"Gentile redazione,

nei mesi scorsi, due importanti istituzioni culturali, il Teatro dell'Opera e l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, sono state costrette a cambiare la loro programmazione per tenere conto del decreto dignità.

"Lo schiaccianoci" è stato addirittura cancellato al Costanzi, mentre "Pelleas und Melisande" di Schönberg è stato sostituito da "Verklärte Nacht" del medesimo compositore. Stessa sorte è toccata all'Arena di Verona, che ha dovuto cambiare in corsa il titolo di apertura della stagione invernale cominciata a fine gennaio.

A causare la cancellazione degli spettacoli è la limitazione del ricorso ai contratti a termine, stabilita dal decreto dignità, che ha avuto ripercussioni negative sulla programmazione delle fondazioni lirico-sinfoniche. Alcune di queste, a causa delle nuove norme e di una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE), hanno così dovuto rinunciare all'utilizzo di artisti o tecnici e modificare il proprio cartellone.

Una misura contro la precarietà del lavoro si è così trasformato in una misura "contro" il lavoro.

Le fondazioni lirico-sinfoniche, per l'attività che svolgono, hanno bisogno di una struttura molto elastica della forza lavoro, che si adatti alle necessità produttive: ogni spettacolo richiede un numero diverso di esecutori.

La speranza, dunque, è che si possa presto procedere ad una deroga, in questo particolare settore, alla disciplina generale. Irrigidire il mercato del lavoro, in taluni settori, non solo rischia di impedire l'incontro fra domanda e offerta, ma addirittura, come nel caso della cancellazione degli spettacoli, può avere effetti di portata ben maggiore".

Salvatore Melis - Sassari

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