"Cara Unione,

in Italia, ma in generale in Europa, non si fa abbastanza per insegnare a scuola un adeguata educazione finanziaria così come dice il Rapporto Eurydice della Commissione europea sull’educazione all'imprenditorialità a scuola in Europa (Commissione europea/EACEA/Eurydice, 2016. Entrepreneurship Education at School in Europe. Rapporto Eurydice).

Tale ricerca mostra livelli di partecipazione scarsi alla formazione imprenditoriale di tipo pratico a scuola e la necessità di sviluppare ulteriormente le abilità imprenditoriali dei giovani.

Eppure una delle 8 Competenze chiave di cittadinanza come da Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 2016, è proprio lo 'Spirito di iniziativa e imprenditorialità' (trasformata poi nel 2018 in 'Competenza imprenditoriale').

Insomma non si insegna abbastanza l'educazione finanziaria ai nostri ragazzi e anche in questo caso l'Europa appare 'spaccata' in due nel senso che le strategie specifiche sull'educazione all'imprenditorialità sono concentrate maggiormente nel nord del vecchio continente.

Insomma insegnare ai nostri ragazzi principi di matematica finanziaria per poter calcolare ad esempio quanto Interesse produrrà in un certo lasso di tempo un dato capitale ad un dato tasso di interesse, distinguere gli interessi semplici da quelli composti, saper distinguere i costi fissi da quelli variabili è oggi più che mai importante.

Ad esempio nel caso dell’automobile un buon modo di eliminare i costi fissi è quello di utilizzare il car sharing che a Cagliari funziona benissimo con una flotta di tutto rispetto.

Insomma, si insegna tanta matematica a scuola, anche da alti livelli, ma qual è quella che veramente serve? Personalmente non sono mai incappato in un MCD o in un mcm dopo la laurea (eppure sono Ingegnere), ma diverse volte in un TAN e TAEG.

Credo che insegnare ai nostri ragazzi già dalle scuole dell’obbligo come si redige un business plan, il concetto di ammortamento (che dovrebbe guidare le nostre scelte), le curve della domanda e dell'offerta sia molto importante e così magari lo studio della matematica, basato su problemi reali, sarebbe anche più divertente.

Ma la cultura finanziaria è molto di più: vuol dire guardarsi intorno, analizzare i processi di trasformazione, individuare opportunità, trasformare un idea in un progetto.

Sarebbe questo un importante primo passo verso quello cui dovrebbero tendere tutti, e cioè l'indipendenza finanziaria: una cosa che si insegna parecchio nei paesi anglosassoni e poco in Italia e cioè l'importanza di crearsi un piccolo capitale da investire per ottenere quelle rendite (da titoli di stato, locazioni immobiliari etc.), che ci consentano almeno di 'dormire bene la notte'.

Insomma risparmiare e investire per far fruttare. Questo sarebbe un ottimo insegnamento per i nostri ragazzi (ma anche per molti adulti), che così eviterebbero di comprare giocattoli divertenti, ma inutili (ad esempio nuovi cellulari o nuove auto), i quali invece avrebbero come obiettivo quello di risparmiare per crearsi un piccolo Capitale da fare fruttare.

Sono numerosi infatti i casi di persone che, dopo una grossa vincita alla lotteria, si sono dati alla 'pazza gioia' ed hanno così sperperato i loro soldi e dopo qualche tempo sono diventati più poveri di prima.

Non dico che non ci si debba concedere qualche lusso ogni tanto, ma bisogna imparare a ragionare in modo imprenditoriale: ad esempio, se voglio comprarmi un'auto nuova è meglio investire i miei soldi in qualcosa di fruttifero che mi realizzi una piccola rendita con la quale mi possa pagare le rate della macchina anziché spendere i miei soldi direttamente in quell'acquisto, perché la rendita è per sempre.

A questo punto sorge spontanea una domanda: ma i nostri governanti, quelli che gestiscono i nostri soldi e che fanno le scelte per noi, hanno una adeguata cultura finanziaria? Ai posteri l'ardua sentenza".

Carlo Pozzo - Cagliari

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