Per una di quelle ironiche contraddizioni di cui la storia non è avara, negli stessi giorni in cui il dibattito nel Regno Unito verte su quella che taluno definisce “invasione” dei migranti, un altro leader di origine asiatica raggiunge i massimi livelli del potere politico. L’elezione di Humza Yousaf alla guida dello Scottish National Party ha aperto a questo 38enne, di famiglia musulmana, la strada per diventare primo ministro della Nazione del Nord, al posto di Nicola Sturgeon. E così si completa una tripletta che solo pochi mesi fa era inimmaginabile: in questo momento gli inglesi hanno un premier di etnia indiana, Rishi Sunak (anche se il padre Yashvir era nato in Kenya), e due personalità di origine pachistana (Sadiq Khan e appunto Yousaf) rispettivamente nei ruoli di sindaco di Londra e capo del governo locale di Edimburgo.

È vero che tutti e tre sono immigrati di seconda generazione, essendo nati sul suolo della Gran Bretagna: Sunak a Southampton, Khan in un quartiere londinese non lontano da Wimbledon chiamato Tooting, Yousaf a Glasgow. Ma i loro cognomi e il loro stesso aspetto fisico rendono evidente quanto essi siano lontani dal pallore lentigginoso dell’inglese tipico, come poteva essere per esempio l’ex premier Boris Johnson.

Le Alte cariche dello Stato

Il successo degli immigrati, per altro, non finisce con loro tre. In realtà, l’etnia indigena tradizionale è ormai in minoranza nella distribuzione delle poltrone di primissimo rilievo nel Regno Unito. Nel sistema governativo britannico si distinguono quattro “Great Offices of the State” (Alte cariche dello Stato): il primo ministro, il Cancelliere dello Scacchiere che corrisponde al ministro dell’economia, e poi il Segretario di Stato agli Affari esteri e quello agli Affari interni. Nel governo Sunak, solo il responsabile dei conti pubblici, Jeremy Hunt, proviene da una famiglia da sempre inglese. Per quanto riguarda le altre cariche, oltre al premier è di origine indiana anche la ministra degli interni, Suella Braverman; mentre quello degli Esteri, James Cleverly, è figlio di un geometra inglese e di un’ostetrica nata nella Sierra Leone, da cui Cleverly ha ereditato la pelle nera.

Rishi Sunak, 42 anni, primo ministro britannico dal 25 ottobre 2022
Rishi Sunak, 42 anni, primo ministro britannico dal 25 ottobre 2022
Rishi Sunak, 42 anni, primo ministro britannico dal 25 ottobre 2022

C’è senz’altro della casualità in questa contemporanea presenza di figli di stranieri ai vertici delle istituzioni del Regno. Stiamo pur sempre parlando di minoranze etniche: secondo dati pubblicati nel dicembre del 2022 dall’Osservatorio sull’immigrazione dell’Università di Oxford, circa il 14 per cento dei residenti in Gran Bretagna è nato fuori dai confini del Paese (in Italia il dato è di circa il 10 per cento). La nazionalità indiana è la più rappresentata, con 896mila cittadini, mentre al secondo posto non si colloca quella pachistana ma quella polacca, con 682mila persone. La comunità proveniente dal Pakistan è la terza, ferma a quota 456mila.

Sadiq Khan, 52 anni, sindaco di Londra dal maggio del 2016
Sadiq Khan, 52 anni, sindaco di Londra dal maggio del 2016
Sadiq Khan, 52 anni, sindaco di Londra dal maggio del 2016

Va detto che non tutte le immigrazioni sono uguali, per i britannici. Quella da India e Pakistan, due Paesi del Commonwealth, è più antica di altre, risale al dopoguerra: e ha sicuramente incontrato problemi di integrazione, ma in qualche misura è ormai già “assimilata”. Quella che sta suscitando reazioni e polemiche negli ultimi anni (e che ha determinato in gran parte il risultato del referendum sulla Brexit) è soprattutto l’immigrazione da altri Paesi europei, specie dell’Europa dell’Est: la già citata Polonia, Romania, Bulgaria, le Repubbliche baltiche, l’Ungheria.

“Un’invasione da fermare”

Nel 2022 si è registrato invece un aumento degli arrivi dall’Albania, dall’Afghanistan, dall’Iran, dall’Iraq, da vari Stati africani. E la guerra in Ucraina ha modificato ulteriormente i flussi migratori. In questi casi si tratta molto spesso di sbarchi con piccoli natanti che attraversano il Canale della Manica fuori da ogni controllo, un po’ come avviene nel Mediterraneo per approdare in Sicilia e in Sardegna.

Una protesta davanti al Parlamento di Londra contro la legge sull'immigrazione illegale
Una protesta davanti al Parlamento di Londra contro la legge sull'immigrazione illegale
Una protesta davanti al Parlamento di Londra contro la legge sull'immigrazione illegale

A descrivere il fenomeno in termini di invasione è stata, tra gli altri, proprio la ministra dell’Interno Suella Braverman: le sue origini asiatiche non l’hanno dissuasa dall’affermare, durante una sessione parlamentare dedicata al tema dell’immigrazione, che “il popolo britannico ha diritto di sapere quale partito fa sul serio per fermare l’invasione sulle nostre coste meridionali, e quale no”. Palese frecciata rivolta ai Laburisti, da parte di una fiera esponente dei Conservatori.

Però l’ascesa dei politici con avi stranieri non sembra conoscere grandi differenze tra destra e sinistra. Oltre a Braverman, sono ovviamente Tory anche Sunak e il ministro degli Esteri Cleverly; mentre è laburista il sindaco londinese Khan e guarda decisamente più a sinistra l’Snp che ha consegnato la propria leadership a Yousaf. Eppure questi passi avanti degli immigrati di seconda e terza generazione non modificano l’asprezza del dibattito interno sull’attuale fenomeno degli sbarchi, né delle proteste in atto contro la proposta governativa di una legge contro l’immigrazione illegale per fermare i barchini. Persino i commenti dei media sembrano non dare peso – né in positivo né in negativo – al fatto che così tanti incarichi vadano a persone di etnie non autoctone. Come se il fenomeno, in realtà, venisse considerato abbastanza normale. Può sembrare una contraddizione, ma forse è solo la proverbiale flemma britannica.

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