"Cara Unione,

sono una vostra lettrice e vivo a Cagliari con mio marito, il mio cane e due bimbi, di 7 e 4 anni. Al momento sono anche incinta di 32 settimane.

Scrivo perché questa storia del Covid ha colpito, seppur in modo asintomatico, tutta la mia famiglia, e si è però trasformata in un vero e proprio incubo.

Inizio col raccontare che il primo positivo è stato mio marito il 30 agosto scorso. Fatto tampone anche io e i bambini e risultati negativi, ma rispettata la quarantena di 14 giorni anche noi. Mio marito esegue poi un altro tampone, ancorapositivo, altra quarantena anche noi con non pochi problemi (ad esempio fare la spesa, mettere i cassonetti della spazzatura fuori, eseguire delle analisi di routine etc).

Siamo al 19 settembre, rifatto tampone marito, io e mia figlia di 7 anni, il bambino sentendo la sorella piangere si rifiuta, risultiamo tutti positivi, ricomincia quarantena di 14 giorni, poi mio marito esegue un tampone, risulta finalmente negativo, ma per essere guarito deve sottoporsi ad altro tampone che per fortuna risulta anch'esso negativo.

Eseguiamo il terzo tampone io e mia figlia, risultato che ci comunicano dopo parecchi giorni: io negativa e mia figlia positiva, con lacrime della bambina incredibili, perché nel frattempo era iniziata la scuola e lei non aveva potuto rivedere dopo tutti questi mesi le sue maestre e i suoi compagnetti. Altro tampone anche per il piccolino fra lacrime e autentico terrore, e anche lui ancora positivo, siamo al giorno 8 ottobre.

Via, allora, ad altri 14 giorni di quarantena con noi totalmente sotto choc che ci chiediamo quando questo incubo potrà finire.

Nel frattempo, fra l'altro, viene approvato il nuovo decreto, ci comunicano che Gaia dopo tutte queste settimane non necessita più di tampone, risulta guarita, ma ad oggi non ci viene inviato nessun certificato di guarigione, per cui non può essere mandato alla pediatra che a sua volta deve scrivere dopo un suo certificato, per cui la bambina non può rientrare a scuola.

Per il piccolo, invece, i medici insistono per un terzo tampone, e siamo in attesa del suo risultato.

Siamo davvero stanchi e sfiniti, perché da giorni l'ATS non ci chiama, non ci fa sapere nulla, non rispondono a nessun numero, e noi siamo stanchi di stare in bilico, nel dubbio di poter essere in torto anche semplicemente a stare nel giardino condominiale, ci sentiamo osservati, criticati, giudicati come untori, tutti a dire che potrebbe venire a chiunque, ma quelli che siamo stati male a livello psicologico siamo noi...

Mi chiedo come sia possibile gestire in questo modo un'emergenza di simile portata.

Grazie dell'attenzione"

L.P. - Cagliari

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