-       «Ricky, che cosa ti viene in mente se ti dico un aggettivo come cattivo, ansioso, oppure paziente? Intendo, pensi a un maschio o a una femmina»?

Ricky tentenna, azzarda una battuta, ma Clara lo incalza.

-       «Te lo dico io: la maggior parte delle persone pensa a una femmina. E se invece ti dico un aggettivo come ambizioso, autoritario, generoso»?

-       Ricky è spiazzato, ma Clara è pronta:

-       «Quelle stesse persone che prima avevano pensato a una femmina automaticamente pensano a un maschio». Nulla di nuovo, anzi. Gli stereotipi sono difficili da abbattere, e lo sono tanto più quelli di genere che hanno radici profonde, solide, nella cultura e nell’educazione.

A dircelo, ed è questa la bella sorpresa, sono voci giovani di ragazze e ragazzi, autori di “Storie di genere”, sette intelligenti e freschi podcast, scaricabili da www.spreaker.com. Più o meno un’ora e mezza complessiva, durante la quale gli studenti delle classi 3I e 3J del Liceo delle Scienze Umane De Sanctis-Deledda di Cagliari, raccontano, interrogano, spiegano, intervistano, esplorano un complesso come quello del genere, con il suo carico di pregiudizio, ignoranza, disparità. Il risultato è un bello spaccato di un problema urgente, spesso dottamente affrontato sulla carta stampata, sul web e nei talk di mezzo mondo, che in questo lavoro così giovane, con una schietta impronta giornalistica, ha il gusto (spesso) raro di renderlo accessibile a tutti.

Guidati dalla loro insegnante di Lettere, Franca Rita Porcu (collaboratrice delle pagine culturali dell’Unione Sarda) i ragazzi hanno studiato, letto e discusso, offrendoci orizzonti originali. Alzi la mano chi conosce lo studio fatto nel 2014 dalla giornalista Francesca Vecchioni, che ha preso in esame i testi scolastici per le classi IV. Il risultato della sua ricerca è sorprendente. Nei testi scolastici i protagonisti sono prevalentemente maschi e sono rappresentati in spazi aperti e in situazione avventurose, mentre le donne sono, per lo più, chiuse in casa. Ma ciò che maggiormente colpisce è che le professioni indicate al maschile sono ben 93, mentre per le donne sono appena 13.  E dire che sono testi usati nella scuola del terzo millennio.

Ma l’aspetto più convincente dei podcast è il fatto che i ragazzi maneggiano con consapevolezza anche altri studi, più difficili e profondi. Emma e Francesco, per esempio, spiegano bene come l’identità di genere non sia un fatto naturale ma un dato culturale. E a sostegno del loro argomento citano l’antropologa statunitense Margareth Mead, che con le sue ricerche fatte in Nuova Guinea, dal 1931 al 1933, è riuscita a dimostrare come il diverso comportamento di popolazioni indigene non sia dettato dal sesso quanto dall’educazione o dai codici di quella tribù. E perciò ruoli etichettati come femminili (la cura dei figli) sono esercitati da entrambi i genitori e attività “maschili” (su tutte il comando esercitato con forza) non facciano difetto a donne di altre tribù.

Junior Glauco e Federica si sono invece occupati dei pregiudizi. Il podcast inizia con una apparentemente bizzarra domanda sulle bambine viennesi che non amano i parchi per arrivare a parlare del saggio di Caroline Criado Perez,“Invisibili”, pubblicato due anni fa, in cui la studiosa dimostra, dati alla mano, come in società costruita a immagine e somiglianza degli uomini, metà della popolazione, quella femminile, venga sistematicamente ignorata. A testimoniarlo, la sconvolgente assenza di dati disponibili sui corpi, le abitudini e i bisogni femminili. Come nel caso degli smartphone, sviluppati in base alla misura delle mani degli uomini. O dei parchi pensati perché i maschi possano gareggiare.

Le domande sono tante. Sapete quante istruzioni ricevono le bambine? Eccone alcune: non percorrere strade poco illuminate, evitare sempre i vicoli, giorno e notte, non salire su autobus troppo affollati, non ricambiare lo sguardo, e via su questo tono. Perché la sicurezza nelle città è un argomento reale per chi è prima bambina e poi donna e lo testimonia il saggio “La città femminista” di Leslie Kern, citato da Claudia e Chiara.

Dall’altra parte ci sono gli stereotipi maschili (un maschio che vorrebbe usare il trucco per gli occhi è inesorabilmente gay) affrontato da Alice e Stefano insieme alla rappresentante di Giulia Giornaliste, Morena Deriu. La cavalcata degli studenti sulle onde del web si chiude con un’intervista fatta da Federica e Iris al tandem di attrici Michela Sale Musio e Tiziana Troja, Le Lucido Sottile, col titolo illuminante di “Evviva la libertà”.

Certo qualcuno troverà i podcast imperfetti, e lo sono. Ma al di là dell’imperfezione - il sale della vita - è bello sapere che ci sono scuole dove l’orizzonte è un po’ più in là del solo libro di testo e del mero esercizio nozionistico.

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