Il vice sceriffo Rick Grimes è forse l’ultimo vero eroe positivo della televisione contemporanea: in “The walking dead”, la serie tv sugli zombie amata anche da chi gli zombie non li ama, è il “last man standing”, l’ultimo uomo sfuggito all’apocalisse zombie. A partire da lunedì 23 agosto, conosceremo l’epilogo: la serie tv tratta dal fumetto di Robert Kirkman che racconta la fine dell’umanità, infettata da un misterioso virus che fa rivivere i morti, arriva infatti all’ultima e undicesima stagione. Quasi un record: undici stagioni in undici anni per una saga tra le più fortunate (in generale e senza precedenti nel genere thriller-horror). A trasmetterla sarà Star, all’interno di Disney+. Sarà la prima parte di un finale che ha richiesto una trilogia per esaurirsi, tanti sono gli intrecci che hanno legato i numerosi protagonisti, tra morti-non morti, sopravvissuti, umani. The walking dead è solo l’ultimo e potente esempio di racconto post-apocalittico, l’ultima rivitalizzazione del mito degli zombie lanciato dal film cult “La notte dei morti viventi” di George Romero (1968).

Rick è un giovane sceriffo della Georgia, un uomo di legge e d’onore: ha una moglie, Lori, un figlio maschio ancora bambino, Carl. Riflessivo e coscienzioso, Rick è sempre disposto a fare la cosa giusta, a sacrificarsi per gli altri, a tirar fuori il meglio dalle persone. Poco prima dell’invasione zombie rimane vittima di una sparatoria che lo lascia in coma, incosciente in un letto di ospedale mentre il mondo là fuori inizia a cadere a pezzi: quando si sveglia, niente sarà più come prima. Grazie a Rick, grazie anche a lui, ogni puntata di The walking dead di questi undici anni è stata una discesa verso gli inferi, sempre più cupa e fosca, tra budella fuoriuscite, mandibole voraci, teste mozzate e frantumate (gli zombie si finiscono solo con un colpo letale al cervello). La storia che si sviluppa lungo le dieci stagioni fin qui trasmesse è animata da un solido livello narrativo: c’è la lotta costante contro la minaccia fisica degli zombie che si moltiplicano esponenzialmente nonostante i sopravvissuti si addestrino a tenerli sotto controllo. Le scene horror sono molto potenti, e la serie ha svolto un prodigioso lavoro sul trucco e sugli effetti speciali, usati soprattutto per dar vita agli zombie che popolano il mondo abitato dai sopravvissuti.

L’undicesima stagione dovrà sciogliere molti nodi per molti personaggi, per esempio tra Maggie e il malvagio Negan che dovranno convivere insieme, ma tra le trame principali l’ultima stagione dovrà affrontare il Commonwealth e la nuova minaccia rappresentata dai Mietitori. Per Alexandria si prospettano tempi bui e ancora difficili. Sarà interessante scoprire, inoltre, se ci saranno collegamenti con la Repubblica Civica, l'organizzazione che ha rapito Rick Grimes (Andrew Lincoln) nella nona stagione e che è stata mostrata nello spin-off The Walking Dead: World Beyond.

Come detto, l’undicesima stagione di The Walking Dead sarà suddivisa in tre parti da otto episodi ciascuna. La prima coppia di episodi ha debuttato lunedì 23 agosto. E’ verosimile attendersi il secondo lotto di episodi all'inizio del 2022 e gli ultimi episodi entro la fine del 2022. Così, almeno si immaginano i milioni di telespettatori. La serie vive di una grossa contraddizione: è uno dei successi di pubblico più importanti della tv americana. Ma non è tra quelle più acclamate dalla critica, che anzi, insieme ai fan più integralisti del fumetto, ne ha spesso rilevato alcuni limiti espressivi: dialoghi lontani dalla raffinata complessità di altri esempi seriali, limitato approfondimento psicologico dei personaggi di contorno, evoluzioni ripetitive della trama. Che sia vero o no, un fatto è certo: “The Walking Dead” ha una forza unica e straordinaria, che è quella di saper ribaltare i piani (non solo narrativi), mostrando che spesso c’è da avere più paura della cattiveria di certi esseri umani che dell’ingordigia di alcuni zombie. Una metafora straordinaria.

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