Si è suicidato in carcere dopo una vita sulle montagne russe, e non si può dire che non abbia lasciato il segno su questa terra: chiunque abbia acceso un computer conosce almeno il cognome di John McAfee, inventore di uno degli antivirus più diffusi al mondo. Difficile capire come mai il pioniere dei vaccini per Pc si sia trasformato in un perenne fuggitivo e abbia finito i suoi giorni in cella a Barcellona. Ma la sua storia, più vicina a quella di una rockstar maledetta piuttosto che a quella di un grigio programmatore informatico, può aiutare a spiegare l’epilogo.

Nato nel 1945 a Cindeford (Inghilterra), in una base dell'esercito Usa,  è cresciuto a Salem, in Virginia. La sua vita comincia in salita: a quindici anni il padre, violento e alcolizzato, muore. Anche lui suicida. Il giovane McAfee non si perde d’animo: riesce a studiare e laurearsi in matematica, fino ad arrivare a insegnarla al Northeast Louisiana State College. Qui il primo passo falso: viene allontanato dall’istituto per una relazione con una delle sue studentesse. E dopo poco viene arrestato per uso di marijuana, un altro segnale di sregolatezza compensato però dal genio: è in questi anni che arriva il suo primo successo informatico. Programma i sistemi per la gestione del traffico aereo per la Pacific Railroad di Saint Louis.

Ma la vera svolta nella sua vita arriva nel 1986. Il primo virus della storia dei Pc comincia a diffondersi attraverso i floppy disk.  Si  chiama “Brain”. John McAfee, all’epoca 41enne, ha un’intuizione: chiama un suo amico e gli parla dell’enorme opportunità economica che c’è dietro questa cyber-pandemia. Dalla casa di McAfee a Santa Clara, California, i due iniziano a lavorare a un software in grado di contrastare i virus: nasce così VirusScan, un prodotto della neonata McAfee Associates.

All’epoca il web doveva ancora arrivare, ma i computer potevano comunque comunicare tra loro tramite “bulletin board”, un sistema che consentiva i primi download. È con questo mezzo che McAfee mette a disposizione il suo antivirus, con la convinzione che le aziende avrebbero pagato la licenza per utilizzarlo a livello professionale e proteggere i loro computer. Non sbagliava. Nel 1990 incassa circa 5 milioni di dollari all’anno. Il suo è il primo antivirus commerciale della storia.

Ma siamo solo al primo tempo della vita di John McAfee. La sua società viene quotata in borsa e solo due anni dopo, nel 1994, prende una decisione drastica: si dimette dall’azienda, vende tutte le sue azioni, intasca 80 milioni di dollari. Si imbarca in una serie di imprese e investimenti che quasi azzerano il suo patrimonio.  È il 2008, anno della grande crisi economica e dei mutui subprime. «McAfee decide di espatriare dagli Stati Uniti poiché coinvolto in due cause legali con un dipendente infortunato e per la morte di uno studente nella sua scuola di volo», racconta la sua pagina di Wikipedia. Si trasferisce in Belize.

Nel 2012 viene messo in collegamento con un altro fatto di sangue: la morte per colpi d’arma da fuoco del suo vicino di casa Gregory Viant Faull, per la quale verrà condannato – anni dopo - a un risarcimento di 25 milioni di dollari da un tribunale della Florida. Risarcimento che si rifiuterà sempre di pagare.

È un ribelle, McAfee.  In Belize, quando lui ha già compiuto 67 anni, convive con una 17enne. E di questo si vanta, coltivando la sua immagine sopra le righe. Dopo essere fuggito dal Belize per evitare un possibile arresto in seguito alla morte del vicino, finisce comunque in carcere in Guatemala per ingresso illegale. Nel 2015, tornato negli Stati Uniti, un altro arresto in Tennessee: guida in stato di ebbrezza e possesso di armi da fuoco.

Si butta in politica. O almeno ci prova. Nel 2015 partecipa alle primarie del piccolo Partito Libertario in vista delle elezioni presidenziali dell’anno successivo. Senza successo. Nel 2019 riprova: il suo programma è incentrato sulle criptovalute, il suo ultimo pallino. Ma la sua seconda campagna elettorale (fallimentare come la prima) continua in “esilio”, come lo definisce lui stesso. In realtà si tratta dell’ennesima fuga per evitare l’arresto per evasione fiscale. Viene avvistato prima in Venezuela e poi a Cuba.  Finisce nuovamente in manette mentre si trova sul suo yacht nella Repubblica Dominicana, accusato di avere a bordo armi di grosso calibro e munizioni.

Ma il giro del mondo continua. Approda in Spagna.Qui nell’ottobre scorso viene arrestato su richiesta degli Stati Uniti, dove deve scontare 30 anni per reati fiscali. Nel carcere di Barcellona riceve l’ultima notizia, quella del via libera all’estradizione. Dopo poche ore viene trovato morto, impiccato, nella sua cella. Per la polizia è suicidio.

Il suo account Instagram però continua a vivere e alimentare il mito: l’ultimo post riporta una lettera Q, un richiamo alla teoria cospirazionista di Qanon. E in tanti ora condividono un suo post su Twitter di qualche mese fa: “Se mi impicco, come Epstein, non sarà colpa mia”.

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