"Cara Unione,

scrivo per un grande dolore che ho nel cuore, e certa che potrà capirmi per amore, per altruismo, per comprensione chi ha avuto amici o cari affetti da tumore al pancreas.

In questo caso parlo di una persona che si trova a fare i conti, dopo essere stata colpita da questa patologia, con l'abbandono delle persone che prima della malattia erano vicine e ora non più di tanto.

Capita infatti talvolta, come in questo caso, che vengano rivangati vecchi litigi, vecchie frasi dette con rabbia, vecchi rancori.

Quello che sento nel cuore è che però, nel momento della grande sofferenza, si dovrebbe perdonare e stare più vicino a un fratello per cui ogni giorno può essere l'ultimo. Perché amare significa perdonare, stare vicino alla persona con la quale hai trascorso ogni momento bello e brutto di tanti anni della fanciullezza, della gioventù e anche del declino dovuto agli anni che passano velocemente.

Cattiverie e dispetti verso un ammalato che vuole che i suoi cari gli stiano vicino è la cosa più dolorosa da subire, che ha pari solo nella grave malattia che ti sta portando via.

Mi chiedo se esiste l'amore che supera ogni azione fatta in passato, l'amore che supera l'egoismo e la cattiveria.

Anche di questo un malato ha bisogno.

Grazie di cuore per accogliere questo mio pensiero".

Gianna - Cagliari

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