Guerre, cambiamenti climatici, Covid: una combinazione letale che ha prodotto la più grave emergenza alimentare del 21° secolo nel nostro pianeta. La denuncia è frutto dell’ultima indagine condotta da Save the Children, 102 anni di impegno in 125 Paesi a tutela dei bambini poveri e malnutriti. Le aree del pianeta in “emergenza fame” sono sempre di più. “Nel mondo – si evidenzia nelle 38 pagine del rapporto sull’emergenza fame stilato dall’organizzazione non governativa – oltre 40 milioni di persone sono a livelli di insicurezza alimentare di crisi o di emergenza. La situazione è in rapido peggioramento in 16 paesi in Africa, 4 in America Centrale e 3 in Asia. Sono circa 5,7 milioni i bambini sotto i cinque anni che sono sull’orlo della fame, oltre il 50% in più rispetto al 2019. Basta un ulteriore piccolo passo e in alcune aree del mondo da una situazione di crisi ed emergenza si passerà a una catastrofe. Ogni anno muoiono oltre 5 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni e la malnutrizione continua a contribuire al 45% di questi decessi.  Oltre 2 milioni di bambini muoiono dunque ogni anno anche a causa della malnutrizione, 1 ogni 15 secondi. Il Covid-19, sebbene non sia ancora possibile calcolare il suo effettivo impatto in termini numerici, aggraverà ulteriormente questo drammatico bilancio”.

Per Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia, laurea in Scienza della comunicazione all’Università di Siena - la situazione è drammatica e in costante peggioramento. “L’aumento della malnutrizione previsto nei prossimi mesi – sostiene - è così rapido e ampio che è come se in pochi mesi tutti i bambini italiani al di sotto dei cinque anni fossero colpiti dalla più grave forma di malnutrizione. Il nostro pianeta sta affrontando la più grave emergenza alimentare del 21° secolo, la fame e la malnutrizione hanno raggiunto livelli mai visti prima e se non agiamo ora andremo incontro a una vera e propria catastrofe. Un bambino su tre nel mondo oggi è denutrito, e per la prima volta dopo decenni, fame e malnutrizione infantile sono di nuovo in aumento. Conflitti, povertà, crisi climatica e la pandemia hanno contribuito ad esacerbare la situazione e sono proprio i bambini a dover pagare il prezzo più alto. Se non si agisce immediatamente, migliaia di bambini potrebbero morire, invertendo per la prima volta la curva dei progressi ottenuti finora”.

Daniela Fatarella, dg di Save the Children per l'Italia, nella foto del suo profilo Linkedin
Daniela Fatarella, dg di Save the Children per l'Italia, nella foto del suo profilo Linkedin
Daniela Fatarella, dg di Save the Children per l'Italia, nella foto del suo profilo Linkedin

L’organizzazione umanitaria, attraverso la sua rappresentanza italiana, rinnova un accorato appello ai cittadini affinché sostengano le campagne a favore dei bambini malnutriti, che si basano sostanzialmente su tre pilastri fondamentali: sostegno ai servizi sanitari e di nutrizione; programmi dedicati alla sicurezza alimentare, alla disponibilità e all’accesso a cibo sano e nutriente; protezione, promozione e sostegno ai programmi di nutrizione per i neonati, i bambini e i loro adulti di riferimento. “Non possiamo voltarci dall’altra parte” ammonisce Fatarella. “Un mondo che consente che vi siano bambini che muoiono di fame è un mondo ingiusto e di fronte a tutto questo dobbiamo agire, altrimenti saremo tutti responsabili. Tutti possono fare qualcosa, a partire dalla comunità internazionale, dai donatori privati fino alle singole persone: siamo di fronte a un’emergenza e il contributo di tutti è fondamentale per poter evitare che anche solo un bambino in più perda la vita perché non ha avuto di che mangiare”.

Numerosi quelli che nel mondo Save the Children definisce “epicentri dell’emergenza fame”. Particolarmente colpite in America Latina il Venezuela, in Africa la regione del Sahel (Burkina Faso, Mali, Niger), la Somalia e l’Etiopia, teatro recentemente di un conflitto sanguinoso. In Asia tra gli epicentri della malnutrizione c’è la Siria. Dopo 10 anni di conflitto – è l’analisi di Save the Children - per i cittadini siriani la vita non è mai stata così dura. I prezzi del cibo sono aumentati del 200% nell'ultimo anno, riducendo il potere d’acquisto delle famiglie e contribuendo all’aumento della povertà. In Siria il numero di persone che soffrono di insicurezza alimentare è raddoppiato in soli tre anni.

Gli studi di Save the Children confermano che dove c’è guerra c’è fame che è causa e conseguenza di conflitti. Si stima – rileva ancora l’organizzazione umanitaria - che il 60% delle persone e l’80% dei bambini che soffrono la fame nel mondo viva in paesi in cui vi sono conflitti in corso, la maggior parte dei quali è causato da controversie sul cibo, sull'acqua o sulle risorse necessarie per produrli. Dieci delle 13 peggiori crisi alimentari del mondo sono causate da conflitti. Con l'intensificarsi del conflitto e della fame, i bambini sono sempre i più colpiti. I piccoli che vivono in queste aree hanno fino a tre volte in più la probabilità di essere malnutriti rispetto a quelli che vivono in aree più stabili.

In Afghanistan, dove la situazione è precipitata anche in concomitanza della presa del potere da parte dei talebani, si vive un’emergenza nell’emergenza. “In questo Paese – rileva Fatarella – più della metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Oltre mezzo milione di bambini patisce la fame estrema e la metà di tutti i bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione acuta e si prevede che tali numeri aumenteranno verso la fine del 2021. Dopo decenni di guerre e sofferenze, i bambini afghani devono ora affrontare anche la peggiore crisi alimentare della storia del Paese”. Save the Children osserva con gli occhi dei propri volontari sofferenze e stenti. “Ogni giorno – è la testimonianza di Daniela Fatarella - vediamo bambini piccoli nelle nostre cliniche con gravi livelli di malnutrizione e l’inverno è alle porte. Per questo i bambini afghani hanno bisogno dell'aiuto di tutto il mondo per avere anche solo una possibilità di sopravvivere a questa crisi. Continueremo a fare tutto il possibile per fornire loro i servizi salvavita di cui hanno bisogno”.

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