Il Canaletto, su Biccu, sa Scafa. Magari non tutti i cagliaritani le conoscono con i loro veri nomi. Più facile indicarle genericamente come la spiaggiola di Sant’Elia, quell’angolo di sabbia davanti all’acqua cristallina addossato al molo del porticciolo. Oppure l’altra, la “spiaggia vera”, come avvertono i frequentatori storici che abitano nel vecchio borgo e nei palazzoni del quartiere innalzati negli anni Settanta, dove la strada bianca che corre sotto la torre del Prezzemolo s’interrompe davanti al calcare bianchissimo e a un mare trasparente.

Ancora, la spiaggetta della diga foranea, due passi dalla foce del canale San Bartolomeo.

Spiaggia di Su Beccu Sant'elia (foto archivio L'Unione Sarda)
Spiaggia di Su Beccu Sant'elia (foto archivio L'Unione Sarda)
Spiaggia di Su Beccu Sant'elia (foto archivio L'Unione Sarda)

Deserte in inverno (anche se appena il sole scalda, gli habitué a cui il Poetto proprio non va giù li vedi eccome, su questi minuscoli arenili), frequentatissime in estate. Tanto che in certi momenti qualcuno, in questi anni, ha anche azzardato l’ipotesi del numero chiuso. Forse opportuno per la “più amata”: Giorgino, davanti al Villaggio pescatori. Dietro i ristoranti, davanti il mare. Qui, sotto gli ombrelloni, si parla il “casteddaio” della Marina e l’italiano lo ascolti solo dagli ospiti (minoritari) più giovani. 

Le alternative alla spiaggia dei Centomila sono angoli di paradiso. Mai traditi dai cagliaritani, dimenticati dalle amministrazioni pubbliche. A cominciare da Calamosca, riferimento di certo estivo ma così apprezzata da farsi scegliere dai suo estimatori anche oltre la stagione dei bagni e della tintarella. Anche per essere così protetta dal maestrale (il vento dominante a Cagliari) da diventare meta privilegiata per trascorrere una bella giornata in riva al mare quando Eolo si scatena sul Poetto scaraventando violentissime folate da nord-ovest.

Belle e frequentate, ma anche dimenticate da chi invece dovrebbe tutelarle, valorizzarle. Renderle sempre più accattivanti.

«Nella prossima programmazione - è l’annuncio dell’assessore all’Ambiente e Politiche del mare, Alessandro Guarracino - saranno inseriti anche interventi per alcune di queste spiagge. Di sicuro Calamosca, dove abbiamo cominciato a confrontarci col Demanio marittimo e regionale per un utilizzo che vada oltre l’estate».

E di riqualificazione si parla (per ora solo parole e intenti) anche legata alla passeggiata sul lungomare di Giorgino, sul versante oltre il Porto canale dove insistono vecchie edifici privati e il carcere minorile chiuso da decenni e messo in vendita senza successo dalla Regione. È ancora lì, controllato dalle guardie giurate. Nulla più.

Spiaggiola di Giorgino (foto archivio L'Unione Sarda)
Spiaggiola di Giorgino (foto archivio L'Unione Sarda)
Spiaggiola di Giorgino (foto archivio L'Unione Sarda)

Approfittando degli edifici esistenti si vorrebbe puntare su un loro utilizzo turistico-sportivo. Magari legato alla pesca. Ma sono davvero molti i fondi che servirebbero per far rinascere questa spiaggia che su il punto di riferimento dei cagliaritani ma che la costruzione dei grandi moli del Porto canale hanno contribuito a danneggiare. Modificando le correnti e gli apporti naturali di nuova sabbia.

Anche per questo i due stabilimenti balneari che una ventina di anni fa avevano cercato di valorizzare questo angola di Giorgino, sono stati poi costretti a rinunciare. Chiusi, abbandonati. E ciò che di loro è rimasto (leggi alla voce vetri infranti, plastica, mattoni e sanitari sfondati) semisepolto dalla sabbia. Ancora di più da un immenso tappeto di posidonia morta e sfilacciata che ogni anno s’infiamma dando vita ai “fuochi fatui” di Giorgino.

Spiaggia di Calamosca (foto archivio L'Unione Sarda)
Spiaggia di Calamosca (foto archivio L'Unione Sarda)
Spiaggia di Calamosca (foto archivio L'Unione Sarda)

Insomma, oltre il Poetto c’è un mondo tutto da scoprire. O meglio, da salvare.

Perché la riscoprirlo puntualmente sono i bagnanti, a dimenticarlo, perennemente, le amministrazioni pubbliche.

Su Beccu, per esempio. Nelle scorse settimane l’hanno “presa di mira” i militanti di un’associazione, Andalas de Ammistade Trekking, costituita da pazienti psichiatrici e operatori sanitari. Ebbene, armati di rastrelli hanno recuperato e raccolto centinaia di sacchi di spazzatura. Un primo passo per bonificare un angolo di paradiso offeso dal degrado a cui dovranno seguire interventi ben più consistenti. Gli unici che possano veramente far rinascere la spiaggiola incorniciata dalle rocce candide del calcare.

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