Proposta di legge di Rossomori e Sardegna R-esiste contro gli incendi
L’estensore dell’iniziativa – presentata a Isili – è Giuseppe Mariano Delogu, docente di tecniche di protezione civile all’Università di SassariGli incendi rappresentano una grave piaga per la Sardegna. E gli ultimi disastri stanno lì a ricordare a chi di dovere che bisognerebbe pianificare in maniera più appropriata la macchina contro il fuoco. Di questo si è discusso venerdì a Isili, durante un’affollata riunione in cui Rossomori e Sardigna R-esiste hanno presentato una proposta di legge quadro per la prevenzione ed il contrasto degli incendi boschivi. Paradossalmente, pur essendo la Sardegna tra le regioni più boscate d’Italia, manca di uno strumento organico per la lotta ad un fenomeno che si presenta ogni estate più devastante. I boschi della Sardegna, caratterizzano il nostro paesaggio, rappresentano la nostra ricchezza e la nostra bellezza. Tutelarli con ogni mezzo, garantendo anche l’incolumità delle persone, dovrebbe essere una priorità, invece la Sardegna brucia e ogni giorno sembra un bollettino di guerra.
L’assemblea. «La politica sembra inerme ed esente da responsabilità», Lucia Chessa segretaria nazionale Rossomori e portavoce di Sardigna R-esiste, «come se il fenomeno fosse ineluttabile e come se il governo di una regione non comportasse in primo luogo, la pianificazione e l’organizzazione di una tutela efficace del territorio e le persone. Notiamo un vuoto di pensiero e di attenzione sul fenomeno degli incendi. Si ignora la complessità delle cause e dei fattori predisponenti: cambiamento climatico con estati sempre più calde, aride e lunghe, abbandono delle campagne, mancata cura e gestione dei boschi. Si invoca la risposta esclusivamente come intervento di emergenza, oltretutto carente nonostante l'impegno del personale impegnato».
Carenze. Durante l’incontro di Isili è emerso come si trascuri l’importanza dell’intervento umano a terra, affidato ad organici insufficienti, ma anche la prevenzione strutturale, attraverso interventi complessivi e prolungati nel tempo, si trascura l’organizzazione di una efficiente catena di comando che coordini efficacemente le forze in campo, si trascura la formazione di professionalità per le operazioni a terra, si trascura il coinvolgimento degli enti locali nella pianificazione delle attività di prevenzione, il coinvolgimento delle comunità (in primo luogo delle aziende agricole) nelle attività di auto-protezione, l’assunzione di nuovo personale da impiegare a terra, vista anche l’età media degli uomini attualmente utilizzati, l’importanza di una capillare diffusione della cultura della sicurezza. «Si ignora, tra l'altro, che il servizio aereo antincendio domani sarà fortemente condizionato dalla presenza delle pale eoliche che fittamente si stanno insinuando nelle nostre campagne», prosegue Chessa. «In realtà, viene meno la consapevolezza che “gli incendi si spengono 20 anni prima” e che oltre l’intervento emergenziale, servono un insieme di azioni di carattere tecnico, politico, culturale, organizzativo, formativo, cioè serve una visione complessiva e innovativa del fenomeno e delle sue origini».
Proposta di legge. La proposta, che è stata illustrata dall’estensore Giuseppe Mariano Delogu già comandante regionale del CFVA, oggi docente di tecniche di protezione civile dell’Università di Sassari, autore di diversi studi e pubblicazioni sul tema, è stata inviata ai consiglieri regionali, e alla presidente Todde, da Rossomori e Sardigna R-esiste. L’intento è stato quello di aprire un dibattito e richiamare chi ha responsabilità di governo in Sardegna, nel ruolo di maggioranza e di opposizione, perché è certo che la politica non può assistere inerme alla Sardegna che brucia ogni giorno di ogni estate.
L’appello. «Chiediamo al Consiglio regionale», chiosa Chessa, «che eserciti il potere legislativo che gli è proprio colmando un vuoto che si evidenzia ogni giorno, eventualmente assumendo la nostra proposta, se si ritiene utile, almeno, come base di discussione».