Il primo volo della nuova Alitalia - quella che farà capo alla società Ita, Italia trasporto aereo - era previsto prima a settembre dello scorso anno, poi entro dicembre, ora chissà. I più ottimisti dicono entro maggio, ma pochi hanno voglia di scommetterci più di qualche centesimo. Il decollo, con un piano industriale già confezionato e una cospicua riduzione della flotta, sembrava comunque a portata di mano. Al massimo, poteva essere (di nuovo) una questione di soldi. Ma ora è l'Ue a essersi messa di traverso: la discontinuità aziendale tra Alitalia e Ita deve essere assicurata, non può ripetersi l'ennesimo fallimento finanziato dalle casse statali. Insomma: basta con il meccanismo di newco e badco, che salva la parte buona (cioè il personale, gli aerei, le rotte e gli slot aeroportuali) e lascia i passivi a carico dello Stato, dunque dei contribuenti.

Lo schema ipotizzato fin qui, secondo la Commissione europea, non garantiva lo "stacco" necessario in questi casi. E allora, il Governo prepara un nuovo piano, che sarà presentato a Bruxelles nei prossimi giorni. Il ramo "aviation" di Alitalia sarà venduto con trattativa diretta a Ita. Il budget della nuova società è noto: 3 miliardi. Una procedura che consentirebbe di sveltire le operazioni di decollo e vedere i primi voli all'inizio del periodo estivo, per sfruttare al meglio la stagione in cui si registrano i ricavi maggiori. Nel frattempo la "vecchia" Alitalia garantirebbe alla newco i servizi di terra e la manutenzione degli aerei. Ma occhio ai prezzi: le tariffe per queste prestazioni dovranno essere quelle di mercato, altrimenti l'Ue potrebbe avere da ridire anche su questo aspetto. Poi il commissario Giuseppe Leogrande presenterà i tre bandi di vendita per handling, manutenzione e Loyalty, il settore di Alitalia che gestisce il programma MilleMiglia.

Bruxelles però, prima di concedere il via libera all'impiego di nuovi fondi pubblici per salvare la compagnia aerea, vorrebbe anche la cessione di alcuni slot a Linate, dove il 70% delle rotte è attualmente in mano ad Alitalia. E c'è chi sostiene che lo stop dell'Ue sia il primo passo per convincere il Governo a trattare un accordo commerciale con Lufthansa (che al momento non se la passa benissimo, come tutte le compagnie aeree), intesa che poi potrebbe trasformarsi in un matrimonio societario ed azionario.

Intanto l'amministratore delegato della newco Fabio Lazzerini e il presidente Francesco Caio stanno rifinendo la nuova versione del piano industriale: quello di dicembre prevedeva 52 aerei e 5.200-5.500 dipendenti. L'ultimo ritocco, dopo le ultime stime che pronosticano una ripresa più lenta dei traffico aereo, ha una base di 43 aerei e 4.500 dipendenti. Numeri che spiegano bene come mai i lavoratori temano per il proprio futuro. Anche se nei giorni scorsi c'è stata una buona notizia per loro: l'Inps ha assicurato il pagamento delle indennità previste dal Fondo di Solidarietà. E la Sardegna? La nuova Alitalia è la candidata prescelta (anche perché non sono rimasti molti concorrenti, dopo la liquidazione di Air Italy) per la gestione della continuità territoriale. Il bando che regola i collegamenti tra l'Isola e gli aeroporti di Roma e Milano scadrà a fine marzo. Probabilmente verrà prorogato ancora, per la settima volta, fino alla fine dell'estate: nei giorni scorsi la finanziaria "tecnica" regionale ha stanziato 25 milioni, che dovrebbero servire proprio a pagare il servizio nei prossimi mesi. Nel frattempo la Regione dovrà varare il nuovo modello di continuità. "È il momento di provare altri sistemi, come quello delle Baleari, che prevede uno sconto del 75% per i residenti nelle isole", sostiene Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all'università di Milano-Bicocca. Ma da Villa Devoto, per ora non filtra nessuna novità.
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