La vita quotidiana delle suore di clausura del monastero Santa Chiara di Oristano raccontata per la prima volta in assoluto in un libro fotografico. 

È l’iniziativa di un variegato gruppo di amici, tutti accomunati dal legame con le suore di clausura di via Santa Chiara. Motore e regista è Gabriele Calvisi, autore delle fotografie scattate all’interno del monastero. L’obiettivo che anima questo gruppo è quello di sostenere le clarisse con tutto il ricavato della vendita del libro fotografico “La Luce delle Clarisse”. A oggi sono sette le suore, le sorelle, che hanno deciso di “abitare rinchiuse” per dedicarsi, in povertà somma, insieme in comunità, alla preghiera e al lavoro. Sette donne che hanno fatto una scelta radicale, coraggiosa e definitiva della loro vita. Dal chiostro e dalla cella, raccontano, per la prima volta, la loro vita con le fotografie. Raccontarsi in silenzio è per loro un modo per conoscersi, un modo per incontrarsi, per relazionarsi, per curarsi, per pregare e per amare.  Questa comunità non vive chiusa nel complesso monastico: da qualche tempo, infatti, si è aperta al mondo che la circonda, anche attraverso gli strumenti tecnologici odierni. Lo fa quotidianamente ascoltando quanti bussano alla “ruota” per avere una parola di conforto o semplicemente per fare due chiacchiere.  

Questa iniziativa, dunque, è una operazione di solidarietà nei confronti di sette donne forti e fragili insieme, poverissime di beni e ricche di fede e gioia, “prime pianticelle” di Francesco d’Assisi, eredi di Santa Chiara. Le clarisse di Oristano hanno bisogno di essere sostenute. Una comunità di preghiera vivente in povertà, presente nel cuore di tutti e soprattutto degli oristanesi e dei sardi, credenti e non, che in un periodo difficile per tutti non dimenticano di praticare la solidarietà.

 Sono loro le protagoniste e riferimento primo del progetto e per l’occasione sono l’editore del libro e le beneficiarie della totalità della raccolta delle risorse: quelle provenienti dalla vendita del libro e dalle sponsorizzazioni e donazioni. Il punto di riferimento del progetto è l’instancabile suor Maria Caterina Quartu, cui si rapporta tutto il gruppo di lavoro impegnato nell’iniziativa voluta dall’arcivescovo arborense Roberto Carboni.

contentid/NDJmMDcyZDctMTA1MC00
contentid/NDJmMDcyZDctMTA1MC00

Lo scopo è sostenere le clarisse raccogliendo risorse con diverse modalità. Una di queste è la vendita del libro fotografico “La Luce delle Clarisse”. L’opera contiene ottanta fotografie a colori scattate da Gabriele Calvisi a partire dal 2017 fino a oggi, per la prima volta, dentro il monastero oristanese Santa Chiara. Presentano il libro gli scritti dell’arcivescovo Roberto Carboni, dell’antropologo e scrittore Bachisio Bandinu, dello scrittore Natalino Piras e della professoressa Anna Maria Capraro. Altri scritti di varia forma, raccontano il carisma trasmesso dalle clarisse, e sono firmati da sole donne.

 Per la stampa del libro fotografico è stata lanciata, due mesi fa, la campagna di crowdfunding con l’obiettivo di raccogliere 10 mila euro entro il 30 giugno: somma che consente di stampare il libro in mille copie. Questo primo obiettivo è stato raggiunto, ma ora è in corso un’altra iniziativa: la raccolta fondi attraverso numerosi supermercati della provincia di Oristano che hanno accolto favorevolmente l’idea, chiedendo ai clienti un piccolo contributo quando fanno la spesa. Le somme raccolte, oltre a coprire i costi di stampa, sono utilizzate per far fronte alle esigenze della vita quotidiana delle clarisse.

Oristano. monumenti aperti.santa chiara 17-10-09. Foto Alessandra Chergia
Oristano. monumenti aperti.santa chiara 17-10-09. Foto Alessandra Chergia
Oristano. monumenti aperti.santa chiara 17-10-09. Foto Alessandra Chergia

 Il complesso monastico è nel cuore della città di Oristano e nel cuore degli oristanesi da 678 anni. Fondato col nome di Santa Chiara nel 1343, lo scrive il Papa Clemente VI al giudice Pietro III che due anni dopo, per la sua magnanimità, ottiene il permesso papale di accedere al monastero con la madre, la sorella Maria e altre persone. Allora il monastero risultava abitato da tredici suore provenienti in parte da Pisa. Il giudice Pietro III ridonò vita al monastero prima di morire nel 1347. Sua moglie donna Costanza, figlia di Filippo Aleramici marchese di Saluzzo, rimasta vedova, vi si ritirò fine alla fine della sua vita. E in quel monastero fu sepolta. Il fratello del giudice Pietro III, il giudice Mariano IV continuò a sostenere il monastero completandone la costruzione e dotandolo di una rilevante dote in perpetuo. La moglie del giudice Mariano IV, Timbora, ricevette dal 1347 l’autorizzazione a visitare il monastero sette volte l’anno con quattro oneste donne e le figlie. Tra le figlie c’era la futura giudicessa Eleonora d’Arborea. Inizia così l’importante storia del monastero Santa Chiara che si dipana in quasi sette secoli, conservando le radici dell’identità oristanese.


 

© Riproduzione riservata