"Cara Unione,

mi chiamo Cinzia e ho 28 anni, fra qualche giorno 29, e scrivo questa lettera perché non so più a chi rivolgermi.

Parto col dire che sono una ragazza talassemica e vivo a Cagliari. Ciononostante vorrei lavorare, ho bisogno di lavorare, eppure pare che la malattia sia un limite insormontabile a trovare qualsiasi tipo di occupazione.

Sino ad oggi sono riuscita a trovare qualche temporaneo lavoretto nei bar, la notte, dove nonostante la malattia mi presentavo puntualmente tutte le sere, talvolta senza dormire perché ogni 3/4 volte al mese dovevo presentarmi in ospedale per le trasfusioni di routine.

Questo ‘tour de force’ a cui mi sono sottoposta ha però poi iniziato a darmi pesanti problemi di salute perché non riuscivo, col tempo, a effettuare tutte le terapie a casa, ovvero attaccare una macchinetta che rilascia un farmaco gradualmente in 12 ore, quindi sono stata costretta a lasciarlo. E per maggiore correttezza ho poi deciso che avrei dovuto dichiarare, a ogni colloquio, la mia malattia. Il risultato? Solo porte in faccia.

Oggi mi trovo a non avere un lavoro, a non sapere come andare avanti, a non ricordare neanche più quanti curricula ho mandato. Vivo h24 connessa a tutti i portali per il lavoro nella speranza che qualcuno valuti l'dea di darmi una possibilità. Eppure nulla. E allora mi chiedo: noi talassemici chiediamo solo mezza giornata di permesso, tre volte al mese, per curarci senza doverci più nascondere. È davvero troppo?

Grazie dell'attenzione".

Cinzia - Cagliari

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