litoranee suddette e in altre similari sono presenti molte strutture turistiche e se ci sono mire occulte inerenti il loro ampliamento vanno ben valutate e va fatta una attenta riflessione sul conseguente loro mantenimento e uso in futuro.

Dopo la distruzione dei beni di cui ci ha gratificato madre natura rischiamo un effetto boomerang, non potendone fruire i turisti veleggeranno versi altri lidi ed a noi resteranno gli oltraggi al paesaggio e, ancora peggio, l'inquinamento ambientale.

Quali organismi potevano e dovevano intervenire prima? Spesso ho notato che in Sardegna, come altrove, si finge di non vedere e si interviene quando il danno è fatto, sia esso parziale o totale e irreversibile, sorge il dubbio se si tratti di fattori dovuti alle lungaggini burocratiche o di oscure connivenze che sfociano in una ovvia conclusione. Alla fine i furbi vanno avanti in una direzione prima proibita, avvallata dalla scusa che ormai il danno c'è; le istituzioni sonnecchiano, tacciono e lasciano libero il via a procedere".

Maria Pia Grasso - Quartu S.Elena

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