Cinquecento caratteri, la possibilità di utilizzare i messaggi vocali, quella di condividere immagini, video, link, gif. Una specie di X formato large con lo sguardo verso il Fediverso, la dimensione social del futuro con tutti i network in grado di dialogare tra di loro. Al momento, però, non c’è nessuna novità rivoluzionaria, giusto l’aspirazione di fare concorrenza proprio all’ex Twitter di Elon Musk. A pochi giorni dal battesimo europeo Threads sta già facendo registrare numeri record. Il social con la chiocciolina ribaltata è l’ultima proposta messa in campo da Meta, il colosso digitale guidato da Mark Zuckerberg accanto a Instagram, Facebook e WhatsApp.

Cinque mesi di ritardo

Negli Stati Uniti e nel resto del mondo Threads, letteralmente “discussioni”, è entrato in scena a luglio, mentre per bussare alle porte dell’Unione europea ha avuto bisogno di un “adeguamento normativo”, con una regolamentazione specifica legata alla privacy e alle regole stringenti disegnate da Bruxelles sul fronte della tutela dei dati digitali: «Dopo un approfondito dialogo con le autorità europee», fanno sapere da Meta, «abbiamo presentato un prodotto conforme alla legislazione vigente». Threads viaggia a filo doppio con Instagram, nel senso che si possono associare i profili, ma nell’Ue (proprio per rispettare le direttive sulla privacy) c’è anche la possibilità di utilizzare le “discussioni” anche senza la registrazione di un profilo ufficiale. In questo modo si ha l’opportunità di seguire dall’esterno l’attività del social ma non c’è la possibilità di pubblicare contenuti o partecipare a dialoghi o dibattiti.

Come funziona

Assomiglia molto a Twitter prima della trasformazione in X: gli utenti di Threads possono condividere messaggi di testo fino a 500 caratteri (contro i 280 di X) e poi foto, video, vocali, link di siti esterni. Insomma tutto quello che è già previsto dagli altri social più anziani. Una novità in grado di ampliare la già vastissima platea mondiale è la possibilità di cambiare gratuitamente un messaggio condiviso nei primi cinque minuti dalla pubblicazione: questa mossa è una risposta diretta a X, che offre la stessa opzione ma solo a pagamento.

Viaggio verso il Fediverso

Si parte dal significato: arriva dall’inglese Fediverse, con la cosiddetta “parola macedonia” nata dalla fusione di federated e universe. Un progetto che vede server federati dialogare nell’universo del web. Praticamente una dimensione transdigitale che consentirà di mettere in contatto tra di loro social con forme e piattaforme differenti. Threads - è qui la vera novità - viaggia su questa strada: ha già gli strumenti per arrivare al sistema di dialogo aperto a 360 gradi, anche per rispettare il Digital Markets Act europeo, che impone la liberazione dagli steccati delle singole piattaforme: l’obiettivo è arrivare alla dimensione in cui un utente di Threads possa interagire con chi, per esempio, è registrato solo su Facebook. Ma il progetto più ambizioso è quello di portare le “discussioni” verso piattaforme lontane dall’universo Meta, su tutte X e TikTok. 

Il lancio del nuovo social

Threads a luglio, in pochi giorni ha raccolto 100 milioni di utenti in tutto il mondo, ma l’interesse negli Stati Uniti non è cresciuto più di tanto nei mesi successivi. L’assalto frontale a X per ora non ha portato risultati dirompenti. «La piattaforma sta facendo fatica a mantenere vivo l’interesse degli utenti», scrivono gli esperti di marketing digitale, «anche se è ancora presto per fare un bilancio preciso e definitivo». Ora si attende la risposta del popolo web dell’Unione europea: «Siamo felici di dare  l'opportunità di seguire e prendere parte alle conversazioni a un numero ancora maggiore di persone», sottolinea Meta. «Dal lancio dell’estate scorsa abbiamo apportato notevoli miglioramenti a Threads, offrendo molte più possibilità di interazione». Il colosso di Zuckerberg si coccola l’ultima creatura social: «È entusiasmante vedere sempre più persone utilizzare Threads. Continueremo ad ascoltare i feedback della community per migliorare ulteriormente le potenzialità dell’app».

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