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Un argomento molto popolare quello delle intolleranze alimentari ma occorre fare attenzione ai test e sapersi orientare fra quelli convenzionali e quelli che invece non hanno alcuna valenza scientifica. Il gastroenterologo Paolo Usai Satta, dirigente dell’ospedale Brotzu di Cagliari e segretario nazionale dell’Associazione italiana gastroenterologi ospedalieri, spiega che quella più comune è la celiachia, che colpisce il sistema immunitario provocando danni all’intestino con difficoltà nell’assorbimento degli elementi nutrizionali. Poi  c’è la sensibilità al glutine, con i sintomi più variegati. Può dare gonfiore e dolori addominali. Le intolleranze riguardano singoli alimenti come lattosio, fruttosio e sorbitolo contenuti negli alimenti più comuni.

Come orientarsi nei test

Ci sono quelli convenzionali e tanti altri non convenzionali. “Nel caso della celiachia esistono test potenti ed efficaci sugli anticorpi” spiega il dottor Usai Satta. “La conferma avviene attraverso il prelievo di un pezzetto di intestino. Poi il test genetico HLA: per essere celiaci occorre avere questa particolare predisposizione genetica e chi non l’ha è improbabile che lo sia. Questo test va utilizzato non per fare diagnostica. Per l’intolleranza al glutine non celiaca non esiste un test, la diagnosi è legata a ciò che racconta il paziente. Il test sugli zuccheri e il lattosio si chiama breath test, molto semplice ed efficace e non invasivo legato al respiro: dopo aver somministrato una quantità nota di questo zucchero  si valuta attraverso il respiro la quantità di metaboliti prodotti che possono essere misurati per avere il quadro preciso. Esiste, inoltre, il test genetico sul lattosio che valuta la capacità di questo enzima che consente di digerire il lattosio. Geneticamente ci permette di capire se fin dalla adolescenza abbiamo il difetto di perdere questo enzima. Ecco, questi sono test convenzionali, cioè riconosciuti e validati, sottoposti a prova che scientificamente confermano le intolleranze”.

Paolo Usai Satta. Foto concessa
Paolo Usai Satta. Foto concessa
Paolo Usai Satta. Foto concessa

Test non convenzionali

Esistono poi altri test. “Occorre fare una premessa. Molti pazienti hanno aspettative di avere intolleranza alimentare che spesso non è giustificata nella realtà, alla luce di dati tutto sommato contenuti. Questa aspettativa ha indotto molte aziende a produrre una serie di test non convenzionali, cioè non riconosciuti scientificamente”. Il dottor Usai Satta cita anche alcuni esempi: “Il test citotossico che attraverso il prelievo di sangue da un polpastrello rivela la intolleranza. Esistono, poi, anche suggestivi come l’iridologia: attraverso l’analisi e lo studio dell’iride si può arrivare ad associare patologie. È molto interessante ma da studiare dal punto di vista storico, perché è una tecnica molto antica che però non ha alcuna valenza scientifica e provata. Per finire poi col test del capello e altri test genetici non accreditati.

Il decalogo

 La posizione della associazione è molto chiara e per aiutare i pazienti a orientarsi nel 2018 è stato prodotto un documento. Le società scientifiche hanno avuto l’esigenza di fare chiarezza di fronte a un’offerta variegata di test per i pazienti, test che comportano anche un grosso costo. Il documento è una sorta di decalogo, l’invito a leggerlo è per quanti avessero questo tipo di disturbi. A breve sarà certamente rinnovato perché parliamo di uno scenario in continuo movimento. L’approccio clinico va affidato a specialisti e alcuni sintomi non sono certamente legati d intolleranze alimentari, per esempio gli obesi non possono certo essere intolleranti ad alcuni alimenti. Nel documento c’è, inoltre, l’elenco dei testi non validati scientificamente. Un decalogo, in altre parole, per difendere la verità scientifica e anche per scongiurare le conseguenze nello scoprire una intolleranza che in realtà non esiste: spesso infatti può comportare conseguenze gravi perché i pazienti eliminano alimenti importanti e ciò può essere pericoloso. Quindi è importante evitare rischi dal punto di vista nutrizionale”.

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