Quanti desideri alla fine di un anno che si sta chiudendo, quante speranze all’avvio di un anno che si apre. Il 2020 e il 2021 hanno segnato le vite di tutti noi in maniera indelebile, ci hanno scoperto deboli e impauriti davanti a un virus che non si riesce a domare, ci hanno dimostrato con la forza dei numeri che soltanto la scienza può indicare la strada maestra e che la disinformazione, gli interessi economici di chi lucra su chi non ha gli strumenti per prendere decisioni autonome – forse perché a suo tempo si è preferito non darglieli, possono spesso fare più danni del virus stesso. i desideri sono tanti, ma per contribuire a realizzarli, o a rendere l’anno che verrà meno duro di quello che ci lascia, si può partire facendo la nostra parte, con quattro promesse.

La prima è quella che riguarda i nostri anziani. Soprattutto quelli che vivono nelle rsa hanno vissuto un nuovo anno di solitudine e molti di loro sono andati via senza che questo maledetto Covid ci desse il tempo per salutarli. Sono i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri zii, i vicini di casa, i nostri vecchi insegnanti. Persone a cui siamo legati da un affetto immenso ma che la vita di tutti i giorni, con i suoi ritmi assurdi, con lavori che ci tengono troppo lontani, ci impediscono di vedere con la frequenza che vorremmo. L’esperienza della morte di una persona anziana purtroppo fa parte della vita ma mai come in questi ultimi anni ha impedito un saluto, un abbraccio un semplice “ti voglio bene” che oggi rimpiangiamo di non aver detto in tempo. La promessa è di iniziare il nuovo anno abbracciando i nostri anziani cancellando la parola solitudine dalla loro esistenza.

La seconda riguarda i nostri figli, i nostri ragazzi costretti a vivere un’esperienza assurda di vita fatta di nuove regole, restrizioni, privazioni di libertà. Per quanto tempo li avremmo voluti lontano da pc e smartphone per mostrare loro che il mondo è anche altro. È fatto di passeggiate all’aria aperta, di amici, di abbracci da dare e ricevere, di viaggi in posti meravigliosi da scoprire, di concerti da vivere cantando e ballando, di libri e film da amare. E invece questa assurda pandemia li fa vivere nell’incubo di un bacio e di un abbraccio, li ha costretti, e forse lo farà anche in questo inizio di 2022, a una vita da reclusi, a lunghe sessioni al pc, a ore di studio in un mondo virtuale, a una scuola che ti nega la passione per la lettura di un libro cartaceo, che sta valutando di cancellare per sempre le prove scritte agli esami Quel mondo che i ragazzi avrebbero dovuto scoprire giorno dopo giorno e che è celato dietro una mascherina. La promessa è di aiutarli, quando l’incubo sarà finito, a recuperare quel tempo che gli è stato strappato.

La terza riguarda i nostri amici che il Covid ci ha costretto per troppi mesi a vivere da lontano. Telefonate lunghissime, videochiamate di gruppo, sfide ai fornelli via smartphone, Con la fine del lockdown avevamo promesso che le cene di una volta, gli incontri di un tempo sarebbero ripresi ma tutto procede in maniera lentissima. La promessa è di non perdersi, di chiamare chi non si sente più da troppo tempo, di chiarire con chi per mille e una ragione non si è chiamato più. Troppe volte, in questi due lunghi anni, ci siamo trovati a pensare che avremmo dovuto farlo prima. E non deve succedere più.

La quarta promessa riguarda il nostro ambiente. Il Covid ci ha dimostrato quanto è fragile l’essere umano davanti a un mondo che si ribella al nostro modo di trattarlo. Ci ha fatto capire quanto è facile trovarsi persi davanti a un qualcosa troppo più grande di noi. E se non possiamo intervenire nelle stanze dei bottoni, quelle dove troppe cose vengono decise a nostra insaputa, possiamo fare tanto nelle piccole cose, nel rispetto delle regole che possono tenere pulite le città, il mare, le nostre campagne. La promessa è arrivare alla consapevolezza che l’ambiente che ci circonda fa parte di noi e per questo dobbiamo rispettarlo ogni giorno.

Sono promesse che possono apparire banali, mantenerle ci dimostrerà quanto questa impressione è sbagliata. Provare per credere

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