Le culle vuote cominciano a presentare il conto. Il calo delle nascite (col conseguente invecchiamento della popolazione) dell’ultimo quarto di secolo ha portato a una forte erosione della forza lavoro (le fasce anagrafiche più giovani) e a un peso delle pensioni pagate dall’Inps che rischia di diventare insostenibile. Negli ultimi dieci anni, rileva il centro studi della Cgia di Mestre, il numero dei giovani tra i 15 e i 34 anni è calato di quasi un milione. «Questa contrazione nella fascia di età più produttiva sta arrecando grosse difficoltà alle aziende italiane», è la sintesi del report. «Molti imprenditori sono in  difficoltà nell’assumere personale, non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati, ma anche perché la platea degli under 34 pronta ad entrare nel mercato del lavoro si sta progressivamente riducendo».

L’esercito dei baby boomers

Oggi, secondo gli ultimi dati Istat, in Italia gli occupati tra i 15 e i 34 anni sono 5,3 milioni a fronte dei 7,7 milioni del luglio 2004 (anno di inizio del rilevamento statistico), mentre gli over 50 sono 9,4 milioni, praticamente raddoppiati rispetto ai 4,8 milioni del luglio 2004 (+4,56 milioni). Questi ultimi sono l’esercito dei baby boomers, i bambini nati negli anni Sessanta (e in particolare nel ‘63, ‘64, ‘65, le leve più numerose). Tra i 50 e i 64 anni lavorano nel nostro Paese circa 8,7 milioni di persone, ciò significa che 735mila lavoratori hanno almeno 65 anni. Un esercito vicino alla pensione, mentre manca il ricambio che garantisce la tenuta del sistema.

I posti non coperti

La Sardegna, tra tutte le regioni d’Italia, è quella che – con -19,9%, ovvero 71.890 giovani della fascia d’età 15-34 anni in meno – ha registrato la flessione più importante. L’Isola ha i numeri peggiori di tutto il Paese anche a livello provinciale, col crollo più importante nel Sud Sardegna (-26,9%) e a Oristano (-24%). Il che non stupisce in una regione dove da diversi anni si registrano meno di 10mila nuovi nati, dove si contano 241 anziani ogni cento ragazzi e più di un quarto della popolazione (25,7%) appartiene alle classi over 65. Un deserto demografico che finirà per dare un’ulteriore mazzata all’economia dell’Isola. Da qui al 2027, dicono gli osservatori, in Sardegna ci sarà spazio per quasi centomila nuovi occupati, intanto perché - è la rilevazione di UnionCamere - andranno in pensione 69.500 occupati (di cui 26.300 del settore privato), e poi perché oltre ai posti per i quali occorrerà trovare sostituti se ne aggiungeranno altri 25.200 nuovi di zecca creati dalla spinta del mercato. Un’offerta che, però, in parte rischia di non incontrare la domanda semplicemente perché – visto il costante calo delle nascite nonché la forte ripresa dell’emigrazione giovanile – si sono fortemente assottigliate le classi d’età più giovani, quelle che dovrebbero prendere in carico il futuro di questa terra.

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