Di recente, un’azienda che trae i suoi profitti installando impianti per la produzione di energia ricavata da fonti rinnovabili, ha avviato una campagna pubblicitaria incentrata su uno slogan azzeccato: “E se per tutelare il paesaggio lo cambiassimo un po’?”

La questione della tutela del paesaggio, fino a qualche anno fa, sembrava interessare gli animi di pochi eletti. Oggi un’iniziativa di legge popolare come la “Pratobello 2024”, che mette al suo centro proprio il paesaggio come valore da difendere, ha convinto più di 210 mila persone a mettersi in fila, sotto il sole estivo, per firmare. Ci sono voluti anni, l’impegno di poche sparute associazioni, e le campagne meritorie del Fai, per far sì che anche in Sardegna, comunque la si pensi al riguardo, apparisse chiaro e tondo quanto il paesaggio stia a cuore a tanti.

Un parco eolico
Un parco eolico
Un parco eolico

L'idea di tutela del paesaggio si è sviluppata gradualmente ed è un’idea poetica. Nel senso che i primi a formularla, a metterla per iscritto, furono pochi, coraggiosi e rivoluzionari poeti. Romantici e inglesi. Signori che vagavano “solitari come nuvole” per la brumosa campagna britannica come William Wordsworth, il suo amico Samuel Taylor Coleridge e l’angelico John Keats: nei loro versi celebravano la bellezza selvaggia e incontaminata della natura, fonte di ispirazione spirituale e via per rigenerare l'anima, rifugio dalla vita moderna incarnata dalla città dove è iniziata la rivoluzione industriale, ovvero Londra. Ma anche come qualcosa di intrinsecamente prezioso e fragile, che occorreva (occorre) tutelare. Da cosa? Semplice: dalla devastazione che l'espansione delle fabbriche, delle miniere e delle ferrovie portavano in paesaggi che per secoli erano rimasti pressoché immutati.

Decenni prima che nascesse il primo parco naturale al mondo (Yellowstone, negli Stati Uniti, fondato nel 1872), il poeta William Wordsworth – giunto all’età matura e ormai abbandonato dalla Musa dopo una giovinezza tempestosa e ricca di ispirazione – si batteva attivamente per la tutela del paesaggio inglese, in particolare della regione del Lake District. Si oppose alla costruzione della linea ferroviaria Kendal–Windermere, temendo che avrebbe portato alla distruzione della tranquillità e della bellezza della zona alla quale, fra laghi e montagne, magioni e abbazie, erano indissolubilmente legate le poesie che l’avevano reso un punto di riferimento per tanti autori del Romanticismo maturo e che, almeno nel caso del particolarissimo poema “Il preludio”, anticipano certe poetiche novecentesche (secondo l’autorevole critico letterario Harold Bloom, Wordsworth ha di fatto “inventato” la poesia moderna).

In pieno Ottocento Wordsworth era già un sostenitore concreto della conservazione ambientale, e da attivista non smetteva di essere poeta: la natura – sosteneva – ha un profondo impatto sullo spirito umano, e il paesaggio (sottinteso: quello rurale) è una risorsa preziosa da proteggere. Sostenere queste posizioni, in un’epoca in cui il mondo credeva in quelle che il nostro Leopardi definì beffardamente “magnifiche sorti e produttive”, significava sostanzialmente isolarsi. Wordsworth ebbe il coraggio di farlo.

Nel XX secolo, l'idea di tutela del paesaggio si è diffusa con lo sviluppo di una più vasta coscienza ecologica e una più chiara percezione degli effetti negativi dell'industrializzazione, come l'inquinamento e la perdita di biodiversità: movimenti ambientalisti e organizzazioni internazionali hanno iniziato a promuovere leggi e politiche volte alla protezione degli ecosistemi, delle specie in pericolo e dei paesaggi naturali. Nel nostro secolo, finalmente, vari Paesi hanno introdotto leggi per la protezione del paesaggio. L’Europa ha sottoscritto proprio nell’anno 2000 la Convenzione europea del paesaggio, dove quest’ultimo è indicato come parte integrante del benessere delle persone e del patrimonio culturale continentale.

E in Sardegna? In Sardegna l’industrializzazione è arrivata tardi: l’Etfas, Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna, fu fondato nel 1951, e da allora prese il via il processo di modernizzazione che doveva mettere fine ai sistemi colturali arcaici e arretrati ancora presenti nell’isola; il Piano di rinascita che dette vita all’epoca della petrolchimica, è del 1962. Non a caso, a lungo, sono stati gli sguardi di chi veniva da fuori (cioè da luoghi il cui l’industrializzazione aveva già una lunga storia alle spalle e il paesaggio era già stato sfregiato) a indicare ai sardi la struggente bellezza della loro isola.

Il ‘900, per i sardi, è stato segnato dall’umiliante ricatto: bisognava scegliere fra lo sfregio al paesaggio (le aree devolute a un’attività industriale altamente inquinante, con rischi per la salute) e i posti di lavoro. Oggi il dilemma si ripropone sotto altre spoglie: l’imperativo è liberarsi dalle fonti fossili, e il paesaggio è di nuovo a rischio. Cambiarlo un po’ per tutelarlo, propone l’azienda energetica di cui abbiamo ricordato la campagna pubblicitaria. Ma quanto è consistente l’impatto visivo di una distesa di pannelli fotovoltaici o di foreste di turbine eoliche alte oltre 200, talvolta oltre 300 metri? Non solo: di ricaduta in termini di posti di lavoro, in un’isola che si spopola per mancanza di prospettive, nemmeno si parla più.

Allora, per rinfrancarsi l’anima ma anche per capire meglio le sfide e i tempi che ci aspettano, vale la pena ripassare qualche poesia di William Wordsworth. Per il benessere dell’anima, ma anche per difendere un asset: oltre che per le sue bellezze, il Distretto dei laghi in Inghilterra è visitato da tantissimi turisti proprio perché è il paesaggio cantato dal grande poeta che “vagava solitario come una nuvola” e dal suo amico Coleridge. E nessuno oserebbe proporre di cambiarlo un po’, nemmeno con la scusa di tutelarlo

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