Certi amori non finiscono e non finiranno mai. Andrea Melis, uno dei cinque tecnici nazionali di tennis presenti in Sardegna, ne è la prova vivente: da qualche settimana ha lasciato il Tennis club Cagliari per intraprendere la carriera di free lance, di tecnico a disposizione di qualsiasi club, in Sardegna e non solo, che sia interessato a proporre ai giovani emergenti stage o corsi di perfezionamento di un certo livello. "Andrò anche in giro per la Sardegna a cercare nuovi talenti e a segnalarli ai circoli più importanti".

Ma Andrea, per tutti Bubu, ha voluto salutare il suo vecchio club con una dichiarazione d'amore attraverso Facebook che ha ripercorso una vita trascorsa tra vialetti e campi da tennis a Monte Urpinu e commosso un po' tutti. Una vita davvero: "Io al Tennis club Cagliari si sono di fatto nato nel 1967: mio padre era il gestore del baretto che il neonato circolo aveva aperto a ridosso del campo numero 4, oggi coperto e intitolato a Remigio Pisanu. Di più, in quel circolo siamo nati e cresciuti prima io e poi i miei fratelli: Cinzia, che ha smesso subito con il tennis, Claudio (Lulu) che è diventato giocatore di Seconda categoria negli anni 90, e Pierpaolo (Jumbo), anche lui buon Terza categoria che adesso - sfruttando la sua esperienza acquisita in tanti anni nel settore - è l'incordatore di racchette ufficiale delle Nazionali italiane di Coppa Davis maschile e di Fed cup femminile".

Una famiglia nel tennis: chi ha frequentato il club Cagliari nell'epoca del boom di questo sport, quando a Monte Urpinu c'erano solo dieci ampi insufficienti per placare la sete degli appassionati di uno sport in grande crescita dopo gli exploit di Pietrangeli e Panatta, quando la lista d'attesa per essere ammessi al circolo era lunghissima e occorrevano anni per iscriversi a uno dei circoli più belli d'Italia, ha tante immagini impresse della famiglia Melis: signor Giuseppe dietro al bancone del bar, la moglie alla cassa, i bambini vestiti uguali con il completino da tennis Fila giallo perennemente sui campi in terra battuta.

"Anni felici e indimenticabili, - sorride Bubu Melis - di quel periodo ricordo le sfide con i coetanei non solo sui campi da tennis, ma anche al muro oppure in uno spiazzo in cemento proprio tra il bar e il campo 4: forse così ho affinato la tecnica, forse così ho imparato davvero a far tutto con la racchetta in mano. Ricordo soprattutto le mani e gambe perennemente sporchi di terra battuta, per me un elemento naturale: ne avevo un bisogno quasi fisico".

E Bubu Melis, prima dei fratelli, fu un bambino prodigio, divenne una promessa in grado di vincere la fase regionale dei Giochi della Gioventù, di battere i rampolli della Cagliari bene che frequentavano il circolo di Monte Urpinu al seguito di padri e padri benestanti. "Ricordo la mia prima trasferta in Continente - sorride Bubu - e gli sguardi dei maestri ammirati: tecnicamente ho sempre avuto poco da invidiare, i problemi erano semmai fisici".

Poi la svolta, prima familiare e poi sportiva: "Avevo tredici anni quando mio padre lasciò la gestione del bar di Monte Urpinu. Soprattutto per me fu un cambiamento di vita radicale: il mio riferimento erano il Tennis club Cagliari, la scuola della Fiera del maestro Luciano Bassotto, l'agonistica di Lillo Palmieri. Avrei smesso se non fosse stato per un altro maestro al quale devo tantissimo, Angelo Murtas. Fu lui che mi convinse a non lasciare il tennis, l'ho seguito a Stella di Mare, Margine Rosso e al Campo Rossi, prima del ritorno al Tennis club Cagliari. Fu Angelo Murtas ad avviarmi alla professione di maestro di tennis, che è cominciata Sa Forada e a Is Arenas a Quartu, periferia della periferia del movimento tennistico dall'Area vasta cagliaritana, e poi a Settimo San Pietro". E Bubu Melis è diventato scopritore di talenti: Elisa Salis e Daniele Piludu soprattutto devono tanto al maestro mancino. Giovani promesse che spalancarono al tecnico mancino le porte di palcoscenici importanti: "Ho avuto la fortuna di collaborare con i migliori tecnici italiani a Tirrenia, il centro di riferimento per i giovani di interesse nazionale. Piludu è stato uno di questi, il centro era coordinato da Renzo Furlan, ex giocatore di Coppa Davis. Fu durante le mie frequentazioni a Tirrenia che ebbi modo di conoscere la tennista azzurra Tatiana Garbin: fu lei- che in quel periodo era tra le prime settanta giocatrici al mondo, a chiedermi di diventare il suo coach personale. E' stata una bella esperienza, l'ho seguita anche e tornei del Grande Slam: poi la vita mi ha messo di fronte a un bivio e ho preferito non assumere un incarico così impegnativo, ho preferito stare a Cagliari con mia moglie e miei figli, uno dei quali è affetto da autismo".

Bubu Melis si commuove quando parla del figlio: "E' bellissimo seguire i suoi progressi, la nostra vita è organizzata in modo da accompagnarlo in un percorso di crescita che sta dando ottimi risultati".

Bubu Melis aveva lasciato l'agonismo per dedicarsi esclusivamente all'insegnamento dopo aver raggiunto un importantissimo traguardo: la vittoria - con la maglia del suo Tennis club Cagliari, ovviamente - nel campionato nazionale a squadre C3-C4. "Avevo giocato in serie C con il Campo Rossi e in B con il Margine Rosso: ma quell'impresa con Monte Urpinu è stato il coronamento di una carriera agonistica di buon livello. Tra i miei compagni di squadra c'era anche l'attuale presidente nazionale Angelo Binaghi: giocai (e vinsi) al suo fianco un doppio importantissimo contro il Tc Parioli Roma che ci spalancò poi le porte allo scudetto firmato sempre da Angelo Binaghi che giocò il doppio di spareggio decisivo in coppia con Paolo Tronci. Momenti indimenticabili".

Come le altre soddisfazioni colte sulla panchina: "Da tecnico e capitano ho vinto uno scudetto Under 16 con Daniele Piludu, Nicola Comune (anche lui mio allievo a Sa Forada) e Carlo Sciarra, e poi due finali scudetto con la serie A1 Femminile.

Per tutto questo la storia d'amore tra Bubu Melis e il Tennis Cagliari non finirà mai. " La strada del Tc Cagliari e quella mia personale professionale per adesso si sono divise. Con il presidente Giuseppe Macciotta e con lo staff tecnico i rapporti sono rimati ottimi. Il Covid ha causato dei problemi a tutti i settori agonistici, ho avvertito la necessità di staccare questo cordone ombelicale e di dedicarmi alla libera professione. Ma resterò iscritto al Tennis club Cagliari, continuerò a frequentarlo come socio e resterà sempre una parte della mia vita. Certi amori non possono finire".
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