"Egregio Ministro Salvini,

mi chiamo Aksana Pitzalis Vasileuskaja, ho 27 anni e, ormai da 9 anni, vivo, studio e lavoro in Sardegna, regione che fin dalla mia primissima infanzia mi ospita. Le mie origini sono bielorusse, ma l'adozione formale ed emotiva mi fa sentire italiana a tutti gli effetti.

Ricordo ancora la prima volta che arrivai in questa bellissima terra. Avevo 7 anni, non parlavo italiano e non conoscevo neanche lontanamente il progetto Chernobyl. Quel progetto, gestito da Giuseppe Carboni e Carlo Altea, mi permise di salvarmi. Arrivavo qui da un orfanotrofio, un luogo che non consiglierei ai bambini di oggi, ma al quale devo tanto. Qui ho conosciuto il vero significato della parola 'famiglia', ho imparato a chiamare 'mamma' e 'papà' due splendide persone che con il loro amore mi hanno offerto una casa e degli abbracci che prima del mio arrivo in Italia non avevo mai ricevuto. Ho trascorso la mia infanzia e la mia adolescenza tra due Paesi, ho preso molti aerei e trasportato tante volte una valigia che i miei genitori, ogni volta, cercavano di riempire più del dovuto con i nostri prodotti tipici. Nostri, signor Ministro, perché quei prodotti li sentivo anche miei e quelle ore di aereo che mi spettavano per rientrare nell'Istituto io le trascorrevo ad immaginare la gioia degli altri bambini nel mangiare risotti, caramelle e cioccolati vari.

A 18 anni il mio viaggio definitivo in Sardegna. Dopo aver acquisito il diploma bielorusso, decido di tornare in Italia, dalla mia Famiglia. Le pratiche per l'adozione non sono state semplici, ho dovuto aspettare il 19 ottobre del 2010 per poter finalmente acquisire il cognome dei miei genitori italiani e per potermi sentire legittimamente una Figlia. Il mio cognome ora è Pitzalis, un cognome tutto sardo che significa 'Cima, altura'. È diventato il mio primo cognome, quello che sento più vicino al mio nome Aksana, che nel suo antico significato indica l'Ospitalità, l'Ospite. Un po' come mi sento oggi, in una Nazione che non mi riconosce ancora come parte di essa.

In Italia ho ripetuto il diploma ( il mio qui non era valido ) e ho intrapreso un percorso universitario ben preciso: scienze dell'educazione. Oggi lavoro in una struttura, sono una educatrice e contribuisco a veder sorridere le persone. Obiettivo che mi prefiggo ogni mattina appena apro gli occhi, forse perché di persone tristi ne ho viste fin troppe.

Qui mi sento a casa signor Ministro. Parlo fluentemente italiano, lavoro in Italia, cucino italiano e bevo pure il caffè all'italiana. Adoro la cultura italiana e le sue tradizioni, ho praticato pure ballo sardo e sfilato con i vestiti tipici del luogo.

Ma ancora oggi, signor Ministro, lo Stato Italiano non mi considera Italiana. Nonostante le continue richieste, nonostante un passato e un presente attivo in questa terra, cammino in queste strade grazie ad un permesso di soggiorno.

Da anni aspetto una risposta, da anni attendo di potermi sentire cittadina italiana. Da anni continuo a ricevere sempre e comunque la stessa risposta: le faremo sapere.

Ora mi chiedo, Vi chiedo: Che altro posso fare per dimostrare di voler stare in questa terra? Cosa mi manca per poter essere riconosciuta come italiana?

Vi scrivo con la speranza di poter essere ascoltata e di poter ricevere una risposta alle mie tante sollecitazioni".

Aksana Pitzalis - Sardegna

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