I più lo definiscono ex batterista dei Police. Ma in realtà per il settantaduenne Stewart Copeland quella con Sting e Andy Summers è stata una luminosa parentesi di sette anni (più una breve coda) in una carriera lunga mezzo secolo iniziata nel 1975 e ancora in corso.

Quello che si esibirà la notte di Capodanno a Cagliari, insomma, è un monumento della musica. Certo, non è l’artista pop che molti si aspettavano, non riempie le piazze, anzi può definirsi di nicchia, e forse non il più adatto a questo tipo di manifestazioni. E infatti le critiche si sono moltiplicate, tra un «chi è questo?» dei più giovani, un «è inadatto» dei più scettici e un «perché il Comune non ha dato una direzione più precisa al bando per la scelta dell’artista?»

Ma Copeland è certamente un’opzione di alta qualità, un musicista con un’altissima reputazione in tutto il mondo. Parla la sua sua carriera. Nato ad Alexandria, in Virginia, nel ’52, figlio di un agente della Cia americano con la passione per il jazz e di un’archeologa scozzese, ha vissuto a Beirut, in Egitto, a Millfield, Berkeley e Londra in Inghilterra, a San Diego e in altre città statunitensi. Ha studiato la batteria sin da piccolo sia in Libano sia in Gran Bretagna, dove si laurea in media e comunicazione, contrabbasso e batteria.

Nel ’73 entra a far parte dei Curved Air prima come manager poi come batterista ed è così bravo che la rivista Melody Maker pubblica la sua biografia quando ha solo 23 anni. Il gruppo non dura a lungo ma gli dà l’opportunità di conoscere un certo Gordon Matthew Thomas Sumner, di un anno più grande, che già allora chiamavano Sting, al quale propone di formare un gruppo punk assieme al chitarrista Henry Padovani. Dall’incontro di questi tre venticinquenni (o giù di lì) nascono i Police che non fanno punk ma un originale mix di rock e reggae, influenzato proprio dal suono di Copeland. Nel ’78 il trio si autoproduce, investendo 1.500 sterline, il primo album, Outlandos d’amour che ha subito un impatto potente nelle vendite e nelle classifiche. Seguono Reggatta de blanc, Zenyatta Mondatta, Ghost in the machine e Syncronicity, del 1983 che sarà l’ultimo album della band, al netto delle raccolte uscite successivamente.

Quell’esperienza lascerà alla storia brani venduti ancora oggi e suonatissimi – così si dice – dalle radio, come Message in a bottle, Every breath you take, Roxanne e molti altri.

Dopo quell’esperienza (poi ripresa con una reunion estemporanea per un tour nel 2007, in occasione del trentesimo anniversario del gruppo) Copeland scrive colonne sonore di film (tra le tante quella di Rusty il selvaggio di Francis Ford Coppola, per il quale vince un Golden globe) e serie tv, pubblica album da solista, forma altri gruppi (uno, Animal logic, con il grande bassista Stanley Clarke), collabora con decine di artisti e orchestre.

A Cagliari Copeland arriva con un'ensemble di ventinove elementi, tutti di eccellente qualità, e suonerà molti pezzi dei Police. Chissà in quanti staranno ad ascoltarlo, in piazza Yenne. Magari qualcuno che prima era scettico apprezzerà la sua musica, ammetterà di essersi sbagliato sul suo conto e penserà che tra lui e Blanco c’è un abisso.

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