La prima sensazione è di meraviglia e sorpresa, poi arriva la curiosità e non manca a suggestione nell'ammirare tanta magia. Sono le emozioni che ho provato all'ingresso della chiesa di santa Maria presso San Satiro, a Milano. In pieno centro, eppure nascosta, quasi mimetizzata questa chiesa sorge in via Torino, un vero gioielleo dell'architettura del XV secolo custodisce un'abside che ha della magia mista a inganno nel senso più buono del termine. Questo è il vero miracolo del Bramante. Per realizzare questo braccio avrebbe avuto bisogno di 9,70 m di spazio in più sforando nella retrostante via Falcone, per restare entro i limiti della proprietà, aveva a disposizione in tutto solo 97 cm! Pensate un po'. Né avrebbe potuto cambiare l'orientamento della chiesa o ridurla in lunghezza poiché era vincolato dalla posizione del preesistente sacello di San Satiro che, il committente, Gian Galeazzo Sforza, aveva richiesto, fosse comunque inglobato nella chiesa.

Qualsiasi altro architetto si sarebbe fatto prendere dal panico, ma il Bramante non era certamente uno qualsiasi e così realizzò il celebre finto coro bramantesco, capolavoro assoluto della pittura prospettica rinascimentale Italiana, un gioco di illusione ottica davvero incredibile. I visitatori per avere contezza del capolavoro della rospettiva si avvicinano e osservano con attenzione, arretrano e guardano ancora - tutto vero: un grande mistero, con un pizzico di magia - Impossibile non restare affascinati da questa straordinaria opera. Ma oltre al valore architettonico, la chiesa custodisce anche un altro aspetto ricco di suggestione.

Per ricordare questa storia occorre tornare indietro nel tempo di oltre duecento anni, rispetto alla data di inizio costruzione di questa chiesa (1476).

Siamo nel 1242. Lì, all'angolo fra le vie Speronari e Falcone c'era un sacello isolato, risalente al IX secolo, dedicata a san Satiro, san Silvestro e sant'Ambrogio, dove era custodita la tomba di san Satiro (fratello maggiore di sant'Ambrogio). Secondo quanto riportano le cronache del periodo, un tale di nome Massazio da Vigolzone era uno dei tanti frequentatori della zona. Col gioco d'azzardo, lui perdeva ma, spesso, barando, guadagnava anche tanto.

Una sera era lì a scommettere a dadi con altri suoi compari. Aveva dimenticato a casa i suoi dadi 'fidati' e naturalmente stava perdendo ma ugualmente volle tentare la buona sorte per l'ultima volta, quel giorno giocandosi tutto, la Fortuna gli aveva proprio girato le spalle! Cercò di annegare nell'alcool la sua disperazione, sbronzandosi per tentare di dimenticare, poi barcollando e attraversata la strada, totalmente fuori di sé, estrasse il pugnale, scaricando la sua ira, su quanto aveva davanti a sè.

Sul muro esterno del sacello di San Satiro, di fronte alla locanda, c'era un affresco della Vergine col Bambino. Uno, due colpi di pugnale contro la Vergine, in un gesto inconsulto e dal muro uscì un rivolo di sangue. Massazio restò impietrito e una sorta di paralisi lo bloccò a terra.

Dopo essersi ripreso, tornato in sé e resosi conto di quanto aveva combinato, preso dal rimorso, corse in cerca di un prete per confessargli quel sacrilegio, mentre la gente assisteva incredula al miracolo del sangue che continuava a sgorgare dal muro.

La storia del miracolo del sangue sgorgato dall'affresco della Vergine con Bambino, giunse all'orecchio del duca Gian Galeazzo Sforza e di sua madre Bona di Savoia. Andò a vedere di persona quell'affresco, sul posto, era ancora lì, dopo ben 234 anni. La cosa lo colpì al punto, da commissionare ad un architetto di talento, il Bramante, appunto, la costruzione di una chiesa in quello stesso posto, per custodirvi all'interno l'affresco 'ferito' in modo che non si rovinasse con le intemperie e, inglobandovi pure il vecchio sacello con le spoglie di san Satiro. Fece staccare dal muro esterno della vecchia chiesetta, l'affresco miracoloso danneggiato, per custodirlo questa volta all'interno, in una cornice molto più degna, sull'altare maggiore della nuova chiesa dedicata a Santa Maria presso San Satiro, oggetto ancora oggi di venerazione.

All'esterno, sul muro dove c'era l'affresco, c'è oggi un quadro quasi dimenticato, di una Madonna col Bambino e un altarino annesso con una candelina. Ancora oggi passando davanti a quella chiesa quasi mimetizzata ci si chiede il motivo di quel dipinto. Ecco la risposta. Il ricordo di quel triste episodio e l'incredibile miracolo. Davanti al quadro, c'è ora un'inferriata, sistemata proprio a prevenire ogni possibile azione sacrilega.
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