"Cara Unione,

periodicamente il Sistema Sanitario Nazionale, ed a ruota tutti i variopinti Sistemi Sanitari Regionali, balzano agli onori della cronaca con ammonimenti e considerazioni di "grandi esperti" che hanno come unico risultato quello di creare panico e disorientamento, non solo su chi dei sistemi sanitari ne usufruisce, ma anche di tutti coloro che giornalmente, ormai da anni, cercano di salvare il salvabile anche quando questo passa attraverso sacrifici personali, privazione dei propri diritti lavorativi, rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie, che spesso hanno come unico scopo quello di lucrare su un sistema ormai allo sbando. Ed allora si cerca un capro espiatorio magari colpendo proprio coloro che per un eccesso di zelo ed una coscienza ipertrofica, cercano di sanare a loro spese, tutto ciò che ritengono ingiusto, che sia sanitario o meno.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando è necessario fare alcune considerazioni che spesso vengono trascurate anche da chi si accinge a trattare di salute ed in particolare dei suoi bisogni.

Il più importante principio su cui si fondano i sistemi sanitari è quello di indirizzare tutte le risorse disponibili a favore di quelle attività in grado di rispondere ai bisogni di salute della popolazione secondo criteri di efficacia, efficienza, appropriatezza ed equità.

Per bisogno sanitario si potrebbero individuare due approcci:

- quello umanitario, che riconosce il bisogno come un'alterazione del benessere, dello stato di salute, strettamente correlato al concetto di malattia, e che pertanto richiede servizi di assistenza sanitaria

- quello realistico, che definisce il bisogno come un problema che deve essere affrontato con interventi che abbiano una reale utilità e che modifichino veramente la prognosi della malattia in modo favorevole e ad un costo ragionevole.

Nel bisogno umanitario si parte da un processo di programmazione, rappresentato dal bisogno di salute, in quello realistico l'attenzione deve essere rivolta alle condizioni morbose che possono essere affrontate con successo.

Ma il bisogno di salute non è in funzione solamente di una condizione morbosa e dei possibili interventi per contrastarla o eliminarla.

Nella concezione attuale, alla diagnosi e alla terapia si sono inseriti altri due concetti pregnanti della sanità moderna: prevenzione e riabilitazione.

Affinché tutto ciò abbia un senso è necessario che tutti gli operatori sanitari, che siano medici, infermieri o tecnici, operino delle scelte che siano orientate prevalentemente al raggiungimento dell'efficacia clinica e della appriopriatezza perché tali scelte comporteranno un consumo di risorse e conseguentemente incideranno sulla spesa sanitaria.

A livello regionale poi è necessaria, attraverso una responsabile direzione aziendale, l'attuazione di modelli aziendali in grado di soddisfare i bisogni di salute nel rispetto dei vincoli di bilancio.

In tutto questo è di questi anni l'inserimento di un ulteriore problema legato alla disponibilità di personale sanitario, sia medico, infermieristico, tecnico. Questo problema è la causa di una variabile tecnica che sta modificando i concetti organizzativi di tutto il settore sanitario e che sta portando lo Stato e le Regioni ad adottare delle soluzioni che spesso vanno in contraddizione tra di loro. Un esempio sono la riassunzione di personale in pensione, il richiamo dei medici militari o la maggiore remunerazione che porteranno a diversificare ulteriormente quelle differenze tra regione e regione e che faranno venir meno il concetto costituzionale di una sanità equa e solidale.

La disponibilità del personale sanitario è legato alla programmazione formativa che in questi ultimi vent'anni è stata deficitaria esponendo il sistema a rischio di chiusura per mancanza di personale operativo. Chiunque abbia fatto questa programmazione non ha tenuto conto delle variabili pensionistiche e di quelle non solo economiche ma anche di soddisfazione professionale.

Stiamo assistendo ad una fuga di medici ed infermieri che porteranno inevitabilmente ad un ridimensionamento e in certi casi ad una chiusura di interi ospedali.

E' necessario pertanto un processo di riorganizzazione delle decisioni e delle azioni per raggiungere particolari finalità in tempi futuri. E' necessaria una programmazione in grado di adattare e orientare un sistema organizzato affinché produca determinati risultati. La programmazione in sanità rappresenta un processo razionale di scelte in considerazione delle complessità e delle diversità delle forze in campo (Stato, Regioni, Enti Locali, Associazioni Professionali, Sindacati, Associazione dei Consumatori ed altro).

A mio parere la criticità principale del nostro SSN (Sistema Sanitario Nazionale) nasce proprio dalla frammentazione della programmazione conseguente alla riforma del Titolo V della Costituzione del 18.10.2001, legge costituzionale n.3. In questa venne modificato l'assetto dei rapporti istituzionali tra Stato, Regioni, Enti Locali, Città Metropolitane e Comunità locali.

Abbiamo assistito ad una evoluzione delle competenze con scelte e programmazioni sanitarie diversificate e spesso incongruenti e contraddittorie.

Si sono persi gli obbiettivi generali sia in riferimento al tema della tutela della salute e sia in riferimento alla garanzia dei livelli essenziali di assistenza.

Ultima considerazione, purtroppo, è che quelle che erano considerate eccellenze del nostro sistema sanitario, tra i migliori al mondo, stanno abbandonando la nostra nazione privando gli allievi di una scuola e di una guida, fondamentale in alcuni settori operativi. Fino ad ora abbiamo assistito ad una gestione della sanità spesso in modo approssimativo e certe volte addirittura dilettantistico. La soluzione è quella di affidarsi a persone competenti che sappiano condurre il Sistema e che fungano da guida nel rispetto di quei bisogni sanitari, umanitari e realistici, fondamentali nel rispetto di chi si accinge all'utilizzo del sistema e di chi nel sistema ci opera con competenza, spirito di sacrificio, ma soprattutto umanità".

Fabio Barbarossa - Medico, Cagliari

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