"Cara Unione,

questa è la storia di un padre, di un maestro tanto amato, di un insegnante di vita, la storia di Ettore.

Ettore nasce a Palermo nel 1935.

A 17 anni si diploma alle magistrali e inizia giovanissimo ad insegnare a due bimbi, figli di una nobile famiglia palermitana.

Si dimostra subito un buon insegnante, i bambini e i loro genitori si affezionano a lui e quando sono costretti a partire all’estero per motivi di lavoro, vogliono portarlo con loro. Ettore non vuole lasciare sola la sua mamma vedova e i due fratelli più piccoli, così a malincuore, rinuncia.

Continua ad approfondire i suoi studi pedagogici, capisce che l'insegnamento è la sua vera passione.

Dopo qualche tempo, inizia ad insegnare nel carcere minorile 'Malaspina' di Palermo.

Conosce ragazzini, quasi bambini, molto sfortunati, la maggior parte analfabeti. Ragazzini senza una famiglia alle spalle, che conoscono solo solitudine e tristezza a cui nessuno vuole bene.

All’inizio non è stato molto semplice per lui ma non tarda a conquistare la fiducia dei suoi allievi e il loro rispetto.

Il Maestro Ettore vuole bene a quei ragazzi così sfortunati.

È maestro in tutto, insegna per la scuola e per la vita, li considera persone normali e non delinquenti.

Insegna loro a vivere, a lottare e a non arrendersi mai. Insegna il rispetto per se stessi e a non odiare nessuno. A vedere il mondo non sempre cattivo e ostile.

Ogni ragazzo è speciale per lui.

Il Maestro Ettore è un nome molto importante là dentro, per tutti loro. È la salvezza di tanti giovani.

Ha lasciato un segno indelebile nell'esistenza di quei ragazzi.

A distanza di tanti anni uno di loro scrive una lettera su Famiglia Cristiana, lo ricorda come un maestro ma anche come un padre, lo ringrazia per averlo reso una persona onesta. Pensa a lui il primo giorno di scuola del suo bambino e gli augura di trovare un maestro come il suo, che lo rispetti anche se non sarà un bambino modello. A tutti gli insegnanti dice che un buon maestro vuol dire tanto e che il loro è un mestiere importante, che neanche sanno quanto bene possono fare.

Nel 1961 Ettore si trasferisce in Sardegna.

Insegna in diversi paesi: Sini, Samassi e infine Decimomannu.

All'inizio lavora in condizioni disagiate, aule umide, con la pioggia che cade dentro. Ma va avanti lo stesso.

A Sini si innamora di una giovane collega, M. Laura, anche lei insegnante molto apprezzata.

Nel 1964 i due si sposano e Ettore diventa 'sardo' a tutti gli effetti.

Dopo qualche tempo nascono i due figli Alessandra e Francesco.

Ettore è felice. È un ottimo marito, un ottimo padre ma anche un ottimo insegnante.

Lavora tanto, soprattutto per i bambini più disagiati, più deboli, più bisognosi.

A Decimomannu si occupa anche dell'ECA (Ente Comunale di Assistenza)con l'obiettivo di aiutare i bambini che si trovano in condizioni di particolare necessità.

Lavora gratuitamente anche oltre l'orario scolastico.

Inizia a coinvolgere e a far appassionare tanti bambini allo sport, compresi i suoi bambini.

Porta il gioco delle quattro porte, i giochi della gioventù. Porta i suoi allievi a fare le gare a Cagliari, a vincere le prime medaglie!

Distoglie tanti bambini dai rischi della strada, insegna le regole, inculca lo spirito di squadra, i principi di solidarietà e i valori di vita.

Insegna la musica, fa lezione di scienze sfoderando la collezione dei minerali, insetti, rettili, che tiene in vasetti sulla sua scrivania.

Insegna a parlare senza la paura di sbagliare, chiede sempre 'tu che ne pensi', vuole sentire le opinioni di tutti.

Ettore è il maestro che guida i suoi alunni alla vita.

È quello che insegna ai suoi ragazzi ad avere fiducia in se stessi, a sviluppare la curiosità per i fatti del mondo ad avere rispetto per le cose e per le persone.

Ettore è davvero il Maestro.

Nei primi anni '70 inizia ad avere problemi di salute. Ma non si arrende Ettore. L’amore per la scuola, per i suoi allievi e per la sua famiglia gli da la forza di reagire e andare avanti.

Qualche anno più tardi subisce un importante e delicato intervento al cuore. Rischia la vita Ettore, ma supera tutto.

Non vede l'ora di rientrare a scuola, di rivedere i suoi figli.

Rientra, nonostante la debolezza. Riprende la sua passione.

Nel 1984 si sente nuovamente male. Stavolta la situazione è critica. Ettore deve recarsi ancora a Milano e subire un altro intervento e a distanza di un mese un altro ancora. Le sue valvole artificiali non reggono più e in quegli anni il trapianto di cuore in Italia non si fa.

Ettore vorrebbe rientrare a scuola, i suoi alunni lo aspettano, ma è molto debole, le sue forze lo stanno pian piano abbandonando.

L'11 novembre dello stesso anno Ettore non ce la fa.

Tutta la scuola lo piange, tutti i suoi alunni ed ex hanno perso una figura di riferimento importante.

Oggi i suoi figli vogliono dedicare questa giornata della festa del papà al loro caro padre, 'insegnante di vita', facendolo anche a nome di tutti quei ragazzi che, in qualche modo, sono stati in parte anche figli suoi.

Tanti auguri papà!"

Alessandra e Francesco

***

Potete inviare le vostre lettere, segnalazioni e contenuti multimediali a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.

(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che esprimono opinioni, denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)
© Riproduzione riservata