Non ci sono solo i Caraibi nei sogni di chi vuole cambiare abitudini: i nuovi "smart workers", che vivono un presente in cui lavoro non fa più rima con ufficio e muri, pensano anche alla Sardegna come luogo ideale per adottare un'altra filosofia professionale, lavoro sì, certo, ma con ritmi diversi e il mare davanti agli occhi. In una parola: workation. Un mix perfetto di lavoro - work - e vacanza - vacation. Cioè produrre, partecipare, creare e guadagnare ma con la possibilità di rimanere collegato da una località bella e rilassante. E per gli imprenditori turistici si apre così un inedito mercato.

I risultati di una ricerca condotta dalla società Jfc, tourism & management, raccontano un lato positivo e intrigante della Fase 3, ovvero come sfruttare con vantaggio l'uscita da un incubo e riconciliarsi con se stessi e col mondo. "L'esplosione dello smart working in Italia è decisamente recente e, spesso, anche confuso con l'home working. Lo smart working - spiega Massimo Feruzzi, amministratore unico della Jfc - si configura come un nuovo approccio nella modalità di rapporto tra il dipendente e l'azienda (pubblica o privata) e nell'utilizzo di tecnologie collaborative e digitali che favoriscono lo svolgimento dell'attività fuori dal classico ufficio, quindi senza la presenza fisica. Nulla a che vedere con la giornata dei dipendenti che lavorano da casa, né con i liberi professionisti o i collaboratori che svolgono così la loro normale attività".

Quando si parla di smartworker si parla insomma di dipendenti pubblici e privati che hanno cambiato - o lo stanno facendo - il loro approccio al mondo del lavoro. In sostanza, il loro motto è "ora cambio vita". Si inaugura quindi per le destinazioni turistiche e gli imprenditori dei servizi, soprattutto quelli degli affitti, una nuova potenziale domanda fatta di clienti che diventano i nuovi villeggianti e che hanno, di base, una sola primaria esigenza: un servizio di connessione internet di alta qualità.

"Considerando che attualmente gli smartworker sono circa 1 milione 800mila, e che la quasi totalità di loro rientrerà fisicamente sul posto di lavoro solo a partire da settembre", sottolinea Feruzzi, "si prevede che ben il 23,6% di questi lavorerà da remoto scegliendo però di soggiornare in una località turistica. In sostanza, saranno circa 424.800 gli smartworker che si sposteranno da casa, nella quasi totalità dei casi con famiglia al seguito, per soggiornare in media 42 giorni nella località turistica prescelta. Questo fenomeno genererà, quest'estate, un valore economico imponente, pari a 1 miliardo 249 milioni di euro".

Tutte queste persone (il nucleo familiare medio è di 3,2 componenti) soggiorneranno nel 92,3% dei casi in appartamenti e case in affitto o in seconde case di proprietà o messe a loro disposizione da amici o familiari. Pochi coloro che trascorreranno questo lungo periodo di smart working in strutture ricettive, e questi lo faranno in bungalow o in campeggi e villaggi turistici.

Ma quali sono i motivi alla base della scelta? La prima è sicuramente data dalla convinzione che così "il lavoro diventa più rilassante" (34,9% del campione), mentre per il 25,7% "lavorare da casa significa lavorare meglio". Il 18,6% di chi ha partecipato alla ricerca afferma che lo smart working è associato alla possibilità di "andare in luoghi di vacanza e lavorare dal luogo di soggiorno", mentre coloro che rimandano la scelta a livello aziendale è rappresentato rispettivamente dal 10,4% di chi afferma che "è una possibilità fornita dall'azienda" e dal 6,8% che dichiara di fare smart working in quanto "è stato obbligato dall'azienda".

Interessante è comprendere da dove gli smartworker preferiscano lavorare. "Dallo studio - spiega ancora Feruzzi - emerge che la quota maggiore di coloro che faranno smart working da una località di vacanza sceglieranno una località balneare (43%), ma molti sono anche coloro che, invece, prediligeranno una località di montagna (31,1%). A seguire, una quota pari al 9,1% dei rispondenti sceglierà una località culturale e/o città d'arte, mentre è pari al 7,9% il campione di coloro che opteranno per una località di collina/appennino o campagna. Infine, vi è una quota minore di smartworker italiani che si sposteranno in località termali e del benessere (il 5,3% dei rispondenti) o nelle località sui laghi (3,2%)".

Tra le regioni preferite la Sardegna è al secondo posto (la prima è la Puglia), seguono la Sicilia, la Calabria e la Toscana. Mentre tra i monti vince il Trentino Alto Adige, seguito da Valle d'Aosta, Abruzzo, Veneto e Lombardia.

Tra le destinazioni specifiche al top c'è Villasimius, e tra le prime dieci si trova anche Orosei. "Il primo elemento che emerge da questa fase di rilevazione è la quasi totale assenza delle top destination, siano esse di mare o di montagna", aggiunge Feruzzi. "Solo poche destinazioni leader sul mercato turistico entrano del ranking delle top ten. Emerge infatti come gli smartworker prediligano località non troppo esclusive. In sostanza, luoghi belli, ma lontano dalla pazza folla e dalla movida".
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