La prima sensazione che suscita è di meraviglia e immediatamente cattura lo sguardo in modo irresistibile, come se gli occhi non volessero staccarsi. La Vittoria Alata, scultura bronzea monumentale, è tornata nel Tempio Capitolino di Brescia in un allestimento firmato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg. Uno spazio concepito per valorizzarne le straordinarie qualità estetiche. Obiettivo centrato: ho potuto infatti ammirare la scultura in tutto il suo splendore e restare a lungo a osservarne i dettagli, girando intorno per scoprire anche le minime rifiniture. La statua è per composizione, conservazione e materiale una delle opere più rappresentative dell’arte romana.

La storia del ritrovamento è affascinante. Un passo indietro nel tempo per ricostruirlo, fino al 1826, quando gli scavi archeologici al tempio romano, condotti dai membri dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti e supportati da una sottoscrizione pubblica, procedevano con regolarità. Il 20 luglio venne scoperto un gruppo di bronzi straordinari per bellezza e per quantità. Primo tra tutti una statua poco più grande del vero di una figura femminile, con le braccia staccate e poste lungo i fianchi. La statua era protetta da almeno 85 cornici in bronzo lavorate; vicino alla testa furono ritrovate due grandi ali, una sopra l’altra, mentre lungo il fianco e vicino ai piedi erano riposte cinque teste, ritratti di imperatori romani, una statua più piccola in bronzo dorato e il pettorale di una statua equestre.

Il giorno seguente si procedette al recupero delle opere dal terreno. Alla presenza dell’archeologo Luigi Basiletti venne prelevata per prima la grande statua della Vittoria, dal cui interno fuoriuscirono altre cornici e si scoprirono così molti altri bronzi: una testa femminile, il braccio di un’altra statua, un altro pettorale di cavallo, cornici e oggetti più piccoli e di difficile interpretazione.

E arriviamo ai giorni nostri o quasi. Dal 1998 la Vittoria Alata è stata esposta nel Museo di Santa Giulia, nella sezione dedicata all’età romana. Nel luglio 2018 la scultura bronzea è stata affidata alle mani esperte dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per un complesso progetto di restauro.

A questo proposito vale la pena soffermarsi sul complesso intervento, che è stato accompagnato da accurate indagini scientifiche e dalla realizzazione di un nuovo supporto interno a sostegno di ali e braccia. Il tutto è coronato dal nuovo allestimento della statua all’interno della cella orientale del Capitolium. Il riallestimento, curato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, colloca nuovamente la Vittoria in prossimità del luogo dove è stata rinvenuta.

Nel bronzo è riprodotta una figura femminile alata, alta poco meno di due metri, per l’esattezza 194 centimetri, con una postura oggi incompleta per la perdita di alcuni elementi che ne completavano il gesto e la posizione di equilibrio; il piede sinistro doveva poggiare molto probabilmente sull’elmo di Marte, il braccio sinistro doveva trattenere uno scudo, sostenuto anche dalla gamba flessa; scudo sul quale, con uno stilo, la divinità aveva inciso il nome del vincitore, affidandolo al bronzo e offrendolo alla vista di chi la guardava.

A contatto con il corpo è un chitone leggero, trattenuto in alto forse da due fermagli, oggi perduti; la veste è scesa sulla spalla destra e lascia scoperto anche il seno, mentre sul resto del busto aderisce con un effetto quasi di bagnato. La parte inferiore del corpo è coperta da un himation, una sorta di mantello drappeggiato, che avvolge le gambe e i fianchi, da sinistra verso destra.

La vittoria alata (foto Mocci)
La vittoria alata (foto Mocci)
La vittoria alata (foto Mocci)

Il volto presenta due lamine metalliche che chiudono le orbite, probabilmente inserite poco dopo la scoperta, a colmare i vuoti degli occhi originali andati perduti; i capelli, pettinati con una sorta di chignon, sono trattenuti da una fascia illuminata da agemine in argento, speciale tecnica di lavorazione artistica dei metalli, che riproducono foglie probabilmente di mirto e rosette. In alcune zone delle parti anatomiche non coperte dagli abiti si intravedono tracce di doratura. Completano la figura due ampie ali caratterizzate da lunghe piume.

L’architetto Navarro Baldeweg invita i visitatori a una fruizione dinamica dello spazio nella visione della statua. Si entra lateralmente nella cella, e si scopre la statua in posizione rialzata nella visione diagonale: la Vittoria ci domina con lo sguardo, ed è lei che sembra osservarci. Ecco il punto: non ci troviamo di fronte a un tradizionale allestimento museale, dove siamo semplici osservatori di un opera artistica. Siamo di fronte a una figura che sembra quasi invitarci a un dialogo: è proprio questo che rende l’allestimento in movimento. Con questa originale composizione spaziale Navarro Baldeweg mette in gioco tutta la sua esperienza di architetto e di artista impegnato in sperimentazioni sul campo gravitazionale, sulla luce, sul corpo, sul tempo, sull’ornamento.

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