Qualche berlinese, quando il Muro era ancora in costruzione, scappò saltando dalla finestra di casa. In alcuni punti la divisione voluta dal governo della Germania Est sfiorava i palazzi, e con un po’ di energia e molta fortuna alcuni riuscirono ad atterrare nel mondo occidentale. Senza bagagli, senza niente. Altri sfondarono in bicicletta l’iniziale barriera di filo spinato. Vie di fuga che rimasero praticabili solo in quei primissimi giorni, esattamente di 60 anni fa, in cui il Muro non aveva ancora assunto la prima forma “solida” e non c’erano gli spazi retrostanti che poi verranno definiti “la Striscia della Morte”.

Anche in seguito la gente continuò a scappare da Berlino Est, sia pure con difficoltà e rischi sempre maggiori. Però fu necessario escogitare nuovi metodi. Il fuggiasco più celebre resta Conrad Schumann, il soldato che il 15 agosto 1961 – quando da appena due giorni la Ddr aveva iniziato a recintare la parte della città controllata dall’Alleanza atlantica – passò oltre il filo spinato con un balzo reso noto in tutto il mondo dallo scatto di un fotografo che casualmente si trovava lì. Non tutti invece sanno che, durante i 28 anni in cui il Muro rimase in piedi, un numero imprecisato ma comunque rilevante di persone lo violò non scavalcandolo, ma passandoci sotto. Alcuni metri sotto la superficie.

Come in un film

La storia dei tunnel tra le due Berlino non si racconta molto spesso ma non è certo un segreto. Libri, film e documentari la testimoniano con gradi maggiori o minori di fedeltà ai fatti, ma dicendo sostanzialmente il vero: in vari punti della città, l’ardimento o la disperazione portarono a scavare delle gallerie che sbucavano a Berlino Ovest, dalla parte della libertà e della democrazia. E una di queste opere fu realizzata da due giovani italiani, Domenico Sesta e Luigi Spina. Una vicenda che sembra davvero una sceneggiatura cinematografica, e infatti è al centro di una delle pellicole più note su questo argomento.

Sesta e Spina si erano conosciuti a Gorizia (anche se il primo, chiamato da tutti Mimmo, era nato in Puglia, nel 1937), e dopo aver compiuto una parte degli studi universitari in Italia avevano ottenuto delle borse di studio per la facoltà di Ingegneria a Berlino. Nell’agosto del ’61, quando spuntò la “barriera di protezione antifascista” voluta dal presidente della Ddr Walter Ulbricht, capirono presto che – potendosi spostare più liberamente, in quanto stranieri – erano diventati il punto di riferimento di alcuni amici tedeschi. Come Hasso Herschel, ex campione di nuoto finito in carcere come dissidente del regime, e poi fuggito lasciando però la sua famiglia all’Est. O Peter Schmidt, che era invece rimasto intrappolato nella Repubblica Democratica nei giorni in cui il muro si stava per richiudere definitivamente.

Il Muro\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Il Muro\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Il Muro (foto archivio L'Unione Sarda)

Gli studi di ingegneria e i molteplici sopralluoghi ai due lati della città permisero ai ragazzi italiani di progettare un tunnel lungo più di 120 metri, che per una curiosa coincidenza aveva una delle sue estremità in Bernauer Strasse, la stessa del famoso balzo di Conrad Schumann. Lo scavo iniziò, dal lato Ovest, grazie all’opera di alcuni volontari di varie nazionalità. Una specie di “Giochi senza frontiere” in cui però si rischiava la vita, e la frontiera era invece molto presente e concreta: quella, temibile, della cortina di ferro.

Mimmo e Luigi idearono anche un sistema sotterraneo di illuminazione elettrica e di comunicazione, ma l’opera divenne costosa, e per scarsità di fondi rischiava di fermarsi. Questo è il punto in cui arriva la svolta “da film”: un giornalista del network americano Nbc venne a sapere del tentativo (secondo altre ricostruzioni, fu contattato dagli stessi Sesta e Spina) e si propose di finanziarlo con 7.500 dollari, in cambio della possibilità di documentare con la telecamera i lavori di scavo e la fuga finale.

Missione compiuta

Nel settembre del 1962, 29 tra uomini e donne sbucarono a Berlino Ovest attraverso quel tunnel. A differenza di altri realizzati in quegli anni, non venne riutilizzato perché la Stasi lo scoprì e lo fece allagare. Prima di andare in onda, il documentario della Nbc fu per breve tempo fermato dai timori del presidente Usa John Fitzgerald Kennedy, che era stato informato della questione e non voleva – nel clima tesissimo della guerra fredda – che il blocco sovietico sapesse dell’aiuto dato dagli americani ai fuggiaschi. Ma il direttore della rete tv decise di mandare in onda la trasmissione nonostante le obiezioni di JFK.

John Fitzgerald Kennedy\u00A0(foto da Wikipedia)
John Fitzgerald Kennedy\u00A0(foto da Wikipedia)
John Fitzgerald Kennedy (foto da Wikipedia)

I due ragazzi italiani trovarono poi altri sistemi – come la falsificazione dei documenti – per aiutare alcuni amici a venir via dalla Germania Est. Poi ritornarono a vivere una vita normale e lontano dai riflettori. Sono morti entrambi qualche anno fa, ma dopo aver ottenuto nel 2000, dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la medaglia d’oro al Valor civile.

Sotto il Muro di Berlino, in quel tempo, furono costruite molte altre gallerie: qualcuno dice una settantina, altri ne contano quasi il doppio. Vengono nominate col numero delle persone che le hanno percorse per scappare: quella di Sesta e Spina è definita Tunnel 29. Ci sono molte storie incredibili legate agli altri passaggi sotterranei: pare per esempio che uno sbucasse in una tomba, e per non far scoprire i fuggiaschi venivano organizzati dei finti funerali. Erano tutti angusti e sporchi, ma in uno leggermente più ampio passò addirittura un ottantunenne. Adesso alcuni di questi si possono anche visitare, almeno in parte, e ancora oggi capita talvolta che ne vengano ritrovati di nuovi durante dei lavori in città. Il Muro nel frattempo non c’è più, restano in piedi solo alcuni brevi tratti, lugubri souvenir di un passato di cui c’è poco da rimpiangere. Ma nel mondo esistono ancora tanti altri muri, perché l’uomo non ha perso il vizio di separare i simili dai simili, di alzare barriere cementate con l’odio e il terrore. Finché ne esisteranno, ci sarà sempre qualcuno che – dal cielo o dalla terra – cercherà di oltrepassarle. E qualcuno, prima o poi, ci riuscirà.

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