Voglia di ricominciare a vivere. Dopo un anno e più trascorso in clausura il desiderio di camminare in lungo e in largo nei sentieri della Sardegna riesplode con l'auspicio che al più presto si possano riprendere le vecchie abitudini, tra escursioni, trekking e vie ferrate alla scoperta della natura selvaggia dell'Isola. E magari riproporre già dal prossimo inverno la lunga traversata sul Supramonte. Un richiamo non solo per i sardi ma anche per tanti turisti escursionisti, italiani ed europei, che ormai da anni scelgono la Sardegna, considerata una meta ideale e ambita per questa pratica. Cielo, mare e montagna: essere avvolti da questi tre elementi non fa che aumentare l'appeal verso l'Isola, nella consapevolezza che ore e ore di cammino saranno ripagati dalla vista di stupendi panorami godibili perlopiù dal ciglio di falesie vertiginose sul mare. Andare a rileggere in questo periodo di riposo forzato “Il Top del trekking in Sardegna” di Corrado Conca, faro-guida di molti gruppi in Sardegna, è un po' come essere lì, per esempio a 400 metri più in basso nella bellissima Cala Biriola circondata da acque turchesi e verde smeraldo. Un'emozione che avvolge chiunque l'abbia già provata in presenza, ma anche chi per la prima volta sfoglia i tantissimi itinerari viene catturato dal desiderio di essere catapultato in quei suggestivi scenari da cartolina, tra vette e punte di granito e calcare, sopra l'azzurro del mare. Percorsi fatti e rifatti, scoprendo sempre qualcosa in più. Per chi come Corrado Conca - dalla pratica outdoor (fin dal 1984) è passato al trekking, al canyoning e all’arrampicata - non si è mai fermato arricchendo di nuovi tasselli un curriculum di eccezione (speleologo, istruttore di torrentismo, escursionismo, arrampicata) siglato dalla qualifica di guida escursionistica, sa bene cosa si perde e si è perso quest'anno stando fermi a causa della pandemia.

Se oggi la Sardegna è una meta che ha conquistato uno dei posti d'onore nelle classifiche e nel cuore degli escursionisti, molti stranieri, è grazie allo spirito d'avventura dei sardi, curiosi di conoscere ogni angolo della loro terra, sebbene sia da una decina d'anni circa che la pratica del trekking è diventata un trend, attirando man mano l'attenzione dei Comuni che finalmente hanno capito quanto camminare (e non solo) possa far bene alla Sardegna e allo sviluppo del turismo nostrano. Oltre che allo spirito e al corpo dei praticanti, alla ricerca di svaghi anti-stress di portata e livelli diversi ma aperti a tutti.

“Il top del trekking in Sardegna” è la storia di una passione che nell'Isola si tramanda ancora oggi di padre in figlio, sulle orme tracciate da piccoli gruppi locali e occasionali che da pionieri hanno aperto “strade” e sentieri battuti solo dai pastori di un tempo, come dimostrano le tracce di antichi ovili ancora superstiti. Ma quando nasce il trekking nell'Isola? I primi volumi fotografici su percorsi escursionistici risalgono a ormai 30 anni fa, testi storici per gli addetti ai lavori, come quelli di Elio Aste, da “Sardegna Nascosta” a “Sardegna Selvaggia” e “Supramontes” o quelli di Colomo-Ticca da cui ha preso il via la famosa collana “Sardegna da salvare”. Ma la pratica escursionistica si diffonderà qualche anno più tardi, coinvolgendo una massa sempre più ampia di appassionati, coinvolti in nuove avventure anche dagli innumerevoli volumi, libri e pubblicazioni in uscita fino a oggi. Tutti esaustivi e di grande appeal, sottolinea l'esperto, verso quei luoghi <un tempo considerati estremamente remoti e selvaggi> e oggi <classici domenicali> anche per passeggiatori occasionali. <Quel che è cambiato>, spiega Conca, <è forse l'uso del tempo libero assieme alla consapevolezza che la Sardegna possa offrire infinite mete per tutti i gusti e di ogni difficoltà>. L'evoluzione c'è e si vede negli interessi dei praticanti, spinti a visitare i posti più remoti, tanto che anche nell'Isola hanno preso piede percorsi semi-alpinistici ai quali si è affiancata la realizzazione di alcune vie ferrate, molto di moda e prese d'assalto dai più esperti desiderosi di cimentarsi in imprese più ardue, appendendosi a pareti rocciose a strapiombo sul mare, seppure in tutta sicurezza sotto le istruzioni di una guida. Una domanda che cresce a fronte di un'offerta molto più ampia e variegata, che è riuscita a valorizzare tanti bellissimi luoghi normalmente irraggiungibili qualificando gli stessi escursionisti e frequentatori delle montagne sarde.

Dai trek classici come quello per raggiungere in poche ore la dolina e i resti del villaggio nuragico di Tiscali o le Gole di Gorropu ai trek più lunghi (Cala Luna, Goloritzé, Punta Lamarmora) e, tra tutti, l'immancabile Selvaggio Blu, il più noto dell'Isola, nel territorio di Baunei, tra mare e montagna, e la Grande traversata del Supramonte. Oppure i trek tecnici sui sentieri delle cenge o delle vie ferrate del Cabirol e di Pentumas, ad esempio. Tutti da percorrere e capaci di stimolare sane camminate, nel rispetto dell'ambiente, e mettere alla prova anche chi finora non ha scrutato questi orizzonti e non è mai salito in vetta. La linea mare-cielo è sempre più vicina da raggiungere.

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