Due settimane dopo il referendum in Crimea del 17 marzo 2014 si verifica il più clamoroso guasto a un’infrastruttura satellitare mai avvenuto nella storia, ai danni delle forze armate russe. Alle 10,30 della sera moscovita del primo aprile in una manciata di minuti i 24 satelliti della costellazione Glonass (il Gps russo) vanno contemporaneamente fuori uso: 13 lunghissime ore durante le quali le navi militari russe, gli aerei e quindi anche i sistemi di controllo dei missili sono senza sistema di navigazione. Non è mai successo. Passano 15 guorni e di nuovo otto satelliti Glonass vanno fuori uso per mezz’ora. Trattandosi di un terzo della costellazione gli esperti sostengono che i rimanenti potrebbero aver inviato dati non accurati, mettendo quindi di nuovo in tilt l’intero sistema di navigazione e i suoi utenti (le forze armate russe).

Episodio poco conosciuto quanto misterioso, è uno dei passaggi più interessanti di “Operazione satellite”, il libro che Frediano Finucci, capo della redazione economia ed esteri del Tg la 7, ha di recente pubblicato per Paesi edizioni.

Un volume di 128 pagine che, con parole accessibili a tutti, pur nel rigore scientifico, ricostruisce le schermaglie tra America, Russia e Cina a centinaia di chilometri dalla Terra. Prendendo le mosse dall’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, l’autore spiega come in realtà quel conflitto non avviene solo con soldati, navi e droni. Fin dall’occupazione della Crimea, diciotto anni prima, si è combattuta una guerra sconosciuta ai più con reciproci attacchi ai satelliti civili e militari da parte di Mosca e Washington.

Quella di Finucci è un’inchiesta rigorosa che si basa su documenti inediti, interviste e fonti esclusive attraverso le quali il giornalista-scrittore fa capire come tecnologie fino a pochissimo tempo fa riservate solo ai governi e alle forze armate siano nella disponibilità di tutti con risvolti economici, sociali e e geopolitici finora impensabili. Basti pensare al contributo di Elon Musk, il controverso imprenditore americano proprietario di Tesla, Twitter (ora X) e Space X che, a quattro giorni dall’invasione russa, restituisce la capacità di comunicare all’Ucraina, le cui forze armate si trovano improvvisamente cieche e sorde dal punto di vista delle comunicazioni elettroniche,  a causa di un attacco informatico alle infrastrutture. E lo fa attraverso Starlink, una costellazione di migliaia di piccoli satelliti che consente di creare una connessione internet in assenza di infrastrutture terrestri. Space X recapita in Ucraina terminali e parabole per la ricezione e l’invio di segnali internet in coordinamento con l’agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo: si tratta una partnership pubblico-privata che consente un primo invio di 5.000 terminali Starlink nelle zone di guerra.

E’ la prima volta nella storia che un soggetto privato mette a disposizione di un belligerante una sofisticata tecnologia civile capace di contribuire in maniera decisiva alla resistenza a un’invasione militare. Un precedente, sottolinea Finucci, che certo non è passato inosservato a Mosca così come in altri Paesi non democratici.

Ma nel libro-inchiesta c’è spazio anche per il racconto dei cosiddetti stalker, satelliti fantasma in passato mandati in orbita dalla Russia per intercettare e disturbare le comunicazioni dei satelliti occidentali, con la conseguente attività di americani ed europei per individuare queste minacce e adottare le contromisure.

In questo quadro si inserisce la vicenda, che nel gennaio di quest’anno ha occupato per giorni le prime pagine dei giornali, dei palloni aerostatici cinesi sui cieli americani.

E non è ancora tutto: i satelliti non servono (più) soltanto ai governi e alle forze armate, ma consentono anche ai comuni cittadini di osservare quello che succede in ogni parte del globo. Attualmente esistono una trentina di società private che rendono disponibili i dati satellitari sotto forma di fotografie e informazioni. Così, il 9 marzo 2014, quando un boeing 777 della Malaysia Airlines partito da Kuala Lampur e diretto a Pechino scompare dai radar con 227 passeggeri e dieci membri dell’equipaggio, una società americana piazza due satelliti nella zona dove si riteneva si fosse inabissato il velivolo e circa otto milioni di persone sparse per il mondo attraverso quelle immagini conducono una gigantesca caccia al tesoro.

Ecco perché Finucci dice che con l’avvento delle tecnologie satellitari il pianeta è diventato una sorta di Panopticon dove ogni uomo ha una visione totale di tutto ciò che lo circonda. Si pone allora un problema di privacy degli individui da un lato, di disuguaglianza tra Stati dall’altro. Cosa succederà? Una cosa è certa, dice l’autore: bisogna tenere costantemente d’occhio il cielo, dove stazionano migliaia di potenti aggeggi elettronici che influenzano la nostra vita più di quanto immaginiamo, spesso senza sapere neppure chi li manovri.

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