Ha dato l’addio al calcio giocato senza clamore. Quasi lo ha sussurrato: “Grazie, basta così”. Ma Francesco Pisano, prima di renderlo ufficiale – “per correttezza” – ha voluto incontrare il presidente dell’Olbia Alessandro Marino, che era pronto a porgergli la penna per firmare un altro anno di contratto con i bianchi di Gallura. “Smetto di giocare”, gli ha detto. A 36 anni, 18 da professionista di cui 11 col Cagliari, 408 battaglie sui campi di Serie A, B (ad Avellino) e C, intervallate da un'esperienza che non ricorda con entusiasmo nella Championship inglese, la sua corsa perpetua, i tackle, le marcature asfissianti sugli attaccanti avversari finiscono qui: “Il calcio mi ha dato tutto, è una seconda famiglia”.

Il nuovo ruolo. Pisano non ha perso tempo: a inizio luglio ha accettato la proposta del Cagliari, che l’ha chiamato per fare da vice al nuovo tecnico della Primavera Michele Filippi, che a Olbia era stato suo allenatore. In una lunga intervista con L’Unione Sarda ha spiegato  il perché della sua scelta di appendere le scarpette bullonate al chiodo: “La mia avventura è iniziata nel 2004. A 36 anni, è la scelta più giusta. Anche perché volevo avvicinarmi alla mia famiglia”. Pisano non lo nasconde: “Con il pallone tra i piedi sono diventato uomo. Sono stati diciotto anni intensissimi, una lezione di vita continua. Ho cercato di imparare da tutti. A cominciare dai grandissimi: Zola e Suazo. Ma soprattutto da Conti, Lopez, Agostini e Cossu, che sono stati i compagni che mi hanno dato di più. Per me è stato motivo d’orgoglio essere stato per un certo periodo il più giovane rossoblù ad avere indossato per qualche partita la fascia di capitano del Cagliari, ma lo sono state pure le 140 presenze e le 5 reti segnate con l’Olbia in Serie C. Il calcio è sempre calcio a prescindere dalla categoria”. A Olbia lascia un pezzo di cuore: “I ragazzi più giovani mi hanno insegnato tanto. Mi hanno aiutato soprattutto nella prima stagione con la maglia dell’Olbia, visto che non ero al meglio per alcuni guai muscolari e perché per due stagioni non avevo fatto la preparazione precampionato. Che cosa ritengo di aver lasciato? Esempi giusti come serietà, professionalità e rispetto dell’avversario”. Non ha dubbi nell’indicare l’episodio più brutto della sua carriera: “La retrocessione con il Cagliari. E l’anno in Inghilterra, al Bolton, dove ho avuto problemi di integrazione nel gruppo. Nei momenti di difficoltà nessuno ti aiutava. Sono tornato a Olbia e in me si è riaccesa la passione per il calcio”.

Il sogno realizzato. In ogni caso, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita, in 18 anni è riuscito a costruire una carriera di livello: “Era il sogno della mia vita. Per due bienni ho giocato anche con l’Under 21, a 18 anni ero già in Serie A grazie ad Arrigoni e poi sono stato stabilmente titolare dal Cagliari di Sonetti in poi”. Non ha particolari ringraziamenti da fare: “Solo un saluto a tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo percorso”. Pisano ha il patentino Uefa B, una scuola calcio a Quartu e ora è il viceallenatore della Primavera del Cagliari. A Olbia ricorderanno per sempre “un capitano esemplare”, come ha twittato il club gallurese quando la notizia dell’addio al calcio di Pisano è diventata ufficiale. Ma indossare di nuovo la maglia rossoblù, anche se con compiti diversi da quelli di calciatore, era l’ambizione mai nascosta del terzino originario di Selargius. Tra i pochi nella storia rossoblù ad aver sentito soltanto applausi dai tifosi, anche nei momenti più critici.

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