C’è stato un tempo in cui le carestie, i disastri naturali e le epidemie erano causa della caccia alle streghe. Dal Vecchio Continente alle nuove terre scoperte oltreoceano, sino alla metà del 1700 furono decine di migliaia i processi sommari istruiti contro le donne, e non solo, nelle comunità colpite da una sciagura. Contrariamente a quanto si pensa, non fu il Sant’Uffizio a inanellare il maggior numero di condanne bensì la miriade di tribunali laici che si formavano fin nei villaggi più sperduti ogniqualvolta una sciagura si abbatteva sulle teste dei loro abitanti. Disperazione, ignoranza, malafede, vendetta degeneravano in isteria collettiva. Si imputava la disgrazia al malocchio o alla mano del diavolo, e si finiva per cercare uno o più capri espiatori, qualcuno da incolpare per tanta malasorte.

Una delle storie più note è quella delle streghe di Salem, centinaia di persone incarcerate e 19 (quattordici donne e cinque uomini) condannate a morte per impiccagione.

Massachusetts, 1692. Tutto cominciò quando due bambine, figlia e nipote del reverendo Samuel Parris, cominciarono a comportarsi in maniera strana: si contorcevano per terra, farfugliavano frasi senza senso, si nascondevano dietro i mobili e le tende. Fu il medico del villaggio a fare la diagnosi, niente che avesse a che fare col suo essere uomo di scienza, bensì un giudizio che aveva le sue radici nella superstizione religiosa e nelle derive del puritanesimo.

Le bambine, disse, sono possedute dal Demonio. Nel volgere di poche settimane, diverse adolescenti manifestarono gli stessi atteggiamenti, sicché si cominciò a interrogarle perché indicassero chi, nel villaggio, le tormentava per conto del diavolo. Arrivarono così i primi nomi: la domestica del reverendo, alcune mendicanti e persino vecchie signore timorate di Dio. Tutte accusate di stregoneria.

Ma qual era la causa dello strano comportamento delle bambine, delle giovinette, nonché di tante delle stesse donne sotto accusa? Nella prima metà dell’Ottocento alcuni studiosi azzardarono l’ipotesi che si trattasse molto probabilmente di un’epidemia di ergotismo. Era questa un’intossicazione di origine alimentare, causata da un fungo allucinogeno delle graminacee, che colpiva le comunità più povere dov’era diffuso il consumo del pane di segale, il cereale che, prima dell’importazione della patata e del mais dall’America, in Europa era destinato alle classi meno abbienti. Il fungo proliferava nei territori paludosi, e comunque in ambienti umidi con inverni rigidi e primavere piovose, e causava nelle piante una malattia nota come segale cornuta.

I sintomi dell’ergotismo potevano manifestarsi in due forme: una era quella della malattia che il popolo chiamava fuoco di Sant’Antonio (dal santo invocato con la preghiera di guarigione), con piaghe e cancrena; l’altra con convulsioni, ansia, allucinazioni (causate da un alcaloide prodotto dal fungo, dal quale deriva l’Lsd).

Epidemie devastanti sono state registrate nel corso dei secoli nelle zone rurali più arretrate in Germania, in Francia e in Russia. E dunque cosa c’entra Salem, villaggio del Nuovo Mondo? Già i primi coloni inglesi arrivati nel Nord America coltivarono la segale, e a Salem il 1691 - l’anno che ha preceduto le persecuzioni - fu particolarmente piovoso. C’erano dunque le condizioni perché il raccolto venisse infestato dal fungo.

Che a scatenare la caccia alle streghe sia stata o meno un’epidemia resta una questione aperta. È certo, però, che ad alimentare le persecuzioni è stato un miscuglio di fanatismo, di ignoranza, di vendetta. Malattie, queste sì, che nessuna medicina potrà mai eradicare.  

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