"Spiagge bianche come la neve e acque azzurre come il cielo, qui dove il mare sembra poesia e le rocce una punteggiatura messa bene", scrive Veronica Crocitti in uno dei post che raccontano il suo viaggio in Sardegna.

Chi è Veronica Crocitti?

"Ho 32 anni, sono una giornalista professionista e travel blogger per Scorci di Mondo (www.scorcidimondo.it). Vivo a Messina, in Sicilia, anche se viaggio tantissimo e quindi sono solita dire che, più che altro, nella città dello Stretto "faccio base". Mi occupo di comunicazione da più di dieci anni e da quattro lavoro col mio blog. Amo leggere (tantissimo) e scrivere, e credo che non potrei vivere senza il mare".

Cosa fa un travel blogger?

"Un travel blogger racconta, con un linguaggio e una visione soggettivi, viaggi, luoghi, esperienze, itinerari, territori, emozioni. La parola "blogger" indica la presenza di un blog, ovvero di uno spazio virtuale personale, ben strutturato, in cui questi racconti prendono forma attraverso parole e immagini. Spesso oggi si tende a confondere la figura del blogger con quella dell'influencer, del youtuber o del vlogger. Un travel blogger ha un blog, e vi scrive con una certa regolarità".

Un lavoro fantastico, ci sono anche aspetti negativi?

"Certamente, come in ogni buon lavoro che si rispetti. Già solo la parola "lavoro" dovrebbe far presupporre che non è né un gioco né una vacanza, anche se mi rendo conto che è impossibile sfatare questo mito. Quante volte mi sento dire "ma sei sempre in vacanza", e rido per non piangere! Innanzitutto è necessario rimanere connessi, h24, sempre e comunque. Quando sono in viaggio apro il cellulare all'alba e lo spengo, se tutto va bene, a notte inoltrata. Riesco a non dormire anche per un mese di fila, e ci sono testimoni che possono confermarlo. È un continuo vivere le esperienze, raccontarle in live, fare i video, scattare foto, editare, creare quotidianamente contenuti per le diverse piattaforme, seguire il piano editoriale prefissato e uno storytelling che abbia un filo logico, scrivere le caption, rispettare gli accordi per le pubblicazioni, badare a rispondere a email, messaggi, reazioni. E nel frattempo cercare di capire anche quello che si sta facendo. Poi, una volta a casa, inizia il lavoro di scrittura, montaggio video, editing più professionale. Insomma, amo tantissimo questo lavoro ma non chiamatela vacanza".

Come nascono i suoi progetti?

"Tutto nasce da un'idea che, pian piano, si sviluppa e si concretizza. La progettazione è fondamentale perché, così come in ogni altro lavoro, neanche qui si può improvvisare. Solitamente scelgo una meta, studio un itinerario, cerco di capirne la fattibilità, la durata, i costi. Propongo il progetto a enti, associazioni e aziende. Se il progetto viene approvato, si passa alla fase di preparazione editoriale e poi, per ultimo, ma solo per ultimo, si inizia a fare la valigia".

Qual è stato il suo primo viaggio quando ha potuto ricominciare a muoversi?

"A luglio, quando le condizioni lo hanno permesso, ho realizzato "Un abbraccio di Sicilia", un itinerario attraverso cinque isole minori della mia Trinacria. Il progetto è nato in epoca post-lockdown con il preciso obiettivo di incentivare il turismo di prossimità e la (ri) scoperta delle bellezze italiane, in particolare di quelle ancora poco esplorate e conosciute".

Ora è in Sardegna: le tappe?

"Sono arrivata la scorsa domenica e sono già riuscita a vedere tantissime cose. Il progetto si chiama "Scorci di Gallura, alla scoperta della costa Nord-Orientale della Sardegna" e tra i partner c'è Gallura Turismo, associazione di promozione del territorio. Ho iniziato da Olbia, con le sue meraviglie risalenti alla civiltà nuragica, e poi ho proseguito verso Pittulongu e Golfo Aranci. L'itinerario prevede tappe a Porto Rotondo, Porto Cervo, Arzachena, Cannigione, Maddalena e Santa Teresa".

Come funziona la promozione di una località?

"È un racconto, in questo caso il mio, attraverso parole, immagini, suoni e video. Tutto risiede nella forza comunicativa, nel riuscire a centrare il target, nel saper creare fili indissolubili col lettore, nel saper diventare i suoi occhi. "Mi sembra di viaggiare con te" è la frase che mi sento spesso ripetere, ed è lì che capisco di aver svolto un buon lavoro e di aver raccontato bene tutte le sfaccettature di un territorio".

In tempi di Covid viaggiare è pericoloso?

"In tempi di Covid è necessario adottare e rispettare tutte le misure di sicurezza, per la salvaguardia nostra e degli altri. Non direi che viaggiare è pericoloso, direi che sono stati il non rispetto delle regole e l'abbassamento del livello di guardia a renderlo pericoloso. Alcune destinazioni oggi sono off-limits, ma ciò non toglie che l'Italia e le sue bellezze siano a nostra disposizione. A patto che si abbia buon senso, si mantenga il distanziamento fisico, si indossi la mascherina e si utilizzino tutte le precauzioni".

Cosa pensa di certificati di negatività e "passaporti sanitari"?

"Non è mia competenza andare a sindacare le decisioni adottate da Regioni e Stati nei confronti di un'emergenza così drammatica per il nostro Paese. Mi auguro solo che il Covid-19 non si trasformi in campagna elettorale e che le diatribe tra le sfere governative non alimentino ancor più la confusione tra i cittadini e i viaggiatori. Che è veramente tanta".

Il viaggio più bello che ha fatto?

"Africa, senza ombra di dubbio. Prima di sbarcare nel cuore del Continente Nero credevo che il "mal d'Africa" fosse solo un cliché, un vanto, un modo di dire. Posso giurare che non è così. Viaggiare in Africa vuol dire tornare al punto zero, all'origine di tutto. Vuol dire abbattere ogni sovrastruttura e ritrovarsi a tu per tu con la natura e la propria anima. È una sensazione così pura e mistica che tradurla a parole diviene quasi impossibile. Nel mio cuore sogno sempre l'Africa, sempre".
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