“Ritrarre un bandito è un po’ come entrare nella storia della Sardegna”. Ed è quello che ha cercato di fare Massimo Spiga, art director, grafico, illustratore e artista, con la sua nuova mostra “Ritratti di Bandito”, inaugurata a fine agosto a Baradili e visitabile fino a dicembre negli spazi dell’ex Montegranatico. L’esposizione, organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con la società Nur e il Consorzio Due Giare, offre non solo i tredici ritratti ad acquerello di banditi dell’800, tra l’altro imputati nel processo dei sedici nel 1901, ma dà anche uno spaccato della società sarda.

Massimo Spiga,57 anni originario di Ales con un passato nella più grande industria profumiera italiana, nel mondo della pubblicità e della comunicazione (ha coofondato l'agenzia pubblicitaria Estro.com srl nel 2001 e l'agenzia pubblicitaria Estro Comunicazione nel 1992), ha vinto diversi premi Mediastar e premi regionali e nazionali, da tempo ormai si è allontanato dalla comunicazione visiva commerciale per intraprendere un percorso indipendente e di crescita nel campo dell'arte. Diverse le sue esposizioni fino a quella attualmente visitabile nel paese più piccolo dell’Isola, nel cuore della Marmilla e dedicata al Banditismo.

Massimo Spiga, 57 anni (foto concessa dalla Nur e dal Consorzio Due Giare)
Massimo Spiga, 57 anni (foto concessa dalla Nur e dal Consorzio Due Giare)
Massimo Spiga, 57 anni (foto concessa dalla Nur e dal Consorzio Due Giare)

“Un lavoro nato per in investigare sul concetto di bandito in rapporto con la Sardegna” ha spiegato Massimo Spiga. Così scorrendo i tredici ritratti ad acquarello si può fare un salto nella storia ma anche comprendere un fenomeno sociale che ha segnato secoli della vita in Sardegna. “Bandito significa messo al bando – spiega Giuseppe Manias della Nur – ma perché i sardi quando delinquono non sono comuni delinquenti ma banditi? In tutte le altre regioni con le stesse condizioni non si usa il termine bandito. Allora, perché il pastore sardo che commetta un qualunque reato, diventa l’oggetto della repressione di polizia più spietata e accanita. E i sardi, non solo i banditi, sono ancora considerati una minoranza etnica pregiudicata in quanto resistente alla penetrazione e all’integrazione? Se il Niceforo, criminologo e antropologo, nel 1897 definisce il sardo come “razza pigmea, microcefala ed elettrocefala di sicura origine africana”, e anche “zona delinquente”, un mondo criminoso, una società non completamente evoluta e nella quale si manifestano i reati propri della società primitiva, dopo tanti anni di sedimentazione culturale quanto ancora è rimasto di questa visione pregiudiziale?”. Interrogativi importanti per andare a fondo a un fenomeno sociale che ha componenti ben determinate che lo caratterizzano.

Ritratto di bandito (foto concessa dalla Nur e dal Consorzio Due Giare)
Ritratto di bandito (foto concessa dalla Nur e dal Consorzio Due Giare)
Ritratto di bandito (foto concessa dalla Nur e dal Consorzio Due Giare)

Si ritrae il bandito così come lo si è sempre fatto: negli anni Sessanta con le fotografie incastonate in un riquadro con scritto “ricercato”, banditi che avevano un valore arrivando anche a 10 milioni nel 1967. Oggi Massimo Spiga con i suoi 13 acquerelli intende ritrarre la società in cui questi banditi vengono considerati tali. Trae ispirazione dalla battaglia di Morgogliai, vicino a Orgosolo, dove l’11 luglio 1899 ci fu un violentissimo conflitto a fuoco fra carabinieri e banditi. Un nucleo di militari composto dal comandante Giuseppe Petella, dal brigadiere Lussorio Cau (che fece l’infiltrato), dal carabiniere Lorenzo Gosco uccise quattro banditi e ne ferì un quinto. Un importante fatto di cronaca a cui anche L’Unione Sarda dedicò ampio spazio: “il comandante della compagnia dei carabinieri di Nuoro, capitano Petella, aveva avuto notizia che i famigerati latitanti fratelli Serra Sanna, Pau, Lovico e Virdis, si aggiravano nella intricata foresta di Morgogliai. Ieri sera dispose un concentramento di numerosi carabinieri dell’arma (…)”.

Su questa società si sofferma Massimo Spiga, un contesto storico-culturale particolare che come spiega Manias “è quello che va dall’Editto delle chiudende che mise in crisi i pastori e le loro greggi che non avrebbero più potuto oltrepassare confini prima d'allora inesistenti. La proprietà collettiva venne recintata e divenne privata. Era così incominciata la destabilizzazione economico-politica dell'Isola”. Nel 1827 la Carta de Logu, la raccolta di leggi in lingua sarda in vigore dai tempi della giudicessa Eleonora d’Arborea, venne soppiantata dal Codice Feliciano e ancora: “Nel 1848 fa notare Manias - era in atto il più grande disboscamento di sempre, utile allo Stato per costruire le ferrovie italiane e creare strade buone al passaggio delle carrozze e alla monarchia sabauda per una migliore gestione dei propri averi, ma la superficie boschiva della Sardegna passò dai 480.000 ettari degli anni Venti ai 113.000 rilevati nel 1883. E con l’inasprimento delle tasse il banditismo sardo a quel punto non poté che proliferare”. Tra il 14 e il 15 maggio 1899 si diede il via libera a una grande operazione di polizia che coinvolse Nuoro e tutta la Barbagia: la cosiddetta Notte di San Bartolomeo con 700 arresti fra banditi e fiancheggiatori[ (di cui oltre la metà andarono poi prosciolti). È allora, durante gli accertamenti, che vennero scattate le 100 fotografie del professore Giuseppe Sanna Salaris, direttore del manicomio di Cagliari, che hanno reso famosi molti di loro. Qualche mese dopo la battaglia di Morgogliai che ha ispirato la mostra di Massimo Spiga.

© Riproduzione riservata