Chi distribuisce il talento non è necessariamente democratico. Può succedere che su una sola persona si concentrino uno, due, magari tre talenti differenti, tanto da farla diventare riconoscibile al mondo per ciascuno di essi presi singolarmente, indipendentemente dagli altri due. È il caso di Alex Garland, oggi famoso come regista di film come “Civil war” (2024), “Ex Machina” (2015), ma anche come sceneggiatore di “28 giorni dopo” (2002, regia di Danny Boyle).

Non tutti sanno che, prima che come filmaker, Garland è diventato improvvisamente noto al pubblico come autore di romanzi. Era il 1997 quando in Italia è uscito “The beach” (“L’ultima spiaggia, Bompiani), libro cult tra i viaggiatori zaino in spalla, soprattutto tra quelli che si avventurano nel sud-est asiatico. Scrive Gianluca Gotto nel suo blog: «Quante volte mi è capitato in giro per il sud-est asiatico di vedere quel libro. Copertina spiegazzata, pagine ingiallite, consumato come può esserlo solo un libro passato dalle mani e dagli zaini di decine di viaggiatori e viaggiatrici. L’ho visto tante volte, quasi sempre nelle zone comuni degli ostelli, luoghi di scambio e condivisione per eccellenza». Ad accrescere l’importanza di questa storia che Gardland ha scritto quando aveva 26 anni (oggi ne ha 54 e due vite professionali che potrebbero appartenere a due persone diverse) ci ha pensato il padre di Trainspotting Danny Boyle che nel 2000 ha deciso di farci un film con Leonardo Di Caprio. Parliamo del Di Caprio post Titanic alla ricerca di un progetto che in un certo senso lo liberasse dal ruolo di protagonista del film più visto di sempre, prima che Martin Scorsese ne facesse il suo attore feticcio. Comunque, chi ha amato il libro ha quanto meno apprezzato il film per l’ambientazione perfetta, per la colonna sonora, nonostante alcune libertà di troppo nella trama.

Quindi, Alex Garland è prima di tutto lo scrittore di riferimento dei backpackers di tutto il mondo. Poi viene tutto il resto. A partire dal secondo romanzo “The tesseract” (Black dog, Bompiani, 1999), molto meno di successo del primo ma altrettanto affascinante e coinvolgente. «E’ come un film di Quentin Tarantino o di John Woo, condito con un po’ di Graham Greene. Un romanzo che conferma il prodigioso e multiforme talento di Gardland», è il commento della regina dei dei critici letterari americani Michiko Kakutani (The New York Times). La storia è ambientata nelle strade di Manila, nelle Filippine, (dove Garland ha vissuto) e ruota attorno alle vite di tre personaggi: uno psicologo che raccoglie le confessioni di ragazzi che vivono per strada, una madre che cerca di proteggere il figlio dalle durezze della quotidianità, un ragazzo inglese che gioca una partita che lo porterà alla resa dei conti col boss locale. Tre storie che alla fine si intersecano. Anche in questo caso Hollywood ha deciso di farci un film con Jonathan Rhys Meyers e di Oxide Pang.
Garland ha scritto un terzo romanzo nel 2004, “The Coma”. Poi più nulla perché è stato rapito (definitivamente?) dal cinema. Le sceneggiature innanzitutto. A partire da “28 Giorni dopo” di Boyle, per continuare con Sunshine (sempre di Boyle), “Non lasciarmi” di Mark Romanek, “Dredd” di Pete Travis, per proseguire con tutti i film di cui lo stesso Garland è stato anche regista.
Alcune curiosità. Per “Ex Machina” lo scrittore inglese è stato anche candidato all’Oscar. Suo padre è il cartoonist Nick e lo stesso Garland ha disegnato anche fumetti.

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