Gli addetti al cerimoniale ricordano ancora con i sudori freddi quella visita a Roma del 2009: Gheddafi che atterra a Ciampino con un’ora e mezza di ritardo con disinvolta noncuranza del protocollo, la fotografia di Omar al-Mukhtar, eroe della resistenza libica impiccato dagli italiani, appuntata sull’uniforme del Colonnello come una decorazione extralarge, la tenda beduina alzata a Villa Pamphilj per accogliere l’ospite, le amazzoni della sua guardia privata…

La seconda visita – l’anno dopo, sempre in pieno Berlusconi IV – fu un po’ meno colorata, ma comunque abbastanza da distrarre reporter e curiosi dall’aereo che aveva portato Gheddafi sullo Stivale. Fu un peccato: quell’Airbus da solo avrebbe potuto riempire più di un reportage, e lo scopriamo adesso che la reggia volante – quasi dieci anni dopo la morte del suo padrone e a più di cinquanta (cinquantadue a settembre) dal golpe che portò al potere l’allora 27enne ufficiale riccioluto – è tornata in possesso del governo libico.

Nei giorni scorsi l’aereo è atterrato a Mitiga, a disposizione (provvisoria quanto la durata del suo governo) del premier di unità nazionale Abdel Hamid Dbeibah. In quali condizioni sia dal punto di vista dei comfort e degli arredi non è chiarissimo: può darsi che lo sfarzo sia stato ridimensionato per renderlo più simile a un austero velivolo di uno Stato appena uscito da una guerra civile. Di fatto l’Ansa ricorda che ai tempi delle visite di Stato a Roma, quando Berlusconi per ingraziarsi l’ospite lo accoglieva con un baciamano fra l’irrituale e il cameratesco, l’Airbus offriva “anche vasca idromassaggio, cinema e camera da letto con specchi alle pareti”. D’altronde, come ricordava anni fa la Cnn, ad equipaggiare lussuosamente l’aereo nel 1996, spendendo forse 250 milioni di dollari, era stato il principe (e playboy) Jefri Bolkiah, fratello del sultano del Brunei. Molto, anzi moltissimo se si considera che poi Gheddafi lo avrebbe comprato a quanto pare per 120 milioni, meno della metà.

Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, primo ministro della Libia
Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, primo ministro della Libia
Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, primo ministro della Libia

Secondo la ricostruzione dell’agenzia di stampa l’aereo, che ha lasciato la Francia il 7 giugno per poi fare un lungo scalo a Istanbul, era rimasto a lungo impigliato in un contenzioso tra il Kuwaiti Al-Kharafi Construction Group e lo Stato libico. La società di costruzioni kuwaitiana aveva tentato di appropriarsi dell’aereo a saldo di una transazione disposta da un tribunale per la cancellazione - da parte della Libia - di un contratto turistico nel 2010. L’aereo era stato trasferito nella città francese di Perpignan per manutenzione nel 2012.

E proprio questa sosta dopo nove anni si è rivelata un elemento decisivo per sbloccare la situazione. Già nel 2016, notava sempre la Cnn, i costi di manutenzione, riparazione e ristrutturazione dell’aereo (che era rimasto danneggiato durante la rivoluzione libica del 2011 che portò al rovesciamento di Gheddafi e poi al suo omicidio) avevano superato i tre milioni di euro: una somma che ha tirato dentro pure Air France quale parte in causa, “aggiungendo un ulteriore livello di complessità al caso”. Come ricostruiva nei giorni scorsi il sito di informazione Lybia Herald, un collegio arbitrale del Cairo aveva ordinato alla Libia nel marzo 2013 di pagare quasi un miliardo di dollari alla società kuwaitiana, ma gli avvocati francesi del governo libico avevano rivendicato “la immunità sovrana” di cui avrebbe goduto il mezzo. Infine, il 25 agosto 2016, la giustizia collocò l’Airbus fuori dal perimetro dei beni aggredibili dai kuwaitiani e il caso giudiziario sostanzialmente si spense. Ma il parcheggio francese era a pagamento: secondo le stime citate dall’Ansa la sosta a Perpignan costava a governo libico 1.200 dollari al giorno.

Adesso – un po’ per la voglia dell’Eliseo di fare un gesto simbolico di buona volontà verso il nuovo potere libico dopo anni di ambiguità nella guerra con Haftar, un po’ per l’insofferenza libica verso quel rimessaggio in terra francese da costi così onerosi – la reggia volante è di nuovo a disposizione del potere libico. Non è chiaro se verrà adoperato per la prossima missione in Italia, dopo quella che a fine maggio ha portato Dbeibah a Palazzo Chigi per un colloquio con Draghi. Di certo c’è solo che qualunque sia la data della prossima missione italiana, chiunque sia il premier libico che scenderà la scaletta dell’Airbus non andrà ad alloggiare in una tenda a Villa Pamphilj.

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