Quando si tratta di avere un tetto e subito, per fatti contingenti, è questione di emergenza abitativa. Quando invece una famiglia aspetta per anni una casa e non la ottiene il sostantivo più appropriato è un altro: disperazione. A Nuoro 270 famiglie chiedono una casa in cui vivere, alcune le occupano abusivamente e quando arriva l’ufficiale giudiziario per sfrattarle rischia di scatenarsi il finimondo.

La carenza di alloggi popolari, in città e provincia, è una bomba innescata, pronta a esplodere. Lo sanno i volontari della Caritas, e per loro la infaticabile suor Pierina, che dà conforto all’esercito dei nuovi e vecchi poveri nuoresi, lo sa l’amministrazione comunale alle prese con casi scottanti. E lo sa, soprattutto, Area, l’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (ex Iacp) che dovrebbe garantire un alloggio a chi non ce l’ha, sulla base delle graduatorie stilate dai Comuni. Il dialogo tra i palazzi municipali e gli uffici di Area – commissariata al vertice – però è molto difficile, condizionato da situazioni ai confini del paradosso per non dire del ridicolo.

Giusto per intendersi. Ci sono paesi in cui Area ha alloggi completati e nuovi di zecca che non possono essere assegnati perché i Comuni non hanno stilato le graduatorie degli aventi diritto. E viceversa esistono centri urbani in cui la fame di case popolari è altissima ma gli appartamenti non sono sufficienti. Si diceva di Nuoro – 270 nuclei familiari in lista d’attesa, con domande già inoltrate agli uffici comunali e tuttora pendenti – dove gli alloggi assegnati sono un migliaio (888 secondo i dati di Area) a fronte di un fabbisogno di circa 1500.

Fausta Moroni (foto archivio L'Unione Sarda)
Fausta Moroni (foto archivio L'Unione Sarda)
Fausta Moroni (foto archivio L'Unione Sarda)

Fausta Moroni, l’assessora ai Servizi sociali della giunta Soddu, sa bene che il dramma dei cittadini senza casa costituisce una priorità. Ribadisce la richiesta di un incontro con il commissario di Area e ha voglia di sapere dov’è finito quel benedetto bando con cui l’Azienda stessa apriva all’eventualità che privati proprietari di immobili idonei potessero cederli per trasformarli in alloggi popolari. Con un duplice risultato: da un lato evitare nuove colate di cemento e la formazione di nuovi quartieri ghetto, dall’altro ripopolare centri storici che stanno soffrendo la diaspora e l’abbandono di palazzine architettonicamente pregevoli ma destinate alla rovina. A Santu Predu, cuore della Nuoro più antica e più vera, è nato perfino un comitato per sollecitare forme di ripopolamento del quartiere anche attraverso la riconversione di stabili vuoti in residenze popolari. “Condividamo – dice Fausta Moroni – l’idea di creare nuovi alloggi nei quartieri storici della città e siamo impegnati a fronteggiare l’emergenza abitativa con tutti gli strumenti in nostro possesso. Chiediamo un confronto con Area”.

Anche l’opposizione in Consiglio comunale ha alzato la voce. Lisetta Bidoni era presente – cronaca di pochi giorni fa - quando un’abusiva si è barricata in casa per evitare lo sfratto. E ha chiesto soluzioni immediate a questo dramma sociale.

Si susseguono gli appelli ad Area. Tra Nuorese e Ogliastra l’Agenzia regionale per l’edilizia abitativa ha 3398 appartamenti di proprietà e ne gestisce altri 167. Un patrimonio insufficiente in certi Comuni ed eccessivo in altri. Non sono semplici i meccanismi che disciplinano l’assegnazione degli alloggi, molti dei quali – una volta lasciati liberi – non necessariamente possono essere subito trasferiti ad altri aventi diritto. Spesso vengono riconsegnati ad Area in condizioni pietose, hanno bisogno di manutenzioni straordinarie prima che un nuovo inquilino possa occuparli.

In questo contesto maturano situazioni di illegalità diffusa. Ci sono nipoti di assegnatari che, pur di ottenere il diritto ad occupare in futuro lo stabile in cui vivono i nonni, fanno finta di risiedere con loro fin da oggi. E non sarebbero rari neppure i casi di cittadini che vivono in case popolari ma hanno ville al mare intestate fittiziamente a parenti.

Paola Deserra (foto archivio L'Unione Sarda)
Paola Deserra (foto archivio L'Unione Sarda)
Paola Deserra (foto archivio L'Unione Sarda)

Un freno alle situazioni fuorilegge è necessario. Ne è convinto il Sunia (Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari) Cgil, la cui segretaria provinciale nuorese, Paola Deserra, è infaticabile paladina dei diritti delle persone che hanno bisogno di una casa. Insegnante nella scuola primaria, ha sempre alzato la voce in difesa dei deboli ma non è disposta a fare sconti sulla legalità. “Siamo contro ogni abusivismo – ribadisce la sindacalista – convinti che chiunque occupa abusivamente un immobile pregiudica chi invece è legittimato ad avere quella casa. Tuttavia comprendiamo il dramma umano legato a queste problematiche, spesso questione di sopravvivenza”.

Paola Deserra conosce i drammi di un intero territorio. “Nuoro vive situazioni difficili – continua - Mandrolisai, Baronia e Ogliastra hanno analoghi problemi. Esistono alloggi di edilizia residenziale pubblica vuoti, sfitti, inutilizzati. Perché le istituzioni locali non si attivano per fronteggiare questo tipo di problematiche, redigendo apposite graduatorie? Abbiamo esempi di case Area abbandonate, con erba alta due metri all’ingresso. Perché non vengono destinate a chi ne ha necessità? Troppo spesso restano inascoltati i legittimi assegnatari”.

I cittadini che reclamano un tetto esigono risposte. Da Area e dal suo commissario Adamo Pili – sul fronte dei nuovi alloggi – e dalle amministrazioni comunali che non redigono oppure non aggiornano le graduatorie degli aventi diritto. Il tempo della pazienza è abbondantemente scaduto.

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