Lecci, roverelle, castagni, agrifogli fanno compagnia a piante portate da lontano, come abete di Spagna, tuja dell'Himalaya, bosso delle Baleari. Senza dimenticare i tassi, padroni di questo spicchio di paradiso. Il parco avvolge d'incanto la villa, cuore della tenuta di Badde Salighes, sui monti di Bolotana, oggi museo dall'atmosfera fiabesca che racconta la saga della famiglia Piercy, a partire dallo sbarco in Sardegna di Benjanim, l'ingegnere arrivato dal Galles per progettare le linee ferroviarie dell'Isola. Attorno alla sua storia e a quella degli eredi ruotano tanti eventi e non pochi colpi di scena. Villa e giardino, in stile inglese, sono nel tempo crocevia di percorsi sorprendenti. Piercy, nato nel 1827, giovanissimo ingegnere appassionato di ferrovie, si specializza in territori dalla morfologia difficile, come il Portogallo, l'India e lo stesso Galles. In Sardegna arriva dopo l'unità d'Italia. Due anni a Cagliari, dal 1872 al 1874, dove porta moglie e nove figli, uno dei quali è figlioccio di Garibaldi, a sottolineare una salda amicizia con l'eroe dei due mondi. Nel 1879 da un'asta pubblica acquista 2021 ettari a Bolotana e altri nei centri vicini: 3400 in tutto.

"Badde Salighes era il centro operativo, con la sua casina di caccia, molto semplice, che sarà la nostra villa Piercy", spiega Elisabetta Uda, operatrice culturale di Progetto Ecoturismo Sardegna, che accompagna i visitatori alla scoperta del complesso riaperto al pubblico ad agosto dopo una lunga chiusura. Nel 1883 Piercy acquista anche la tenuta di Padrumannu, altri 373 ettari della Società agricola della Sardegna, luogo di allevamento dei cavalli. L'ingegnere gallese realizza un'azienda moderna: tutte le mattine il latte prodotto qui arriva a Cagliari. Badde Salighes e Padrumannu diventano due borghi con le case per il personale, la chiesa, la scuola, lo spaccio. Ma nel 1888, a Londra, durante un ricevimento Benjamin muore all'improvviso. Inizia a quel punto una lunga contesa giudiziaria tra gli eredi. Il figlio Henry segue la tenuta, amplia la villa realizzando il primo piano e le torrette. Gare di equitazione, visitatori da tutta la Sardegna, perfino corse straordinarie del treno. I Piercy guardano già molto lontano, antesignani di uno sviluppo turistico allargato al territorio. Anche Henry però muore all'improvviso, durante un viaggio aereo. A inizio del Novecento altra svolta: il figlio minore dell'ingegnere, Benjamin Herbert, detto Berghie, mette fine alla contesa acquistando tutto il complesso.

"In patria era un maggiore dell'esercito, scelse il congedo per dedicarsi a una nuova vita. Fu il primo che visse effettivamente villa Piercy come casa propria", spiega la guida ai visitatori. Sono anni complicati, segnati dalla morte del figlio Gerard, che aveva 25 anni, avvenuta nel 1923. Sembra un incidente lo scontro tra il suo sidecar e un bus, a Scala di Gioca, a Sassari. Ma forse c'è altro. Il giovane Piercy, l'unico sepolto in Sardegna, nel luogo più alto della proprietà, quel giorno viaggia con un amministratore infedele dell'azienda di cui lui aveva scoperto vari furti. Berthie viene a sapere anche che l'uomo una mattina in cui dovevano portare i soldi in banca aveva manomesso i freni. Nonostante tutti i dubbi preferisce, però, non indagare oltre sulla tragedia di Scala di Gioca. Allo scoppio della seconda guerra mondiale Berthie torna in Inghilterra dove muore nel 1941. A quel punto villa Piercy finisce nelle mani della figlia Vera, donna energica e brillante. Fonda una casa di moda, ribattezzata Arev invertendo le lettere del suo nome. Ha successo: tra i suoi clienti anche la regina di Grecia. Viaggia molto. Durante un soggiorno a Londra incontra l'ambasciatore Giorgio Mameli che sposa nel 1930. Mameli è diplomatico di rango: presenzia alla firma dei Patti Lateranensi e si ritrova nelle più importanti missioni diplomatiche del tempo.

Ma la seconda guerra mondiale fa sentire il suo peso nefasto. La missione a Sofia, in Bulgaria, si rivela molto pericolosa: donna Vera, come viene chiamata, vive internata per due anni in una casa che viene bombardata anche se lei e il marito scampano alla morte. Villa Piercy è nel caos: durante il conflitto vengono confiscati i capi di bestiame e abbattuti 20 mila alberi. La governante è l'unica che non si piega agli eventi e salva tutto ciò che ora si può ammirare nel parco. Quando donna Vera torna riprende in mano la situazione e riavvia l'azienda. Ma nel 1950 scoppia la rivolta dei contadini. E' l'inizio della fine. Il comune di Bolotana rientra in possesso di una parte delle terre dei Piercy che con la riforma agraria vedono espropriati 1800 ettari. L'azienda non regge più. Donna Vera ottiene vari prestiti dai proprietari della zona. Ma non riesce a onorare gli impegni. Così nel 1965 l'impero dei Piercy finisce. Ora il complesso è di proprietà dell'Unione dei Comuni del Marghine che nella villa ha la sede di rappresentanza. Il museo è affidato alla Pro Loco che lo gestisce con gli operatori di Progetto Ecoturismo Sardegna. Le visite sono previste nel fine settimana o su prenotazione. Molto attiva l'associazione culturale "Benjamin Piercy Bolotana" guidata da Mario Bussa, impegnata a realizzare la biblioteca storica con i volumi della famiglia che raccontano le tappe dei Piercy in Sardegna ed è anche un modo per ripercorrere gli eventi del territorio. "Puntiamo al recupero di documenti, libri, foto e manoscritti - spiega Bussa - che Giorgina Mameli Giustiniani, ultima erede dei Piercy, si è detta pronta a mettere a disposizione". Intanto, la pronipote dell'ingegnere ha donato gli arredi che si possono ammirare tra le sale della villa.
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